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15 Lug 2016
Lo Stato messo a nudo oppure, come spiega il consulente del ministro della Pubblica amministrazione Ernesto Belisario, «la democrazia che si rinnova» grazie alla rete. Tutto on line, tutto aperto e fruibile: è questa la filosofia dell’«Open government», un progetto lanciato nel 2009 da Obama e diventato anno dopo anno un caposaldo dell’azione di governo per una settantina di paesi in tutto il mondo. Che hanno siglato una dichiarazione comune, la «Open declaration», e preso impegni precisi che ogni due anni vengono sottoposti a verifica esterna. Il nuovo piano d’azione 2016-2018 dell’Italia decolla oggi: in giornata sul sito www.open.gov.it andranno on line le 30 «azioni» che di qui ai prossimi due anni sono destinate a cambiare il Paese. Sono previsti 40 giorni di consultazione pubblica per raccogliere eventuali osservazioni e poi da settembre si entra nel vivo.
Tre gli ambiti di intervento: trasparenza e open data, partecipazione e accountability (obblighi di informazione per gli amministratori/possibilità per i cittadini di sanzionarli), cittadinanza digitale e innovazione. Il piano fa parte delle riforme messe in cantiere dal governo su iniziativa di Marianna Madia, ma coinvolge una ventina di amministrazioni di ogni livello e di ogni colore: ci sono i ministeri (il Mit per i piani relativi a trasporti e opere pubbliche, la Giustizia che lancia una specie di Tripadvisor delle carceri, il Mef che vuol usare i social network per aumentare la trasparenza), l’Autorità anticorruzione (che vigilerà sul Foia), l’Agenzia Italia digitale, Regioni e comuni. Dall’amministrazione 5 Stelle di Roma che presenta un registro delle lobby, a Bologna e Lecce. Il tutto sotto lo sguardo di 55 organizzazioni della società civile che pungolano il governo. Il tutto all’insegna di tre regole auree: trasparenza, collaborazione, partecipazione.
SERVIZI DIGITALI
Adesso con «Spid», il pin unico che consente di accedere ai servizi erogati dalla pubblica amministrazione, si può dialogare on line innanzitutto con l’Agenzia delle Entrate, Equitalia e l’Inps. Il prossimo step riguarderà il mondo della scuola e l’università. Il piano di azioni messo in campo dall’Agenzia Italia digitale, assieme a tutte le pubbliche amministrazioni centrali e locali, e denominato «ItaliaIT», punta infatti a garantire a tutti piena cittadinanza digitale. Partendo dal fatto che le ultime indagini rivelano che a fronte di un’alta offerta di servizi pubblici digitali il loro utilizzo è ancora scarso. Obiettivo dell’azione: realizzare un punto centrale di accesso ed una interfaccia semplificata fruibile da tutti i tipi di dispositivo (pc, tablet e smartphone) per supportare cittadini e imprese nei loro rapporti con la pubblica amministrazione. Al termine del progetto, che attraverso vari step andrà a regime entro luglio 2018, «il cittadino, attraverso il suo profilo unico, riceve, invia e conserva lo storico di tutte le comunicazioni con le Pa, riceve avvisi di scadenze, effettua e riceve versamenti, archivia i propri documenti, interagisce con l’anagrafe digitale, esprime valutazioni su servizi e fornisce feedback e suggerimenti».
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Sul Foia, il «Freedom of information act» varato di recente dal governo, che assegna a tutti i cittadini il diritto di conoscere dati e documenti in possesso della pubblica amministrazione, anche senza un interesse diretto, si sono spese tante parole e consumate tante polemiche. Ora si scende nel terreno dei fatti concreti e per questo con l’azione denominata «Foia: attuazione e monitoraggio» l’Autorità nazionale anticorruzione ed il Dipartimento della funzione pubblica, assieme al Garante per la protezione dei dati personali e la Conferenza unificata, puntano ad assicurare la regolare attuazione dell’accesso civico generalizzato agli atti e ai documenti detenuti dalla pubblica amministrazione e soprattutto a monitorare la sua uniforme applicazione da parte dei diversi uffici.
Evitando, in particolare, che l’operatività del nuovo istituto venga paralizzata da prassi amministrative conservative o da difficoltà interpretative sulle restrizioni al diritto di accesso. Attraverso l’opera di monitoraggio si punta a verificare l’impatto dell’accesso civico ai dati e le eventuali incertezze nella sua applicazione da affrontare poi con ulteriori linee guida o, se necessario, con successivi interventi normativi.
GIUSTIZIA
Rendere costante l’aggiornamento delle schede-trasparenza di tutti gli oltre 200 istituti penitenziari italiani pubblicate online sul sito www.giustizia.it e abbreviare i tempi di risposta alle richieste dei detenuti, da quella per una nuova confezione di deodorante sino ad arrivare a quelle per gli assistenti sociali: è questo il senso del piano d’azione messo in campo dal ministero di Grazie e Giustizia. Attraverso la realizzazione di una piattaforma per l’inserimento e l’aggiornamento continuo delle informazioni sugli istituti penitenziari da parte delle loro direzioni, in particolare, si intende agevolare la presentazione di domande da parte dei detenuti e di loro familiari ed aumentare il livello di conoscenza sulle varie iniziative. Già oggi le schede-trasparenza consentono un accesso immediato alle informazioni su organizzazione, attività e servizi presenti in ciascun istituto, comprese tutte quelle regole, anche le più dettagliate, che in molti casi sono specifiche di ogni struttura. Vengono forniti orari e modalità dei colloqui, i generi alimentari e di vestiario che possono essere portati ai reclusi, le indicazioni su come comunicare coi detenuti e tutte le informazioni sulle attività riguardanti scuola, lavoro e formazione.
TRASPORTI
Tutti i dati e le informazioni sui trasporti raccolti ovviamente in forma aperta in un’unica piattaforma. Questa è l’idea di fondo di «Open Trasporti», azione messa in campo dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, assieme all’Anci (Comuni) e all’Enac (l’Ente nazionale per l’aviazione civile), coinvolgendo anche Trenitalia, i gestori aeroportuali, le cooperative di taxi ed i gestori dei servizi di trasporto locale.
L’obiettivo è «sviluppare nuovi strumenti di e-government a disposizione di amministrazione e cittadini, per migliorare il settore della mobilità e dei trasporti, mettendo al centro i passeggeri e le merci». In particolare ci si concentrerà sulla raccolta di dati aperti riguardanti il parco circolante di ogni tipo di mezzo di trasporto (veicoli stradali, navi, treni e aerei), le emissioni inquinanti divise per categoria di mezzo, statistiche sull’anagrafe dei conducenti (ad esempio per età, territorio e sesso), statistiche e dati di dettagli sulle incidentalità nei diversi modi di trasporto, e ancora dati sulle licenze di taxi ed Ncc, sulle linee di trasporto pubblico locale (ed i relativi contratti di servizio) su autonoleggi e car sharing. Puntando ad integrare tutti questi dati in tempo reale per fornire un quadro aggiornato dello stato dei servizi.
Quindi verrà creata una nuova piattaforma di condivisione delle informazioni, che al Mit definiscono come un vero e proprio «asset strategico» nel settore della fornitura di servizi nel campo delle infrastrutture e della mobilità. Questa piattaforma servirà anche a sviluppare applicazioni in grado di integrare in tempo reale tutti i dati raccolti (anche quelli forniti dai cittadini) e verrà impiegata per produrre nuove forme di servizi di supporto alla mobilità ed ai trasporti (dagli accessi alle Ztl al pagamento dei pedaggi a parcheggi).
Trattandosi di un piano molto articolato e complesso «Open trasporti» andrà a regime per gradi entro fine 2018: si inizia a settembre rendendo open e fruibili tutti i dati attualmente disponibili coinvolgendo tutti i soggetti che erogano servizi di trasporto, per poi sviluppare la piattaforma unica e l’infrastruttura necessaria a consentire gli aggiornamenti in tempo reale (novembre 2016), quindi da gennaio 2017 sulla banca dati del Mit scatterà l’aggiornamento automatico di tutti i dati messi a disposizione. Operazione che si concluderà entro settembre 2018.
INFRASTRUTTURE
L’esempio da seguire è un po’ quello del «débat public» francese, il confronto pubblico che Oltralpe precede il varo di ogni grande opera pubblica. Ovviamente in chiave moderna, o 2.0 che dir si voglia. Nasce così «Opere pubbliche 2.0», il piano di azione messo in campo dal ministero delle Infrastrutture assieme a 6 regioni (Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Marche, Basilicata e Puglia) che punta a «sviluppare nuovi strumenti di partecipazione per consentire alla collettività di suggerire gli investimenti in ambito opere pubbliche, progettare gli interventi in modo condiviso, monitorare il maggior numero di opere in corso e comunicare meglio con l’amministrazione nella fase di realizzazione».
In pratica si va ben oltre l’esperienza di «Open cantieri», banca dati che oggi comprende solo 32 interventi prioritari e circa 1500 interventi su strade, autostrade e ferrovie, per dar vita a due piattaforme riservate ai cittadini, una dedicata alla valutazione degli investimenti nelle opere pubbliche e l’altra riservata al dibattito pubblico sui grandi lavori da realizzare. In parallelo, grazie ai dati delle regioni, viene anche ampliata la copertura di «Open cantieri», che sarà poi aggiornata con cadenza settimanale.
ROMA
Uno dei primi progetti della nuova amministrazione grillina di Roma Capitale riguarda proprio l’«open government» e tocca un ambito molto delicato, quello della trasparenza. Il titolo dell’azione è «Roma Capitale - Agenda Trasparente». Uno dei tratti del cambiamento della gestione Raggi fa leva proprio sulla trasparenza. Per il neosindaco la parola d’ordine è «coinvolgimento» per cui «il Campidoglio sarà aperto a tutti ed ogni atto verrà comunicato ai cittadini preventivamente, anche sui social».
Il punto di partenza, nella città che ha conosciuto i guasti di Mafia capitale, è la constatazione che «le carenze dell’amministrazione in materia di trasparenza e la scarsa fiducia da parte dei cittadini richiedono che il Comune si doti di strumenti aggiuntivi, come la pubblicità dei rapporti tra rappresentanti dell’amministrazione e della politica e operatori economici. Si tratta - spiega la scheda progetto - di attività che possono essere avviate rapidamente, anche in assenza di un regolamento o di una delibera le imponga».
L’obiettivo della nuova amministrazione è dunque innanzitutto quello di rendere più trasparente il rapporto tra l’amministrazione ed i portatori di interesse attraverso la pubblicazione online di incontri e la redazione di un albo e quindi ricostituire la fiducia dei cittadini nei confronti dell’amministrazione.
Il programma prevede l’istituzione in via sperimentale a partire da settembre di un albo dei rappresentanti degli interessi e l’istituzione di una «agenda open» dell’assessorato Roma semplice guidato da Flavia Marzano, un’agenda visibile a chiunque di tutti gli incontri dell’assessorato con rappresentanti-portatori di interessi inseriti nel registro. In questo modo «sarà possibile a tutti conoscere, controllare e valutare l’operato della giunta e dell’amministrazione comunale precondizione per la collaborazione attiva della cittadinanza».
BOLOGNA
Bologna da sempre rappresenta il laboratorio di innovazione civica del paese. Decentramento amministrativo, strumenti per favorire la collaborazione, l’adozione di un regolamento per la cura e rigenerazione dei beni comuni urbani, una rete civica digitale gratuita fin dal 1994, punti wi-fi liberi, una strategia di comunicazione multicanale, il portale «Open Data», una rete di spazi istituzionali (biblioteche, musei, scuole, uffici comunali) e spazi privati (fondazioni, imprese) che collaborano attivamente e trasversalmente: sono solo alcuni degli strumenti messi in campo dall’amministrazione cittadina.
Oggi l’obiettivo è «rinnovare il patto tra amministrazione e cittadinanza», partendo dalla cooperazione e dalla collaborazione civica attraverso il progetto «Bologna Delibera e Trasforma». Si punta così a potenziare le piattaforme già in uso, partendo dalla rete civica Iperbole, ad aumentare le consultazioni pubbliche, aprire i processi deliberativi ai cittadini, a cedere potere sperimentando nuove pratiche politiche, a rendicontare in maniera trasparente i progetti di trasformazione, ed infine a creare nuovi patti e modelli di collaborazione, dai laboratori di rigenerazione urbana alla coprogettazione delle priorità per l’inclusione.
Fonte: LA STAMPA