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14 Feb 2019
Una rete di finte cooperative di facchini, controllate però di fatto da una società che commissionava direttament i lavori, eludendo il pagamento delle imposte contributive e retributive per un valore di otto milioni di euro.
Sono i contorni di una indagine che ha portato al sequestro preventivo di otto milioni a una società di logistica di Castel Maggiore con amministratore unico, un cinquantenne cittadino italiano. 17 persone in tutto sono state denunciate dalla Guardia di finanza, che ha messo i sigilli a beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie.
L’ordinanza di sequestro è stata emessa dal Gip Alberto Gamberini, su richiesta del sostituto procuratore Flavio Lazzarini.
Sotto accusa la gestione di 6 fittizie cooperative attive nel settore della logistica e del facchinaggio. L’attività d’indagine, scaturita da una verifica fiscale operata dal 1° Nucleo Operativo Metropolitano di Bologna, ha permesso di smantellare un’articolata frode basata sull’uso distorto di finte coop, formalmente intestate a prestanome stranieri.
La società capofila -questa la tesi degli inquirenti- subappaltando le commesse alle cooperative fittiziamente interposte che si sono poi sottratte agli obblighi dichiarativi e di versamento, ha di fatto dissimulato il reale rapporto di lavoro subordinato alle sue dipendenze, rendendo soggettivamente inesistenti, dunque false, le fatture per le prestazioni di servizi ricevute dalle stesse e annotate in contabilità, in tutto 13 milioni di euro.
Dalle dichiarazioni rilasciate da un campione di soci lavoratori è emerso come esse non abbiano mai svolto, neanche per brevissimi periodi, “vita sociale” e come le stesse fossero prive dei requisiti sociali e mutualistici previsti dalla normativa di settore.
Ciò ha condotto alla riqualificazione complessiva di 1.190 posizioni contributive, riferibili ai 569 lavoratori fraudolentemente assunti dalle cooperative pseudo appaltatrici, con i conseguenti riflessi di natura fiscale e giuslavorista per l’utilizzo di false fatture e la corresponsione strumentale di indennità di trasferta in luogo della retribuzione ordinaria, artifizi ovviamente volti ad abbattere il costo del lavoro per poi praticare prezzi più competitivi sul mercato, generando una sorta di “dumping sociale”.
Le indagini svolte hanno condotto al deferimento alla Procura della Repubblica felsinea di 17 soggetti: le accuse sono di utilizzo ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, indebita compensazione delle imposte, omesso versamento delle ritenute applicate ai lavoratori e truffa a danno dello Stato.
Fonte: BOLOGNATODAY