Nel 2024 dai porti siciliani sono transitate complessivamente 68,7 milioni di tonnellate di merci, con un incremento del +4% rispetto all’anno precedente. Un dato che conferma la centralità dell’Isola nel sistema logistico nazionale.
Il mare si conferma il principale asse di collegamento per l’economia regionale: il 74% delle merci prodotte in Sicilia viaggia infatti via mare.
Il valore complessivo dell’import-export è di 29,2 miliardi di euro: 11,9 miliardi di importazioni (soprattutto da Medio Oriente, Nord Africa e Cina) e 9,6 miliardi di esportazioni, dirette principalmente verso l’UE, i Paesi europei extra-UE e il Nord Africa.
Prospettive di crescita per i porti siciliani
Secondo il report presentato a Palermo da Alessandro Panaro (Srm – Intesa Sanpaolo), entro il 2029 il traffico container crescerà del 10% a livello globale, con particolare intensità nel Mediterraneo occidentale, orientale e Nord Africa.
Per cogliere queste opportunità i porti siciliani dovranno:
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potenziare le infrastrutture per accogliere navi di grandi dimensioni e ridurre i tempi di carico e scarico;
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promuovere gli investimenti tramite la ZES unica, che ha già favorito 1.582 interventi (115 da aziende medio-grandi e 81 esterni, per 370 milioni di euro);
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adeguare terminal e banchine ai nuovi standard di flotta, compresi i rifornimenti con combustibili alternativi;
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sviluppare lo short sea shipping e i collegamenti regionali;
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mantenere alta l’attenzione sui porti competitor del bacino.
Le priorità per imprese e sindacati
Durante il convegno organizzato da Unioncamere Sicilia, Uniontrasporti e Assonautica Sicilia, le imprese hanno sottolineato come la priorità sia garantire collegamenti efficienti per raggiungere i porti, prima ancora che spedire le merci.
L’aggiornamento del Libro bianco delle infrastrutture colloca la Sicilia al 16° posto in Italia per indice di performance. Tuttavia, i porti di Messina, Palermo e Catania si distinguono con risultati tra i migliori a livello nazionale.
I sindacati hanno chiesto di:
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utilizzare subito i fondi PNRR e altre risorse per infrastrutture;
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puntare sullo sviluppo dei poli intermodali;
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affidare la gestione portuale a dirigenti competenti;
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applicare contratti e clausole sociali negli appalti;
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semplificare procedure e autorizzazioni, soprattutto per dragaggi e insabbiamenti.
Il Rapporto Sicilia (in presentazione al Seacily di Castellammare del Golfo il 16 ottobre) evidenzia stabilità per numero di imprese e addetti nella nautica da diporto, con un incremento nelle attività di riparazioni, manutenzioni e refitting: +7% nuove imprese e +6% addetti.
Il fabbisogno nazionale di 50mila posti barca apre scenari importanti per l’Isola. Secondo Assonat, in Sicilia la domanda è in forte crescita. Gli esperti invitano però ad adeguare i porti esistenti ai cambiamenti climatici e a valorizzare soluzioni innovative come i porti a secco.
I dati nazionali sui porti italiani
Secondo Assoporti, nel 2024 i porti italiani hanno movimentato 480,7 milioni di tonnellate di merce (+1,3% sul 2023).
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Crescono i container (+5,2%), le rinfuse liquide (+1,47%) e i carichi rotabili (+0,8%);
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calano le rinfuse solide (-5,8%).
Il traffico container ha raggiunto 11,7 milioni di TEU (+3,4%), mentre il settore passeggeri è cresciuto del +3,4%.
Le crociere registrano un boom del +17,3% (13,8 milioni di passeggeri contro gli 11,3 del 2023), mentre i traghetti segnano un +3,1%.
Fonte: QNECONOMIA












