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17 Dic 2015

Raddoppio del Gottardo: due fronti e molti interrogativi

GOTTARDO

 

L’ultima parola spetterà al popolo svizzero il 28 febbraio 2016.

 

La galleria autostradale del San Gottardo va risanata. Per assicurare il collegamento attraverso le Alpi, il governo propone la costruzione di un secondo tunnel. I contrari al raddoppio temono però un aumento del traffico e dell’inquinamento. L’ultima parola spetterà al popolo svizzero il 28 febbraio 2016.


Con cinque milioni di automobili e 900'000 autocarri all’anno, il tunnel autostradale del San Gottardo è tra gli assi viari più trafficati dell’arco alpino. Il 58% dei veicoli che attraversano le Alpi svizzere transitano dalla galleria tra Göschenen (canton Uri) e Airolo (Ticino), che con i suoi 16,9 km è tra i tunnel stradali più lunghi del mondo.


Dopo 35 anni di attività - l’inaugurazione è avvenuta il 5 settembre 1980 - la galleria necessita ora di un risanamento strutturale completo. Gli interventi concernono non solo la pavimentazione, la volta interna e la soletta intermedia, ma anche il cunicolo di sicurezza e il sistema di ventilazione.


Lavori importanti che comporteranno la chiusura prolungata dell’unico tubo della galleria bidirezionale. Da qui un interrogativo fondamentale: come assicurare il flusso di merci e persone tra il nord e il sud, non solo della Svizzera ma dell’Europa centrale, durante il risanamento?

 

Governo e parlamento per il raddoppio


Per il governo svizzero, la costruzione di una seconda canna seguita dal risanamento della galleria esistente rappresenta «la soluzione più opportuna e duratura». L’asse stradale del San Gottardo è un'arteria di collegamento fondamentale per la Svizzera e quindi deve sempre rimanere agibile, ha ribadito a fine ottobre la ministra dei trasporti Doris Leuthard, lanciando la campagna del Consiglio federale per il raddoppio.


Nel 2014, anche il parlamento si è espresso in favore della revisione della Legge federale sul transito stradale nella regione alpina (LTS), che autorizza appunto la costruzione della seconda galleria. Per una maggioranza di centro-destra, il raddoppio - seppur più costoso rispetto ad altre varianti - eviterà la chiusura prolungata dell’asse stradale nord-sud, scongiurando così un isolamento del Ticino dal resto della Svizzera. Inoltre garantirà una maggiore sicurezza.


Vana l’opposizione di sinistra ed ecologisti, per i quali un secondo tubo porterà inevitabilmente a un aumento della circolazione e quindi dell’inquinamento nel già fragile contesto alpino. Un argomento portato avanti dall’associazione “No al raddoppio”, un raggruppamento di una cinquantina di organizzazioni tra cui l’Iniziativa delle Alpi, che ha lanciato con successo il referendum contro la modifica della LTS (raccogliendo 125'000 firme quando ne bastavano 50'000).


Secondo tunnel anticostituzionale


«Il raddoppio del Gottardo saboterebbe il trasferimento delle merci dalla strada alla ferrovia», deplora Jon Pult, presidente dell’Iniziativa delle Alpi. Potenziare l’autostrada, sostiene, significa fare concorrenza alla nuova galleria ferroviaria di base del San Gottardo (progetto Alptransit) che verrà aperta nel giugno 2016.

 

Ma non solo. Con il nuovo tunnel, le corsie passeranno da due a quattro, sottolinea il portavoce dell’associazione Thomas Bolli. «Tecnicamente, si raddoppia la capacità. Ma nella Costituzione sta scritto che la capacità del traffico di transito nella regione alpina non può essere ampliata. Lo ha deciso il popolo oltre 20 anni fa», rammenta. Nel 1994, l’elettorato elvetico ha infatti accettato di ancorare nella Costituzione l’articolo sulla protezione delle Alpi, che limita per l’appunto il carico inquinante del traffico di transito.

 

Le rassicurazioni della ministra dei trasporti, secondo cui sarà operativa soltanto un’unica corsia per senso di marcia, non convincono gli oppositori. «Come reagirà il governo quando ai portali del San Gottardo si formeranno code chilometriche? Continuerà a fare circolare i veicoli su una sola corsia?», s’interroga Jon Pult.

 

«Non facciamoci illusioni», rincara Caroline Beglinger, codirettrice dell’Associazione Traffico e Ambiente (ATA). «Appena ci sarà un secondo tunnel, comincerà il parapiglia per aprire tutte e quattro le corsie». Il suo timore è che di fronte alle code chilometriche che si formeranno al Gottardo, come spesso succede durante le vacanze, il governo svizzero cederà alle pressioni delle lobby delle strade e dell’Unione europea.

 

Da parte sua, il “Comitato borghese No al raddoppio del Gottardo”, un altro gruppo di contrari in cui figurano anche politici della destra liberale, avanza argomentazioni di carattere finanziario. I soldi previsti per il secondo tunnel (circa 2 miliardi di franchi) andrebbero investiti altrove, sostiene. Ad esempio nel miglioramento delle infrastrutture nelle zone congestionate della Svizzera, come nell’agglomerato di Zurigo o lungo il tratto autostradale tra Losanna e Ginevra. Leggi tutta la notizia

 

 

Fonte: SWISSINFO

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