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20 Feb 2019

Evasione fiscale e false fatture: arresti nel torinese

EVASIONE_FISCALE_PIEMONTE

 

Evasione per oltre 3 milioni di euro.

 

Sono 6 le persone arrestate dalla Guardia di Finanza di Torino, responsabili di aver ideato e gestito un articolato sistema criminoso finalizzato all’evasione fiscale mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, per oltre 3 milioni di euro, da parte di un’affermata azienda di autotrasporti torinese, operante nel settore automotive per note case automobilistiche.

 

Gli arrestati sono:

Due amministratori (marito e moglie) dell’azienda di autotrasporti di Volvera.

Due avvocati (marito e moglie) di Rivoli.

Un amministratore di una società di Collegno.

Un amministratore di una società di Giaveno.

I primi due mariti, di 46 e 55 anni, sono finiti in carcere, tutti gli altri arrestati sono ai domiciliari.

Due milioni e mezzo di euro il valore dei beni sequestrati in corso di esecuzione a Torino e provincia.

 

Le custodie cautelari, emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Torino, sono giunte al termine di un’indagine condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria del capoluogo piemontese e coordinata dal Procuratore Aggiunto dott. Marco Gianoglio e dal Pubblico Ministero dott. Mario Bendoni.

 

L’operazione ha permesso di individuare 12 soggetti responsabili di aver partecipato, a vario titolo, al complesso meccanismo fraudolento, messo a punto da un avvocato civilista torinese. Nello stesso erano coinvolte 10 società compiacenti, aventi sede tra il Piemonte e il Lazio, tra cui numerose cartiere, che emettevano fatture per operazioni inesistenti in favore della società di autotrasporti torinese, i cui amministratori, marito e moglie, sono finiti in manette insieme all’avvocato, alla moglie di quest’ultimo, e a 2 amministratori delle società emittenti.

 

I Finanzieri hanno accertato che i profitti della frode venivano fatti confluire su conti correnti esteri intestati a 2 società appositamente costituite ad Ibiza e, dopo essere stati ripuliti, venivano utilizzati per l’acquisto di case vacanza in loco, dal cui affitto gli indagati ottenevano ulteriori guadagni. I proventi delittuosi venivano altresì utilizzati per l’acquisto di beni di lusso, tra i quali una Ferrari 812 Superfast, da cui ha preso il nome l’operazione, di immobili ubicati anche in prestigiose località sciistiche, nonché trasferiti in favore di società austriache per effettuare investimenti in prodotti finanziari.

 

Le complessive attività investigative hanno consentito di contestare il reato di bancarotta fraudolenta a carico di 8 soggetti per aver, in concorso tra loro, procurato il fallimento di due società emittenti le false fatturazioni, distraendo risorse finanziare per più di 2 milioni di euro.

 

In particolare, gli amministratori delle emittenti fallite, pur registrando in contabilità le operazioni derivanti dalle false fatturazioni, omettevano il versamento delle imposte dovute e, con la complicità di ulteriori soggetti, si sottraevano fraudolentemente al pagamento delle imposte sui redditi e sul valore aggiunto, compiendo atti simulati e, comunque, fraudolenti sui loro beni, in modo idoneo a rendere inefficaci le procedure di riscossione coattiva dell’Erario.

 

Le indagini, connotate da particolare complessità soprattutto per quanto concerne la ricostruzione di tutte le movimentazioni dei proventi illeciti e l’individuazione delle società estere coinvolte, sono state eseguite avvalendosi di diversificati strumenti investigativi, tra i quali attività di cooperazione giudiziaria internazionale.

 

Contemporaneamente agli arresti, sono stati notificati sequestri per circa 2 milioni e mezzo di euro di beni riconducibili agli indagati, tra cui rientrano 9 immobili ubicati in provincia di Torino.

 

Sono state inoltre notificate le misure interdittive del divieto temporaneo di esercitare la professione forense a carico dell’avvocato ideatore della frode e del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali e di ricoprire uffici direttivi delle persone giuridiche a carico di un’amministratrice di società.

 

L’indagine si incardina nelle ordinarie attività di contrasto all’evasione fiscale eseguite dal Corpo, ma anche di tutela dei mercati e della libera concorrenza, in quanto, attraverso sistemi di questo tipo, i responsabili delle condotte illecite non solo creano gravi danni per l’Erario, ma alterano l’intero sistema economico tagliando fuori dal mercato le società che, rispettando tutti gli adempimenti fiscali, a fronte delle medesime prestazioni, non riescono a praticare gli stessi prezzi.

 

 

Fonte: VALSUSA OGGI

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