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01 Apr 2015
L’Unrae, l’Associazione dei costruttori esteri, ha deciso di dare risonanza alla grave crisi che interessa l’autotrasporto italiano e sulla conseguentedelocalizzazione di molte imprese all’estero, organizzando a Modena un incontro con la stampa, gli operatori del settore e le proprie aziende associate.
“La logistica e il trasporto rappresentano una determinante per il sistema produttivo in Italia, Paese al IV posto nelle esportazioni mondiali - ha commentato Giancarlo Codazzi, presidente sezione veicoli industriali Unrae, in apertura del convegno -. Non possiamo permetterci una fiscalità e costi di gestione non competitivi ed il comparto va considerato come strategico per il sistema economico italiano".
Durante la conferenza è stata presentata la ricerca realizzata per l’Unrae da GiPA Italia, “L’esodo dell’autotrasporto dall’Italia e l’impatto sull’economia della filiera”, nella quale si evidenzia come il comparto dell’autotrasporto, linfa del sistema economico del Paese, abbia risentito profondamente dell’andamento economico negativo, che ha comportato nei 5 anni di analisi (2008-2013) una perdita di quasi 9 punti di Pil.
"In tale contesto la percorrenza dei veicoli delle flotte italiane è calata, nel periodo tra il 2008 e il 2013, del 25%, il trasporto di merce su strada si è ridotto del 35% ed il consumo di carburante (al netto del gasolio per le autovetture) è sceso del 37% - si legge nell'analisi presentata dal direttore generale di GiPA, Marc Aguettaz -. Nello stesso tempo le percorrenze autostradali dei mezzi pesanti sono scese solo del 14,5%, primo segnale di dati discordanti relativi al trasporto su gomma in Italia. Tutto questo ha portato ad una contrazione dell’occupazione per tutta la filiera di 197.000 posti di lavoro, pari a 90 volte i dipendenti dell’Alitalia e a 360 volte quelli delle acciaierie di Terni. Senza contare che 90.000 di questi posti di lavoro sono da attribuire a padroncini che non hanno potuto beneficiare di alcun ammortizzatore sociale".
Secondo l'Unrae le conseguenze del cambiamento si sono tradotte in Italia in una perdita del 12% delle aziende con oltre 6 mezzi. In particolare, la crisi ha portato 2.000 flotte del trasporto merci a cessare l’attività, alcune a seguire la via della fusione, della trasformazione o dell’esodo di tutta o parte della flotta, con conseguenze evidenti sulla perdita di gettito per l’Erario.
Le principali difficoltà citate dagli operatori che hanno delocalizzato all’estero riguardano, in primis, i costi di gestione, lavoro e carburante; la pressione fiscale e le difficoltà burocratiche. Questa totale improduttività ha portato una forte contrazione delle entrate per lo Stato: quasi 10 miliardi di euro da accise sui carburanti, 420 milioni di euro di mancati introiti di IRAP, a cui andrebbe aggiunto il mancato contributo IRPEF per i 197.000 posti di lavoro persi, la perdita di 61 milioni di euro di IPT e di 1,3 miliardi di euro di oneri sociali. Cifre da manovra economica. Leggi tutta la notizia
Fonte: TRASPORTI - ITALIA