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04 Nov 2016

La Settimana Confederale

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A cura del Presidente Paolo Uggè.

 

SITUAZIONE GENERALE


Settimana nella quale non è avvenuto nulla di evidente a livello di incontri con i Ministeri. Così non è stato per noi che abbiamo avuto un fine settimana piuttosto intenso a seguito della tragedia, che ha visto un uomo morire e quattro restare feriti sulla Superstrada che collega Milano con Lecco a seguito del crollo di un cavalcavia.


Sulla questione siamo dovuti intervenire immediatamente in quanto i primi commenti erano tutti tesi alla colpevolizzazione dell’impresa di autotrasporto. Anche noi avremmo potuto sostenere che il cantoniere in grado di intervenire in queste situazioni avrebbe dovuto impedire l’accesso ai mezzi pesanti. Ma il gioco di scaricare le colpe sui più deboli non ci è mai appartenuto. Anche in questi casi vi sono procedure che vanno seguite e valutazioni da compiere.


Noi abbiamo innanzitutto voluto difendere l’attività di una impresa che stava operando nel rispetto della legge e che era in possesso delle previste autorizzazioni.


Quando si verificano tragedie purtroppo gli avvoltoi volano in cerca di prede ed anche in questa occasione si è registrato qualche intervento fuori luogo e miserevole. La nostra federazione si è sempre mossa per cercare di tutelare gli interessi di tutti gli imprenditori che rappresenta, a differenza di chi tutela come una agenzia i propri clienti. Per noi, e lo abbiamo dimostrato più volte, alla base di tutto esiste una esigenza che non è disponibile:  coniugare la sicurezza con le esigenze economiche degli operatori.


Molto spesso le dichiarazioni che vengono riprese dalla stampa risentono delle interpretazioni date o da ciò che recepiscono su materie tecnicamente complesse i redattori degli articoli. Spesso anche noi le leggiamo dopo l’avvenuta pubblicazione. Siamo però da tempo abituati ad assumerci le responsabilità di quanto affermiamo e quindi anche questa volta pubblichiamo per intero la precisazioni rilasciate e trasmesse agli organi di stampa. Altre affermazioni non sono riconosciute.


In sintesi la nostra posizione si riassume così. L’impresa ha operato nel rispetto delle regole contenute nelle disposizioni dell’autorizzazione. Quindi nessuna responsabilità su quanto avvenuto.


Le normative in atto consentono di effettuare trasporti con veicoli eccezionali aventi pieno carico di 108 tonnellate. Così è stato anche venerdì su quel cavalcavia.


Riteniamo questa una possibilità introdotta da normative sbagliate che generano forme di concorrenza tra gli operatori, aumentano il numero dei veicoli eccezionali e rischiano di danneggiare la tenuta delle stesse infrastrutture. In sostanza viene meno la definizione di trasporto “eccezionale” che diventa “normale”. Si può convenire, o meno, ma la nostra posizione è sempre stata questa.


A sostegno di questa nostra linea vi è un documento tecnico elaborato nel 2009 e la recente posizione espressa da Federauto che in un suo comunicato dichiarato “che la normativa vigente non garantisce una reale sicurezza nei trasporti eccezionali e ribadisce che il loro intento è di rivedere urgentemente le norme per il trasporto eccezionale” non è che una ulteriore conferma.


Onde smentire anche certe affermazioni idiote di chi non capisce e lancia ipotesi inesistenti circa il vero e reale significato della nostra azione, invitiamo a leggere i lavori parlamentari della Commissione lavori pubblici del Senato nel corso della quale la Conftrasporto/Confcommercio avanzò una proposta che era in linea con l’esigenza di rendere chiara la norma sulle condizioni che debbono esistere per rendere un trasporto eccezionale. Ovviamente la proposta non è stata accolta.


In queste ultime ore ci giunge notizia di comunicazioni diffuse nei confronti degli amministratori locali inducendoli ad emanare divieti di circolazione laddove esistano ponti o sovrappassi. La domanda che ci si deve porre è se fino ad oggi gli amministratori abbiano tenuto aperto tali infrastrutture senza verificarne lo stato di sicurezza. Se le ragioni di eventuali divieti sono per effettuare verifiche avrebbe anche un senso ma i divieti generalizzati no! Anche perché sarebbe interessante allora conoscere quante verifiche siano state effettuate per assicurarsi che le opere fossero sicure. Qualcuno sembra intenzionato a sollevare l’ipotesi di attentato alla sicurezza stradale da parte dei singoli amministratori.


Ecco di seguito la dichiarazione da me rilasciata.


Un cavalcavia crolla sotto il peso di un tir un fatto casuale?
Ho letto con grande attenzione gli articoli pubblicati a commento del crollo di un cavalcavia in provincia di Lecco. Il giornale “La Provincia di Como addirittura ha chiesto con forza:  “ora diteci chi è il colpevole”.
Occorre subito affermare che le responsabilità salgono molto in alto e coinvolgono interessi di imprenditori e la superficialità di alcuni uomini politici. Certamente si cercherà di scaricare le responsabilità su funzionari locali ma il vero problema e la vera domanda che i media dovrebbero porsi è sul numero dei manufatti che potrebbero trovarsi nelle medesime condizioni, visto l’elevato numero di automezzi con portata fino a 108 ton. in circolazione.
Innanzitutto i trasportatori per effettuare tali viaggi debbono richiedere una autorizzazione ai competenti uffici che la rilasciano indicando i percorsi autorizzati. Quindi nella fattispecie non esiste responsabilità del conducente dell’automezzo pesante.
Le procedure per la chiusura di tratti stradali è chiaramente indicata dalle norme vigenti; ed a quanto ad ora noto le procedure sembrano essere state rispettate (La magistratura appurerà i fatti). Forse l’unico intervento possibile era di vietare la circolazione sul viadotto da parte del cantoniere per gli automezzi pesanti, fino a quando non fossero state accertate le condizioni di stabilità. Anche in questo caso occorre in modo approfondito verificarne la reale possibilità di limitare la circolazione in relazione alle norme vigenti.
Allora le responsabilità sono di nessuno? La risposta è no! La domanda da porsi è come sia possibile che sulle nostre strade possano circolare un così elevato numero di automezzi eccezionali aventi portata fino a  a 108 tonnellate. Forse è per consentire il trasporto di più merce (coils in particolare) e quindi anziché pagare tre viaggi pagarne uno solo, che la committenza impone l’uso di automezzi eccezionali con portata fino a 108 tonnellate? Ma non dovrebbe essere la sicurezza a prevalere?
Qualcuno si è domandato quale impatto avrebbe potuto avere sui manufatti la cui ricostruzione risale a diversi anni fa? Ed ancora ci si è chiesto quale deterioramento si sarebbe potuto determinare sul manto stradale il passaggio di tanti automezzi a 108 tonnellate? Ovviamente i costi della manutenzione sono a carico degli enti proprietari delle strade e conseguentemente scaricati sui cittadini. Ma anche in termini di sicurezza stradale gli avvallamenti che si determinano sul manto stradale non sono certo favorevoli alla circolazione per gli utenti della strada e quindi impattano anch’essi sulla sicurezza.
Eppure il 6 settembre 2005 con circolare n° 189 gli uffici competenti del ministero delle Infrastrutture si occuparono della questione (in quel periodo chi scrive ricopriva l’incarico di sottosegretario al ministero) ed emanarono una circolare che dettava disposizioni strettamente in linea con le norme del codice della strada in materia di trasporti eccezionali. Al tempo se ne occupò anche la Commissione trasporti della Camera, ma senza alcun risultato (ecco perché venne emanata una circolare esplicativa).
Del caso fu investito il Tar del Lazio che riscontrò gli elementi per concedere una sospensiva ad un atto con il quale si negava, proprio in attuazione della circolare n° 189, l’ autorizzazione ad effettuare un trasporto eccezionale senza che ve ne fossero le condizioni previste dal codice della strada e ribadite con la circolare. Il Tar del Lazio tuttavia, nonostante i solleciti (articoli ripresi dal blog del Tgcom Stradafacendo ed articoli su riviste specializzate nel settore dei trasporti) non entrò mai nel merito. Questo produsse l’esplosione delle richieste dell’utilizzo di automezzi eccezionali. Il risultato concreto fu  la significativa riduzione del costo del trasporto e le conseguenze invece si sono scaricate sulle strade, sui cittadini e sui manufatti.
In tempi successivi, per evitare che qualcuno intervenisse nuovamente su una questione mai definita, una nuova disposizione regolamentare venne emanata che rendeva regolare ( meglio sarebbe dire “normale”) il trasporto eccezionale. La ratio di chi aveva redatto inizialmente la norma del codice della strada sta però tutta nella definizione “eccezionale”, lo dovrebbe comprendere anche uno scolaro delle elementari che il termine “eccezionale” non significa “di consueto”. 
L’auspicio è, perché altri casi simili non abbiano a ripetersi. Dalla drammatica vicenda, che si sarebbe potuta trasformare  in tragedia numericamente maggiore (ma quando un essere umano perde la vita è sempre una tragedia),  un fatto comunque è inequivocabile. Per questioni economiche (qualcuno ci ha guadagnato) si è messo a repentaglio la sicurezza della circolazione stradale e di cittadini che dovrebbe essere un valore sempre e comunque indisponibile.
Paolo Uggè già sottosegretario di Stato al ministero delle Infrastrutture e trasporti”

A chiusura di questa vicenda informo che è stata avanzata urgente richiesta di convocazione al Ministero affinchè si faccia chiarezza ma si eviti anche di emanare misure generalizzate a danno della categoria.


CLASS ACTION SU CASE COSTRUTTRICI


Ne abbiamo parlato già due volte su questo aspetto delicato ed importante sostenendo che erano in corso approfondimenti sulla realizzabilità dell’iniziativa. Nel corso della presidenza di venerdì 11 p.v. avremo occasione di parlarne per approfondire alcuni aspetti e fornire aggiornamenti. Come detto più volte non è nostra abitudine utilizzare iniziative così delicate per farne oggetto di promozione associativa.


SUL CORSERA DEL 2 NOVEMBRE ON LINE SI COMMENTA IL DECRETO SUGLI INCENTIVI AGLI ARMATORI


“Senza  lavoratori extra Ue gli armatori non sono competitivi” questo il senso della dichiarazione, che è apparsa sul Corsera on line. Il presidente di Confitarma/Confindustria  Grimaldi ha sostenuto la propria legittima contrarietà, a nome degli armatori aderenti alla confederazione, del decreto, sostenendo che con quella disposizione gli armatori perderebbero competitività. Nell’articolo si ammette anche che con l’applicazione del contratto di lavoro, definito “no domus”, le compagnie assumono personale a costi più inferiori. Di diverso parere l’armatore Onorato che ritiene sia necessario tutelare i posti di lavoro in Italia. Nell’articolo viene riportata anche una notizia, che se reale, sarebbe da approfondire, secondo la quale nel contratto “no domus” una quota a carico del datore di lavoro (l’armatore) finirebbe nelle casse delle confederazioni sindacali. Noi non entriamo nel merito, come già fatto nel passato. 


Conftrasporto, sostiene, anche per il settore stradale e ferroviario, sia necessario evitare delle azioni di dumping sociale e per questo ha in essere diverse iniziative. Una di queste è stata di chiedere al Governo che le risorse messe a disposizioni dell’armamento per incentivare le Autostrade del mare siano in modo certo destinate a favorire l’incremento dei livelli di occupazione comunitari. Confindustria, così si legge nell’articolo, non ci sta. Una opinione come un’altra che tuttavia non ci convince, pur rispettando chi non la pensa come noi. 


ATTIVITÀ FEDERATIVE


In settimana oltre alla riunione ristretta dell’Albo abbiamo lavorato per predisporre gli incontri che da lunedì a mercoledì avremo a Bruxelles presso la sede Confcommercio e che prevedono diversi momenti di confronto con le autorità comunitarie.


Alla prossima.


Paolo Uggè 

 

 

Fonte: CONFTRASPORTO

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