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05 Mag 2016
ROMA - Mettere insieme le strade e le strade ferrate. È il progetto a cui sta lavorando il governo, confermato da un nota del ministero del Tesoro, dopo l'incontro tra i ministri Pier Carlo Padoan (Economia e Finanza, Mef) eGraziano Delrio (Infrastrutture e Trasporti, Mit) al Palazzo delle Finanze in via XX Settembre insieme ai vertici delle società Ferrovie dello Stato Italiane e Anas, rispettivamente Renato Mazzoncini e Gianni Vittorio Armani.
"L’incontro - si legge nella nota - ha dato il via ad una fase esplorativa in merito alla possibilità di integrazione tra le due società per la creazione di un gruppo infrastrutturale di respiro internazionale. Il gruppo di lavoro coinvolge i vertici delle due aziende e gli staff dei Ministri. Il compito del gruppo di lavoro è di analizzare le opportunità economiche associate all’ipotesi di integrazione. In questo contesto si studieranno anche strumenti e meccanismi per garantire l’autonomia finanziaria di Anas".
L'Anas è il gestore della rete stradale ed autostradale italiana di interesse nazionale. È una società per azioni il cui socio unico è il ministero dell'Economia ed è sottoposta al controllo ed alla vigilanza tecnica ed operativa del ministero dei Trasporti. Il governo ha deciso di vendere sul mercato una quota di Ferrovie dello Stato, non escludendo un'ipo che al momento è prevista nel 2017.
Il nuovo colosso. Con l’acquisizione di Anas, di fatto, Ferrovie diventerebbe il colosso italiano della mobilità integrata, ne deriverebbe una rete di trasporti che coinvolge tutti i principali mezzi. L'idea di far uscire la società dal perimetro dell'amministrazione pubblica permetterebbe intanto allo Stato di ridurre di circa due miliardi il peso delle sue partecipazioni soggette alle regole di Bruxelles e, allo stesso tempo, consentirebbe anche di privatizzare Anas o di quotarla in Borsa.
Per renderla appetibile ai potenziali acquirenti o investitori, ma anche per permetterle di finanziarsi in modo autonomo sul mercato, l'Anas vedrebbe però innanzitutto modificato il suo sistema di finanziamento. Non più trasferimenti diretti da parte del Tesoro, ma un prelievo sulle accise già esistenti sulla benzina. In questo modo il costo di gestione non ricadrebbe più su tutti i cittadini che pagano le tasse, ma solo su quelli che utilizzano i mezzi di trasporto e quindi le strade gestite dalla società. Leggi tutta la notizia
Fonte: LA REPUBBLICA