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07 Gen 2020
"In un Paese come l'Italia dove l`85% dei trasporti commerciali avviene per strada l'impennata del costo del petrolio e il conseguente rincaro dei carburanti ha un effetto valanga sulla spesa con un aumento dei costi di trasporto oltre che di quelli di produzione, trasformazione e conservazione".
La Coldiretti analizza le ricadute sull'economia italiana delle tensioni tra Iran e Usa partendo da cosa comporterà l'aumento del costo del petrolio sulla logistica e sui trasporti delle merci nel nostro Paese.
Da alcuni giorni, difatti, non si arresta la corsa al rialzo del petrolio. Il Brent è salito a oltre 70 dollari al barile per la prima volta in oltre 3 mesi, toccando un massimo di 70,74 dollari. Si tratta del valore più alto da metà settembre e questo sta generando incertezze sui mercati internazionali. La preoccupazione dell'industria energetica è che l'Iran possa colpire gli impianti di petrolio e gas lungo il Golfo Persico, importanti per gli Stati Uniti e i loro alleati della regione.
Per la Coldiretti: "Se salgono i prezzi del carburante aumentano i costi per le imprese mentre si riduce il potere di acquisto degli italiani che hanno meno risorse da destinare ai consumi". Dunque, secondo l’associazione datoriale la prima "vittima" sarà il sistema agroalimentare considerando che gli aumenti dei prezzi arrivano ad incidere tra il 30 e il 35% del totale dei costi per frutta e verdura, con ricadute ingenti sul portafogli dei consumatori che subiranno il conseguente rincaro del costo delle merci.
Poi la Coldiretti analizza le cause per cui il caro petrolio avrà conseguenze così pesanti sulla nostra economia. "Gli shock energetici aggravano un deficit logistico ed energetico che è necessario recuperare investendo su fonti alternative e sbloccando le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo", ha affermato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, nel precisare che "si tratta di una mancanza che rappresenta per il nostro Paese un danno in termini di minor competitività e quindi maggior difficoltà di sviluppo e crescita".
Fonte: IL GIORNALE.IT