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15 Giu 2022
Dal mondo produttivo si leva un grido d’allarme: il sistema del trasporto merci (strada, ferrovia, mare) è al collasso. Per le imprese, in particolare chi esporta, spedire la merce sta diventando complicato. Ma sono a rischio anche indispensabili forniture di materie prime e semilavorati per l’industria italiana di trasformazione.
Non è solo per una questione di prezzo, sebbene in Italia i noli del trasporto stradale siano rincarati del 20-30% negli ultimi sei mesi e i noli marittimi siano schizzati alle stelle nell'ultimo anno. Tra le conseguenze più gravi dell’uscita dalla pandemia, con la ripresa dei traffici, ci sono l'aumento dei ritardi che si vanno accumulando nella filiera logistica e la congestione delle reti stradali e ferroviarie in gran parte d’Europa, a partire dalla Germania. Nei porti marittimi si registrano ritardi nelle partenze e negli arrivi dei container che viaggiano sulle rotte intercontinentali. Prima della pandemia il 20% delle merci spedite via mare subiva un ritardo, negli ultimi mesi questa percentuale ha raggiunto il 70 per cento.
Strade e ferrovie in tilt
Soffre moltissimo il trasporto via terra. In questo momento, la spedizione delle merci è in crisi perché il sistema delle infrastrutture, stradali e ferroviarie, sta risultando palesemente inadeguato a fronteggiare la domanda di trasporto, che ogni anno cresce a un ritmo del 3% circa. La congestione è diventata la normalità. E non solo in Italia. Ovunque in Europa si registrano strozzature, intoppi, limitazioni lungo strade e ferrovie, che causano forti ostacoli alla circolazione dei mezzi (Tir, treni) e ritardi significativi nei tempi di consegna delle merci. In più, si annunciano nuovi cantieri.
I prossimi, per esempio, saranno mesi di passione lungo la rete ferroviaria tedesca, per una serie di lavori destinati a sconvolgere la direttrice di traffico nord-sud: in alcuni giorni potrà circolare solo il 50% dei treni. Un’emergenza che riguarderà i treni italiani diretti in Germania e viceversa. In ambito stradale, il caso più clamoroso interessa il versante austriaco dell’autostrada del Brennero, dove i lavori di ammodernamento di un ponte imporranno il restringimento a un’unica corsia di marcia, a partire dal 2024 e fino a tutto il 2025, per un lungo tratto. Facile prevedere pesanti conseguenze sul traffico, visto che si tratta di un corridoio già al limite della capacità. Ma soprattutto si tratta del corridoio più importante per garantire l’interscambio delle merci tra l’Italia e l’Europa, pari a 170 miliardi di euro all’anno.
Autotrasporto in difficoltà
Un quadro che spaventa il mondo produttivo. Poiché in Italia la gran parte delle merci (oltre l’80%) viaggia su strada e i nostri principali partner commerciali restano la Germania e la Francia, mercati che per essere raggiunti esigono l’attraversamento dei valichi alpini, il ruolo dell’autotrasporto è cruciale. Qui la situazione è paradossale. Lo spiega Thomas Baumgartner, imprenditore altoatesino della logistica: è presidente di Fercam e di Anita, l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese dell'autotrasporto merci e logistica attive in Italia e in Europa.
Dice Baumgartner: «Oggi la questione del prezzo, cioè i noli del trasporto, è secondaria. In questo momento il cliente chiede una sola cosa: capacità. E per ottenerla sarebbe disposto a sopportare anche un nolo molto elevato. Il problema è che il sistema dei trasporti, oggi, in tutta Europa, non è in grado di offrire la capacità richiesta. Per tre ragioni: il congestionamento delle infrastrutture di trasporto, la mancanza di autisti, i tempi lunghissimi per la consegna dei nuovi mezzi, che impediscono di fatto a molte imprese di autotrasporto, che pure ne avrebbero l’opportunità, di ampliare e potenziare le rispettive flotte. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: ci sono meno mezzi in circolazione, che percorrono meno chilometri».
Un’emergenza che colpisce anche il trasporto merci ferroviario, dove i ritardi nella fornitura dei pezzi di ricambio per i locomotori e i carri ferroviari stanno traducendosi in una crescente indisponibilità di materiale rotabile.
Prosegue Baumgartner: «L’Europa spinge sul trasporto intermodale, cioè il trasferimento dei Tir dalla strada alla ferrovia, ma quest'ultima non è assolutamente preparata ad accogliere i nuovi volumi di traffico, come già stiamo sperimentando lungo la ferrovia del Brennero. Lo diventerà forse tra 10 anni, quando gli investimenti che oggi muovono i primi passi saranno completati. Ma fino ad allora bisognerà comunque fare i conti con la strada e con i problemi ad essa collegati». Leggi tutta la notizia
Fonte: IL SOLE 24 ORE