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16 Gen 2014
Presidente Franchini, con la sua lettera aperta sui pedaggi indirizzata al Governo ha sollevato un bel vespaio. Cosa si aspetta in concreto dal ministro Lupi?
Che mantenga l’impegno a calmierare questi aumenti ingiustificabili. Non credo che si possa pensare di chiudere il 2013 rimandando il confronto con le rappresentanze dell’autotrasporto sulla base di un protocollo appena firmato per affrontare le emergenze del settore, e poi pensare di far passare senza batter ciglio simili aumenti. Come sulle accise anche sugli aumenti dei pedaggi il Governo non sembra aver compreso quanto sia sotto pressione la nostra categoria. La crisi di liquidità è pesantissima e le associazioni più rappresentative come la CNA-Fita hanno faticato non poco a mantenere la calma nell’attesa di un dialogo realmente costruttivo. Questi strappi sono molto pericolosi. .
Il fronte dell’autotrasporto non sembra però molto compatto, almeno per quanto riguarda le sue forze associative. Uggè dal blog Fai ha addirittura parlato di scontro aperto tra voi due?
Paolo Uggè è facile alle polemiche e sa bene che non si può usare il guanto di velluto con chi svuota i conti correnti già in rosso delle nostre imprese a suon di aumenti, quando forse sarebbe stato opportuno magari soprassedere. Abbiamo appena proclamato un fermo scongirando in extremis un fermo che avrebbe seriamente pregiudicato l’economia del Paese. Ogni anno si ripete il rito degli aumenti autostradali, ma questa volta era evidente a tutti che il livello di sopportazione era ormai pregiudicato e il presidente di Unatras avrebbe dovuto semmai giocare di anticipo e invece... i soliti distinguo insieme ai richiami alla cautela. Personalmente voglio considerarla un’uscita infelice.
E adesso cosa si aspetta da Unatras?
Mi aspetto una posizione forte che sappia fare chiarezza sull’esigenza di dover cambiare un sistema tariffario, quello dei pedaggi autostradali, che non funziona ma soprattutto che non riesce a garantire gli impegni contrattuali che molte concessionarie hanno nei confronti dell’utenza ma che non vengono minimamente rispettati. Le pecche delle nostre autostrade sono arcinote e si trascinano da anni senza soluzione di sorta. La cosa peggiore però, e qui rasentiamo la follia, è che si debba continuare a pagare continui aumenti a fronte di veri e propi disservizi, in certi casi anche l’assenza di servizio. I concessionari debbono fare la loro parte in un momento in cui tutto il Paese sta soffrendo. Unatras deve rappresentare con forza il disagio dell’autotrasporto italiano e da subito deve poter chiedere al Governo e ai concessionari segnali tangibili per una radicale inversione di marcia.
Non crede che sia difficile così su due piedi intervenire sul sistema delle concessioni e per di più in questo momento così delicato in termini di stabilità politica?
Le imprese e i cittadini non hanno più tempo e la politica deve comprendere che su certi problemi si deve intervenire tempestivamente. Sul fronte dei pedaggi l’opzione degli abbonamenti è perseguibile e i concessionari possono favorire le imprese che garantiscono soglie minime di utilizzo appunto con uno sconto base e comunque disponibile a consuntivo magari nell’ultima fattura del mese. Chiamiamolo premio fedeltà. Se non vi fossero sostanziali aperture da parte dei concessionari credo che il Governo dovrebbe congelare gli aumenti appena concessi e aprire un tavolo di confronto tra le parti. Il Paese è in emergenza e si deve poter percorrere vie eccezionali nella risoluzione dei problemi. Anche sul fronte degli stessi fondi destinati agli sconti per i pedaggi si potrebbe trovare la soluzione per ridurre i tempi di attesa dagli attuali 28 mesi a 18 e anche qui i concessionari possono fare la loro parte. Per le imprese rappresenterebbe una bella iniezione di liquidità. Se ci pensa sulla trimestralizzazione delle accise è stato fatto lo stesso e nessuno ci credeva.
Lei ha parlato di fermo selettivo cosa intende esattamente con questa formula?
E’ chiaro, e l’ho ripetuto più volte, che il fermo nazionale rappresenta la forma di protesta più estrema per le associazioni di rappresentanza di questa categoria. Purtroppo negli ultimi anni di questo strumento se ne è fatto abuso sia in termini di semplici proclamazioni quanto in termini di concrete realizzazioni. Inoltre nel fermo nazionale si rischia di disperdere la portata di molte problematiche in piattaforme indistinte, complesse e spesso con con un unico interlocutore, il Governo. In CNA-Fita crediamo sia arrivato il momento di poter modulare anche questa opzione di protesta su scala territoriale o funzionale. Insomma il fermo dovrà servire sempre di più a fermare ciò che non funziona o che non si vuole far funzionare nell’interesse complessivo degli attori in gioco. In questo senso “selettivo”, perchè oggi più che mai si deve poter selezionare soprattutto nella protesta. Inutile e anche dannoso fermare il Paese intero, sempre di più si dovrà fermare chi o cosa non consente la soluzione positiva dei problemi. Ovviamente questo non significa che la CNA-Fita comincerà a bloccare in lungo e in largo, piuttosto che, come stiamo già facendo, aumenteremo la nostra disponibilità al dialogo costruttivo fin dove è possibile, valutando con attenzione l’autentica disponibilità dell’interlocutore a mettersi in discussione. Noi faremo la nostra parte.
Fonte: CNA FITA