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26 Apr 2016
Milano - Amazon Italia mette le ruote e fa correre gli investimenti nella logistica. In ballo ci sono nuovi centri di distribuzione, un secondo grande hub nell’area di Roma Nord e forse un terzo in Piemonte, magazzini di prossimità per le spedizioni rapide, e la creazione di una flotta di veicoli a proprio brand per la gestione dell’ultimo miglio. Con il lancio di PrimeNow, il servizio di delivery in un’ora, partito a novembre a Milano (e in 46 comuni dell’hinterland milanese) e che verrà esteso anche in altre città, sta cambiando l’assetto distributivo del più grande supermercato online del mondo. Perché lo sviluppo di PrimeNow richiede ulteriori capacità di processo, una logistica che si snoda in punti di transito e velocità nel delivery delle merci. E soprattutto diventa indispensabile avere una flotta che consegni 7 giorni su 7 e dalle 8 alle 24, servizio che i corrieri tradizionali oggi non fanno. «PrimeNow a Milano sta andando molto bene – conferma François Nuyts, da un anno ad di Amazon per l’Italia e per la Spagna - Siamo stati il terzo paese al mondo, dopo Usa e Uk a gestire questo tipo di servizio. Da febbraio, oltre ai 20 mila prodotti presenti, consegniamo anche una selezione di prodotti freschi. Tutto procede in modo molto veloce. Basti pensare che nel 2011 nel nostro hub di Castel San Giovanni siamo partiti con 50 dipendenti e oggi siamo 900. Da allora abbiamo investito in Italia 450 milioni di euro e vogliamo continuare ad investire e innovare».
Il riferimento non è esplicito, ma va a colpire nel segno l’ipotesi di tassa digitale messa in agenda dal governo per le grandi piattaforme online, più volte finite sotto la lente del Fisco per via dei meccanismi di elusione fiscale. Dal 2015 Amazon possiede partita Iva in Italia e la sua presenza nel nostro paese ha sempre più le caratteristiche di un’industria vera e propria. Del resto la strategia globale del retailer americano è tutta focalizzata sull’espansione dei servizi Prime, l’abbonamento annuale per clienti premium che consente di ricevere le merci in giornata e attorno al quale si moltiplicano i servizi ad alto valore aggiunto: dalla tv in streaming fino a PrimeNow. Questa è la strada scelta per fidelizzare i consumatori e guadagnare quella redditività che fin’ora è mancata nonostante il gruppo abbia appena sfondato 100 miliardi di dollari di giro d’affari. Per farlo servono infrastrutture e una rete tutta offline: dai grandi centri di raccolta e smistamento fino ai magazzini di “prossimità” alle consegne dell’ultimo miglio. In America Amazon ha preso in leasing 20 Boeing 767, lanciato servizi di consegna Flex (una sorta di Uber delle consegne, in cui chiunque può fare il fattorino), in Francia ha comperato il corriere espresso Colis Privé e in Germania sta trattando l’acquisizione di un aeroporto. La internet company sta diventando una logistics company. E ora sembra arrivato il turno dell’Italia. «Il nostro interesse – dice François Nuyts - è raggiungere in modo sempre più puntuale i nostri clienti ovunque essi risiedano: sia in centro città che nelle zone rurali. E lo vogliamo fare nei tempi e nei modi scelti dal consumatore. Oggi è difficile dire quali soluzioni prevarranno in Italia. L’obiettivo è avere la forza e la flessibilità per gestire i periodi di picco delle consegne». Per le strade di Milano lo scorrazzare di furgoncini Amazon PrimeNow sta facendo venire i brividi a qualche operatore del corriere espresso. La società ha messo in piedi un magazzino iper tecnologico nel quartiere Affori che custodisce 20 mila prodotti ed è in grado in pochi minuti di processare e spedire le merci a casa del consumatore. Tutto made by Amazon. Certo, la flotta è gestita da padroncini locali. Ma quella scritta Amazon sulle fiancate dei furgoncini è un indizio chiaro della volontà di voler sviluppare una rete propria, come sta facendo in altri paesi. Per potenziare tutta la rete, l’anno scorso, la società ha assunto 600 persone, dagli addetti di magazzino di Castel San Giovanni al call center di Cagliari e al centro direzionale di Milano. In tutto Amazon Italia oggi arriva a impiegare 1.400 persone. «Noi continuiamo a operare in collaborazione con i nostri partner del delivery. Non ci vogliamo sostituire ai nostri corrieri espresso, ma vogliamo essere sempre più efficienti». La costruzione di “Amazon Infrastrutture” passa anche dal secondo mega hub. Il centro logistico di Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza, è cresciuto vorticosamente (da 22 a 88 mila metri in pochi anni), potenziando le torri di stoccaggio e le linee di impacchettamento. Per sostenere l’espansione in tutto il Paese e lo sviluppo dei servizi Prime e PrimeNow servono gambe e braccia sul posto. E in Centro Italia potrebbe nascere presto un secondo grande hub che sarà anche l’anticamera per il lancio di PrimeNow a Roma. «L’e-commerce in Italia è un mercato ancora relativamente piccolo. Ci sono potenziali di crescita molto ampi. In Francia abbiamo già 5 hub. Se il mercato italiano cresce anche noi cresceremo». Sul progetto romano Nuyts non conferma né smentisce. Tuttavia i lavori al polo di logistica di Passo Corese, provincia di Rieti, ma a due passi da Roma, lasciano pensare a un prossimo insediamento del gigante americano. La firma ancora non c’è. Ma nel capannone da 20 ettari sviluppato da Vailog, storico partner logistico di Amazon, e di proprietà di Seci, il real estate del gruppo Maccaferri, tutto sembra essere pronto. Il nuovo impianto porterà mille posti di lavoro, e 3 mila nei periodi di picco, come quelli antecedenti alle festività. Anche in Piemonte è iniziata una gara per avere Amazon in casa, nelle vesti di nuova mamma Fiat. Se a Novara la politica locale frena, Biella, Vercelli e Asti alzano la mano per avere il terzo hub italiano di Amazon. Leggi tutta la notizia
Fonte: LA REPUBBLICA