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15 Apr 2015
L’aeroporto dei Parchi “Giuliana Tamburro” di Preturo, a sei chilomentri dall’Aquila, chiude i battenti. Lo stop al traffico aereo commerciale è arrivato dall’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac), che lo ha disposto con effetto immediato. Dietro la decisione di chiudere lo scalo “fantasma” ci sono una serie di motivazioni, tra cui “la mancanza di realizzazione di collegamenti commerciali con carattere di ripetitività” e il fatto che “non si sia concretizzato il traffico a favore di un segmento di mercato autonomo, individuato dalla società concessionaria nel momento dell’apertura”.
Finisce così la storia tormentata di uno scalo aereo che ha vissuto una lunga serie di insuccessi e momenti difficili, e che da oggi rimarrà operativo solo per i voli di aviazione generale. Quello dell’Enac è infatti l’ultimo atto a segnare la vita travagliata dell’aeroporto aquilano, passato da semplice aeroclub a pista d’atterraggio per i grandi della terra in occasione del G8 del 2009, per poi finire a deposito di rifiuti.
Nell’ottobre dello scorso anno infatti, quello che è stato definito “l’aeroporto degli sprechi“, potenziato a suon di milioni di euro e mai utilizzato, è finito sotto la lente d’ingrandimento della magistratura. Traffico illecito di rifiuti provenienti dalle macerie di edifici privati distrutti dal sisma del 2009, è questa l’ipotesi di reato nell’inchiesta della Procura distrettuale antimafia dell’Aquila, che ha indagato sei persone. E questi sono i numeri di quell’inchiesta: ventimila metri quadrati di terreno sequestrato all’interno dello scalo e trecento scarichi abusivi effettuati tra i mesi di marzo e maggio 2014, tutti ripresi e documentati. Corpo forestale, polizia e finanza infatti, seguivano da tempo l’andirivieni di mezzi pesanti carichi di ferro, asfalto e calcestruzzo, mischiati a terra di risulta. Sembra che l’idea fosse quella di usare i rifiuti per realizzare una nuova area di sicurezza di fine pista, utile per ridurre i rischi per gli aerei in caso di atterraggio lungo o uscita fuori pista. Un progetto “a costo zero”, che avrebbe consentito un risparmio di circa 36 mila euro, e che ha visto finire nei guai i vertici della società che in ordine di tempo ha gestito per ultima lo scalo, la Xpress, oltre a un ingegnere del Comune dell’Aquila e a tre imprenditori titolari di ditte di autotrasporti.
Di soldi, in questi anni, l’aeroporto ne ha macinati parecchi. Finanziamenti a pioggia, finanziamenti a fondo perduto, per uno scalo che non ha mai visto attivi i collegamenti più volte annunciati in pompa magna. I voli avrebbero dovuto collegare L’Aquila aLombardia, Sicilia, Sardegna, Albania e Macedonia. Ma niente di tutto questo ha visto la luce. Leggi tutta la notizia
Fonte: IL FATTO QUOTIDIANO