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18 Ott 2022
Si è tenuta sabato 15 ottobre alla fiera Fusa EXPO di Brescia la presentazione della nuova associazione ETA - Ethical Transport Approach, dedicata alla riqualificazione professionale degli autisti nei trasporti su gomma.
Il settore soffre di una grave carenza di organico perché guidare un camion non è ritenuto un lavoro attrattivo e questo dipende da diversi fattori: sussistono dei cliché sociali che non corrispondono più alla realtà di un’attività che richiede notevoli competenze tecnologiche e in tema di sicurezza, oltre a soft skill necessari per sostenere il livello di stress da gestire giorno e notte; inoltre, nella maggior parte delle aziende di trasporto commerciale, effettivamente la figura dell’autista non ha ancora il giusto riconoscimento. Una scarsa considerazione che si sostanzia pure in una non sempre puntuale formazione e negli stipendi non adeguati.
Occorre adottare un nuovo standard di gestione degli autisti, che preveda più rispetto, più formazione, un nuovo approccio etico, ed ETA propone un preciso Decalogo.
L'associazione Ethical Transport Approach nasce a Brescia, nel cuore industriale del Paese, per iniziativa di Emanuela Carpella e Giuseppe Lacorte, alla guida di due aziende di trasporti e rispettivamente presidente e vicepresidente ETA.
Nel corso dell’incontro, hanno spiegato “come è nata l’idea, ragioni e finalità del progetto e dell’associazione”, e hanno ribadito: “Riteniamo che questo percorso sia un imprescindibile punto di partenza per rilanciare un comparto strategico della nostra economia”.
Il dott. Antonio Colaianni – Project Development Manager ETA, intervenendo sul tema “Il programma, le attività, il metodo e gli obiettivi di ETA”, ha spiegato come l’associazione intende portare la sostenibilità sociale nei trasporti, con azioni mirate a riqualificare la figura dell’autista, per migliorare la qualità del suo lavoro, la sua salute e la sicurezza stradale.
Il dott. Ettore Pomarici, Formatore CQC, già Generale dell’Esercito e medico, ha sottolineato le carenze normative: “Superato l’esame per avere la qualifica di conducente, l’autista dovrebbe seguire corsi di aggiornamento ogni 5 anni ma non essendo previsto un test finale, l’impegno viene eluso o vissuto come ‘un fastidioso obbligo’ burocratico. Manca negli autisti stessi la consapevolezza dei propri diritti, non si parla di accordi collettivi per stabilire le regole della loro attività, non c’è interesse a conoscere l’esposizione ai rischi professionali per la salute. L’impressione è che manchi un’identità professionale. Gli autisti si adattano a situazioni non ben definite tra datore di lavoro e committenti. Appaiono a volte bravi improvvisatori…per sopravvivere”.
“Il cambio di rotta nella logistica, promosso da ETA, è nell’interesse di tutto il tessuto produttivo italiano - ha evidenziato il Prof. Avv. Agostino Crosti, professore a contratto al Politecnico di Milano in ‘Diritto penale ed Etica dell’ingegnere industriale’ – perché la centralità della persona, oltre ad essere uno dei principali valori della nostra Costituzione, è uno dei fondamenti del Made in Italy, che deve essere salvaguardato proprio con azioni imprenditoriali human oriented”. “Il Made in Italy – ha detto – poggia non tanto sugli aspetti tecnologici, quanto sull’apporto dell’essere umano nei processi produttivi; l’elevata qualità delle nostre produzioni, ancora riconosciuta a livello internazionale, discende infatti dalle competenze e dalla flessibilità del personale occupato nella nostra industria che, pur potendo contare, in molti casi, su strumenti di lavoro tecnologicamente meno avanzati rispetto ai competitor esteri, riesce ad ottenere risultati qualitativamente migliori. Un patrimonio inestimabile che va difeso con decisione e lungimiranza. Se non si attraggono più giovani disposti a lavorare, con passione e dedizione, nel comparto degli autotrasporti come in quello industriale, il rischio concreto è che il Made in Italy si dissolva, per carenza del suo fattore di successo: l’essere umano. ETA con ‘Il decalogo’ lancia quindi una sfida decisiva, contribuendo a rifondare, in senso umanistico, non solo il trasporto su gomma, ma gli assetti dell’industria e della società del domani”.
Sintesi delle relazioni
Antonio Colaianni, Project Development Manager ETA
“Il programma, le attività, il metodo e gli obiettivi di ETA”
Il programma
ETA intende contribuire allo sviluppo della sostenibilità sociale del settore trasporti, con azioni mirate a riqualificare la figura dell’autista, della qualità del suo lavoro, della salute e della sicurezza stradale.
I requisiti di ETA sono di carattere generale e possono essere applicati a tutte le organizzazioni del settore.
Il programma ETA richiede l’attuazione di dieci azioni che l’imprenditore deve intraprendere per permettergli una maggior attenzione verso la sua organizzazione ed il personale viaggiante in particolare:
1) accettando un codice etico ed ambientale, più inclusivo dei propri dipendenti, in particolare degli autisti, che li coinvolga nei diversi processi decisionali, tenendo sotto controllo i fattori di rischio principali
2) accrescere nel settore dell’autotrasporto la sicurezza e conformità legislativa delle proprie attività aumentando la capacità di gestione tecnica e professionale;
3) contribuire alla adozione di modelli di gestione per la gestione aziendale, per evitare effetti distorsivi di natura organizzativa interna e/o di origine esterna.
Le attività
L’associazione ETA intende:
Il metodo
ETA è impegnata in una corretta divulgazione del Codice Etico anche grazie a iniziative di formazione e informazione finalizzate alla condivisione dei contenuti e a creare consapevolezza sui principi e le regole di condotta per l’attività quotidiana e sulle modalità di attuazione.
Crediamo che l’etica non dovrebbe essere considerata come un argomento distinto, le aziende dovrebbero sforzarsi di integrarla in ogni aspetto della loro cultura, sia formale che informale e ciò non significa solo dire ai dipendenti cosa non fare.
Dare ai propri dipendenti la possibilità di sentirsi più importanti e professionali, sia all’interno che all’esterno dell’azienda e facendo capire loro che il comportamento non etico sul posto di lavoro non è semplicemente il risultato di alcune mele marce, ma che tutti noi ne siamo coinvolti, ha molti effetti positivi e sviluppa una maggiore responsabilità sociale
Costruire una cultura etica sul lavoro è un processo e in quanto tale bisogna anche aspettarsi che non tutto vada in maniera lineare e semplice, ma ci sono prove evidenti che le aziende più etiche hanno dipendenti più felici e fanno meglio sul mercato, e questo lo sappiamo anche dalla letteratura di ricerca.
Gli obiettivi
Riuscire attraverso la promozione e la pia ampia conoscenza del progetto ETA, ottenere maggiori investimenti, pubblici e privati, nella formazione professionale dell’autotrasportatore e dei suoi collaboratori e raggiungere l’obiettivo etico ed umanistico dell’essere umano al centro, per creare valore aggiunto pur nella condivisione dei rapporti di lavoro.
Così facendo e rovesciando il paradigma del camionista stereotipato che svolge un lavoro duro e pericoloso ma sottopagato, si potrebbe giungere alla loro equiparazione con i piloti commerciali di aereo, con una loro divisa identificativa con competenze ed anzianità di servizio; riteniamo che si potrebbe attrarre anche una percentuale di giovani in cerca di un’attività lavorativa ben retribuita.
Dott. Ettore Pomarici, già Generale Medico dell’Esercito in congedo. Specialista in Cardiologia e Medicina del lavoro e formatore CQC.
“La preparazione professionale degli autisti dal punto di vista del formatore di CQC”
La formazione “qualificata” sarebbe sufficiente. L’insegnamento iniziale, per acquisire la “carta” (qualificazione conducente), è seguita con attenzione, bisogna sostenere un esame a quiz per la verifica della preparazione.
Diversa è la situazione per la partecipazione alla formazione periodica, ogni 5 anni, per mantenere la certificazione necessaria. Non c’è verifica con esame.
L’interesse deve essere stimolato perché avvertito come obbligo, forse percepito come fastidioso. Esordire chiedendo se i partecipanti abbiano la copia della certificazione dell’idoneità al lavoro, incuriosisce. Spesso la risposta è negativa, segno di disinteresse al significato di quel foglio, forse non ben compreso e spiegato. È la notifica di idoneità alla mansione del lavoro di autista e dei rischi professionali cui sono sottoposti. Accennare ad accordi collettivi del settore per spiegare che definiscono le regole della loro attività lavorativa come pure quelli aziendali, sorprende l’auditorio. Dovrebbe servire a conoscere l’esposizione ai rischi professionali per la salute. Accostando questa conoscenza all’opera del medico competente si riesce ad incuriosire ed avere risposte su quello che svolgono. L’impressione è che manchi la personalità professionale definita e necessaria. Si adattano a situazioni non ben definite tra datore di lavoro e committente. Appaiono a volte bravi improvvisatori…per sopravvivere.
Ecco Il Decalogo ETA:
Le persone al centro I dipendenti delle aziende di logistica e trasporti svolgono un lavoro importante, spesso in condizioni pericolose e molto stressanti. È il momento di mettere al centro le persone che operano nel trasporto, l'autista e chi dirige l’organizzazione giornaliera, facendole sentire parte integrante dell’azienda e investendo in formazione professionale e immagine.
Inclusione e Accoglienza Tutti i partner di Ethical Transport Approach fanno della diversità un punto di forza. L’impegno si nota anche nell’assunzione di presenze femminili, essenziali per contribuire a creare una nuova reputazione al ruolo dell’autista.
Coinvolgimento dei dipendenti I partner includono autisti e corrieri nei processi decisionali così da mettere al centro i loro bisogni e rendere più semplice e piacevole il loro lavoro. Proprio per questo nella sede di ciascun partner dev’essere presente un’area dedicata al briefing tecnico operativo.
Attenzione per il dipendente, per la salute e il benessere mentale Le aziende partner si prendono cura dei propri dipendenti svolgendo call check costanti, garantendo sorveglianza sanitaria e implementando corsi per la gestione dello stress, di educazione alimentare, di meditazione e di relazione umana.
Area relax Le aziende che aderiscono al progetto Ethical Transport Approach mettono a disposizione nelle loro sedi aree dedicate all’accoglienza con ogni tipo di ristoro, creando un ambiente rilassante dove potersi riposare dopo lunghe ore al volante.
Formazione e Training specifico Ethical Transport Approach si impegna a verificare che tutti i membri forniscono ai propri dipendenti un’appropriata formazione professionale comprensiva di corsi specifici di aggiornamento e di sicurezza per essere preparati al meglio.
Controllo e manutenzione mezzi Per garantire di lavorare sempre in completa sicurezza, le aziende che aderiscono al progetto si impegnano a controllare in modo costante e frequente tutti i mezzi della loro flotta, inserendo nel team una figura di riferimento per le opportune verifiche.
Fornitura di strumenti adeguati Il lavoro di tutti i dipendenti è organizzato e gestito attraverso modelli e sistemi efficaci ed efficienti, grazie anche alla fornitura di strumenti adeguati all’ottimizzazione delle attività quotidiane.
Basta con il cliché negativo del camionista
Tutti gli autisti, corrieri e autotrasportatori delle aziende partner ETA devono operare in divisa aziendale con il logo Ethical Transport Approach, come veri piloti. L’uniforme vuole rappresentare l’importanza del loro lavoro e della responsabilità che hanno sulla strada.
Retribuzione adeguata garantita I partner del progetto si impegnano a pagare regolarmente i loro dipendenti dando loro una retribuzione adeguata per l’importante lavoro che svolgono.