È l’allineamento perfetto, la congiuntura economica più favorevole possibile per l’export. La debolezza dell’euro sul dollaro si trasforma in una meccanismo di forza per la merce che esce dall’Europa destinata ai mercati mondiali. Secondo fattore ancora più decisivo per lo shipping: il calo drastico del prezzo del carburante nel 2015; infine la Cina ha deciso di concentrarsi soprattutto sul mercato interno, togliendo forza e spinta all’esportazione. Ecco i tre fattori che potrebbero scatenare un boom di traffici in uscita dai porti italiani. «Se tutto va come dovrebbe, se oltre all’export arrivasse anche una ripresa dei consumi, a Genova potremmo arrivare anche domani ai 2,5 milioni di teu» spiega Luigi Merlo, presidente del principale porto merci italiano che chiuderà l’anno con 2 milioni 160mila container. E le previsioni degli analisti, Drewry in testa, profetizzano un anno boom per lo shipping: a fronte di un aumento della capacità della flotta superiore rispetto alla domanda, il basso prezzo del bunker permetterà alle shipping lines di tornare all’utile agevolmente. Il dato sarà ancora più incisivo per i traghetti soprattutto se la congiuntura durerà sino all’estate.
Il carburante a buon mercato servirà per sviluppare il trend già iniziato a fine 2014: «Non mi aspetto un’esplosione, piuttosto una conferma del trend già ora in atto – continua Merlo – il boom di traffico che abbiamo già ottenuto nel 2014 potrebbe essere figlio del consolidamento del mercato e della concentrazione delle compagnie in alcuni porti, ma è presto per dirlo». Genova e La Spezia non sono le banchine solo del Nord Italia: «Recentemente ho avuto contatti con spedizionieri tedeschi e non è escluso che finalizzeremo presto: Genova potrebbe diventare il porto di alcune tipologie di merce prodotte in Germania e poi esportate nel mondo, anche perchè gli scali del Nord Europa stanno soffrendo di congestione, con ritardi sensibili nelle operazioni di sbarco e imbarco della merce». La vocazione europeista è la carta che i porti liguri intendono giocarsi: anche Spezia, il cui traffico è già decisamente sbilanciato sull’export, segue quella strada: «Ci sono già segnali di ripresa e il quadro macro economico potrebbe aiutare, ma questo non basta per fare una previsione – spiega Lorenzo Forcieri, a capo dell’Authority – Consideriamo anche che i grandi numeri si fanno allargando il mercato di riferimento: il Made in Italy che esportiamo è composto da prodotti di alta qualità e dai nostri porti escono prodotti finiti che rappresentano la gamma alta dell’export. Ma la Liguria può essere la porta d’Europa, abbiamo le caratteristiche giuste».
Molto dipenderà anche dalle compagnie che stanno decidendo dove portare la merce: c’è una grande rivoluzione in corso, con le grandi alleanze tra linee e la ristrutturazione dei servizi. «Questi trend produrranno effetti positivi se dovessero consolidarsi nei prossimi mesi e determinare perciò un’attenzione maggiore verso nuovi mercati –spiega Orazio Stella, a.d. di Maersk Italia – Non ci sarà comunque un effetto immediato sul sourcing delle merci, soprattutto sulle rotte per gli Stati Uniti, ma una situazione di questo genere determina quanto sosteniamo da alcuni mesi: per intercettare questi trend è necessaria un’azione di sistema che favorisca le esportazioni verso i mercati che offrono sbocchi più competitivi». Leggi tutta la notizia
Fonte: THE MEDI TELEGRAPH