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23 Feb 2017
Alibaba alla conquista del polo logistico di Piacenza. Anzi no: il colosso cinese dell’e-commerce, tramite la sua filiale italiana, si tira fuori dai giochi. Ma allora chi è il privato straniero pronto a investire 200 milioni di euro per realizzare, in un’area agricola da 960mila metri quadrati, un nuovo stabilimento con almeno 700 posti di lavoro a disposizione? È davvero un giallo quello che si sta consumando nel capoluogo più a Nord dell’Emilia-Romagna. Lo scorso novembre P3 — gruppo che si occupa di urbanizzazione per lo smistamento merci, di proprietà del fondo sovrano di Singapore — ha bussato alla porta del Comune di Piacenza mostrandosi interessato all’area in questione. Vorrebbe costruire un hub recintato, per conto di un importante operatore del commercio online, con 350mila metri quadrati di coperto: il Piano Strutturale Comunale non lo vieta.
I COMMITTENTI - La prima pista ha portato subito ad Alibaba, da sempre tentato dal mercato italiano. Che però smentisce: «Purtroppo il nome di Alibaba è stato erroneamente associato a questa operazione rispetto alla quale il gruppo è totalmente estranea», riferiscono dall’ufficio stampa.«Non capiamo la fonte di queste notizie, è ancora tutto in fase embrionale» fanno però sapere dalla sede milanese di P3, senza sbottonarsi ulteriormente. «Grazie alla sua posizione strategica, la città è ormai una capitale della logistica — commenta il direttore di Confindustria Piacenza, Cesare Betti —: crocevia tra A1 e A21, collegamenti con Brescia e Torino e scalo ferroviario vicinissimo alla zona industriale». Insomma, la «Primogenita d’Italia» sembra proprio l’ideale per attività di questo tipo. Lo confermano i numeri del suo polo movimentazione merci: 2,5 milioni di metri quadrati nella frazione di Le Mose, oltre 2.000 occupati e 15 operatori commerciali. Il primo, nel 1999, è stato Ikea, oggi presente con due stabilimenti. Poi sono arrivati Tnt, Dhl, Gls e tanti altri. A Castel San Giovanni, estrema periferia della regione, si è invece insediato Amazon, mentre nella più vicina Monticelli d’Ongina si trova un altro centro, leggermente più piccolo. Considerando anche l’hub di Zalando a Pavia, è sorto così in 20 anni un vero e proprio triangolo della logistica che per qualcuno, però, non rappresenta esattamente un motivo di vanto per il territorio.
LE PROTESTE - Associazioni ambientaliste e sindacati su tutti. «Di logistica ne abbiamo già abbastanza, così come di traffico, inquinamento e situazioni a rischio tensioni sociali — sbotta Fiorenzo Molinari, segretario provinciale Filcams —. In periferia non si vedono più campi, ma solo insediamenti spesso gestiti da cooperative che applicano statuti non sempre rispettosi dei diritti dei lavoratori». A settembre 2016 un operaio della Gls è morto durante uno sciopero, mentre con Amazon e Ikea i sindacati hanno dovuto portare avanti diverse trattative pur di ottenere maggiori tutele nei confronti dei dipendenti. Che con un nuovo insediamento la zona rischi di diventare una polveriera sociale? «Dipende da come vengono gestite le cose» risponde Molinari, mentre Gianluca Zilocchi, segretario generale Cgil, aggiunge: «Valuteremo quando tutto sarà più chiaro, di sicuro pretenderemo delle garanzie. Dalla legge regionale sul facchinaggio al testo unico sugli appalti esterni, gli strumenti per lavorare in modo serio ci sono. Così come le esperienze positive. Prima, però, è necessario un confronto fra le parti». Dalla Regione, dove prosegue l’iter della nuova legge sul consumo del suolo, nessuno interviene sulla vicenda. Silvio Bisotti, assessore all’urbanistica del Comune di Piacenza, invece spiega: «Con responsabilità, prudenza e attenzione decideremo una volta viste tutte le carte. Non sappiamo per conto di chi operi P3, ma vogliamo conoscerne piano industriale, progetti e investimenti sul territorio. Abbiamo chiesto chiarimenti e ora la palla è dalla loro parte. Leggi tutta la notizia
Fonte: CORRIERE DI BOLOGNA