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29 Gen 2018
TRIESTE - «IL TRAFFICO dell’ortofrutta porterà valore aggiunto al porto di Trieste», spiega Zeno D’Agostino, presidente di Assoporti e dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico orientale. «Vogliamo - afferma D’Agostino - portare maggiore valore aggiunto e alcuni operatori del porto si stanno impegnando in questo senso. Oggi c’è una domanda di magazzini a temperatura controllata, in questa zona e dappertutto. Quello nell’attività logistica e portuale della temperatura controllata è uno degli investimenti più sicuri che si possono fare in questo momento. Si lega allo sviluppo che stiamo dando all’integrazione con il mondo industriale, ad esempio nei punti franchi. Nel caso specifico stiamo parlando di settori industriali tipici del made in italy, è un elemento in più quando si parla di prodotti a temperatura controllata e deperibili». Trieste punta a valorizzare il suo bacino d’utenza, che non è soltanto italiano, ma proiettato verso l’Europa. «Questo tipo di sviluppo oggi non si applica soltanto al porto, ma a tutti gli ambiti logistici che sempre più si integrano con la realtà portuale, come il terminal Fernetti o le aree ex-Wartsila. In queste aree stiamo cercando di capire qual spazio può avere il food, i prodotti deperibili e l’immobiliare legato alla temperatura controllata. È una delle cose che metteremo in campo durante il 2018».
La promozione del made in Italy agroalimentare è un punto che D’Agostino sottolinea non soltanto in chiave triestina, ma anche come proposta per il rilancio dell’attività di alcuni scali italiani che oggi faticano, come ad esempio quelli meridionali finora dedicati al transhipment. «E’ una vocazione - spiega - che potrebbero sviluppare anche alcuni porti del Sud. Da presidente nazionale di Assoporti, penso che il Sud possa avere questa vocazione, è una questione da approfondire. L’area del Mediterraneo comincia a dare segni di vitalità economica e produttiva e anche nei trasporti. Credo che ci siano occasioni che il Sud possa cogliere più interessanti che non il progetto cinese di nuova Via della seta. Il suo sistema produttivo ha un vantaggio competitivo non irrilevante in questo senso».
Tornando alla realtà di Trieste, l’Authority, come soggetto deputato allo sviluppo, sta portando avanti con gli operatori ragionamenti immobiliari sia in porto sia fuori, per immobili che devono avere caratteristiche avanzate da un punto di vista tecnologico. Da due anni l’operatore triestino Enrico Samer ha acquisito il terminal frutta del porto ed è diventato un interlocutore importante dell’Authority nel settore della temperatura controllata. Il gruppo Samer era già presente da molti anni in questo settore con la società Frigomar, che gestisce magazzini frigoriferi all’esterno del porto per merci come le nocciole provenienti dalla Turchia che vengono utilizzate per produrre Nutella. Un’altra nostra partecipata - racconta Enrico Samer - è la Samer seaports and terminals, che gestisce il terminal delle Autostrade del mare per la Turchia. Attraverso questa società abbiamo acquisito il terminal frutta Tft. Siamo diventati gestori di ulteriore traffico reefer su Trieste come le patate dall’Egitto». Samer ha investito dodici milioni di euro per organizzare al meglio il terminal frutta. Obiettivo: convogliare i camion dalla Turchia, che oggi scelgono in gran parte le strade dei Balcani rispetto alla tratta marina. Nel 2017 sono stati movimentate 70 mila tonnellate di prodotti refrigerati, di cui 45 mila di patate. In futuro, grazie al socio del terminal, la società turca Un Ro-ro, si conta di sviluppare ancora i traffici.
Oggi Samer gestisce un traffico di circa mille camion dalla Turchia, ma c’è un potenziale di 30 mila camion all’anno che scelgono la strada attraverso i Balcani e che potrebbero essere convinti a scegliere la via marittima. «Oggi i traffici sono soprattutto stagionali: quello delle patate dura 5 mesi, i peperoni da Israele 2 mesi. Con la Turchia potremmo generare un traffico continuo lungo i 12 mesi». Il terminal punta anche sui container e per questo si è dotato di 40 prese per i reefer, che si aggiungono a 18 mila metri quadrati di frigoriferi e 22 mila di magazzini convenzionali. Anche questi ultimi, in futuro, potrebbero essere convertiti per la merce deperibile. Come attirare i camion? «Questione di qualità dei servizi e velocità nello sbrigare le pratiche. Un passaggio fondamentale sarà la creazione dello sportello unico dei controlli previsto dalla riforma portuale».
Fonte: THE MEDI TELEGRAPH