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10 Dic 2024

Esplosione Calenzano: le vittime sono tutti autotrasportatori

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Tutte le vittime lavoravano come autotrasportatori e si trovavano nell'area del deposito Eni dove si è innescato lo scoppio.

 

Nell'aria c'è ancora l'odore acre del fumo, chi era presente ha impresse nella mente scene che nessuno avrebbe mai voluto vedere: distruzione, morte, il dolore dei parenti delle vittime e dei dispersi. Calenzano (Firenze) è sotto choc dopo l'esplosione di ieri, 9 dicembre, al deposito Eni. Il bilancio è cambiato col passare delle ore. Dalle due vittime accertate nell'immediatezza dei fatti, si è passati nella mattinata di oggi - 10 dicembre -  a quattro morti, un disperso e 26 feriti. Intorno alle 12,40 il nuovo e drammatico aggiornamento: in totale i cadaveri recuperati sono cinque. Chi era dato per disperso è stato trovato morto.

 

Quella di Calenzano rischia di essere ricordata come la strage degli autotrasportatori. Questo era il lavoro dei lavoratori coinvolti. Sulla vicenda la procura di Prato ha aperto un'inchiesta "per appurare eventuali responsabilità" e alcuni testimoni che erano sul posto vengono ascoltati in queste ore. 

 

Esplosione al deposito Eni: chi sono le cinque vittime


Il primo corpo a essere recuperato e identificato è stato quello di Vincenzo Martinelli, 51 anni. Era residente a Prato, ma era originario di Napoli. Aveva due figlie ed era autista di autocisterne. Esattamente come gli altri lavoratori coinvolti. La potenza dell'esplosione è stata tale da dilaniare i corpi. Anche il riconoscimento presenta non poche difficoltà.

Gli altri lavoratori coinvolti sono Carmelo Corso, 57enne catanese ma anche lui residente a Prato; Franco Cirelli, 45enne di Matera; Gerardo Pepe, anche lui 45enne, italiano ma nato in Germania, e Davide Baronti, novarese di 49 anni. La loro identificazione ufficiale ci sarà solo con l'esame del dna.

 

Esplosione al deposito Eni, oltre 20 feriti


"In questo momento abbiamo quattordici persone in ospedale, delle quali sette all'ospedale fiorentino di Careggi, cinque a Prato e due in condizioni critiche al centro grandi ustioni di Cisanello a Pisa. Ho parlato con alcuni dei feriti, sono ovviamente molto scossi. Ma almeno le condizioni dei sette a Careggi e dei cinque a Prato appaiono senza pericolo di vita", ha detto il governatore della Toscana, Eugenio Giani, intervistato questa mattina a ReStart su Rai3. I due feriti gravi sono un operaio livornese di 51 anni, Emiliano B., che ha ustioni sul 70% del corpo ed è ricoverato nel reparto di grandi ustionati a Cisanello, e un collega di 47 anni che è stato intubato.

L'incidente ha messo in pericolo migliaia di persone, non solo i lavoratori Eni. L'onda d'urto è stata tale da danneggiare anche abitazioni ed edifici presenti nella zona. Alcuni dei feriti, quelli che si sono presentati in ospedale da soli, erano di altre aziende limitrofe. Almeno 15 siti nei dintorni sono stati evacuati a scopo cautelativo e hanno subito danni. Evacuati da parte del Comune anche una piscina e il palazzetto dello sport, che sono non molto distanti dal luogo dell'incidente.



L'esplosione al deposito Eni, cosa è successo


Nello stabilimento Eni di Calenzano si svolgeva attività di ricezione, deposito e spedizione di benzina, gasolio e petrolio. L'ipotesi è che una perdita di benzina, o forse la fuoriuscita di vapori, abbia provocato lo scoppio che ha fatto saltare in aria gli autocarri, incendiando la pensilina dell'intera struttura e facendo crollare parte dell'edificio del centro direzionale adiacente.

"La pensilina di carico si è divelta e riversata sopra. Mi hanno raccontato gli autisti che quello che è avvenuto è chiaramente un difetto nelle modalità di carico delle autocisterne. Cosa ha determinato questo è da vedere - le parole di Giani -. Abbiamo avuto questo disastro terribile, ma nessuna delle torri di deposito dei carburanti è stata toccata, poteva avere delle dimensioni molto maggiori. Se la catena dell'incendio dalla pensilina di carico si trasferiva alle torri di deposito, non so cosa poteva succedere".

"Ho visto una scena impressionante - ha detto il sindaco - Giuseppe Carovani, c'è una distruzione totale. Immagino chi era lì a lavorare ed era lì vicino o sotto le infrastrutture di ricarica, quello dev'essere apparso come un inferno. La situazione è indescrivibile".

 

Il racconto dei feriti: "Sembrava fosse esplosa una bomba"


"Non ho mai visto niente del genere nella mia vita, sembrava ci avesse attraversato un tuono. L'esplosione - racconta uno dei feriti - è stata così forte da farci saltare per diversi metri all'interno del nostro ufficio, i vetri si sono sfondati e ci hanno ferito. Sono ancora stordito". E un altro testimone aggiunge: "Il mio furgone si è alzato di due metri da terra e per il boato ora sento poco". Mentre altri operai che erano sul posto paragonano quanto è successo allo scoppio di "una bomba, come in una guerra".

 

Polemiche sulla sicurezza: "Deposito Eni in luogo inappropriato"

 

Intanto è polemica anche sulla presenza di un impianto come il deposito Eni non lontano dal centro abitato. La struttura si trova in via Erbosa, in una zona vicino alla linea ferroviaria che conduce a Prato e all'autostrada. Nell'immediato un tratto della vicina autostrada A1 è stato chiuso per ore come è stata sospesa la circolazione ferroviaria di alcune linee. Il dipartimento della Protezione civile ha attivato un alert per un raggio di cinque chilometri chiedendo di "tenere chiuse le finestre e di non avvicinarsi alla zona". Per il forte odore dovuto alla combustione di idrocarburi nell'area sono state anche distribuite mascherine.

 

Marco Caldiroli, presidente nazionale di Medicina democratica, nel 2020 aveva lanciato l'allarme per i potenziali pericoli del sito Eni. Oggi dice: "È pacifico che si è verificata una perdita di combustibile (in forma gassosa e/o liquida) in quantità considerevole che poi è stata innescata da qualcosa (banalmente anche da un impianto elettrico o una fiamma di qualunque genere) probabilmente nel corso del carico di autobotti, fase particolarmente delicata. Su quest'ultimo aspetto sarà fondamentale valutare la tipologia di carico per valutare le necessarie misure per evitare la formazione di atmosfere esplosive e il relativo innesco". In Italia, evidenzia, "gli impianti soggetti alla normativa Seveso sono ben 974 (in Toscana 54) l'impianto Eni è tra quelli a maggior rilevanza per il tipo e la quantità di sostanze infiammabili gestite. Tutti questi siti sono delle potenziali bombe se non è correttamente gestita sia la fase di realizzazione sia quella di manutenzione degli impianti".

 

Lo stesso Giani adesso ammette: "Quel luogo è inappropriato per le funzioni che lì vengono svolte. Capisco che c'è perché quando fu realizzato alla fine degli anni '50 si prevedeva lì l'uscita e l'entrata dell'autostrada, era tutta aperta campagna, e si presentava appropriato, ma oggi no. Oggi quella è un'area densamente popolata, sia sul piano industriale sia anche di residenza perché ha una distanza di ragionevole pericolo con una conurbazione urbana densamente popolata. Ma questo appartiene al lavoro che dovremo fare dopo l'inchiesta della magistratura. Noi potremo agire con provvedimenti quando l'indagine darà conto di quello che effettivamente è accaduto, quindi sulle caratteristiche preventive perché non accada mai più che dovremo mettere in atto, anche con strumenti urbanistici, su quell'area".

 

Le indagini sull'esplosione al deposito Eni


Sull'incidente al deposito Eni è stata aperta un'indagine. Si deve chiarire cosa è successo e soprattutto se ci siano responsabilità. Il procuratore Luca Tescaroli ha subito fatto un lungo sopralluogo sul luogo dell'esplosione: "Allo stato è possibile evidenziare che al momento dell'esplosione erano presenti diverse autobotti parcheggiate all'altezza degli stalli di approvvigionamento del carburante".

La Procura ha coinvolto nelle indagini i carabinieri del comando provinciale di Firenze ed ha nominato alcuni medici legali e tre consulenti tecnici per accertare le cause dell'esplosione: "Abbiamo richiesto l'intervento dell'Arpat e dell'Asl Toscana Centro per evidenziare i profili di possibile responsabilità sul luogo teatro dell'esplosione", ha aggiunto Tescaroli.

 

Dopo l'incidente al deposito Eni scatta lo sciopero


Mercoledì 11 dicembre sarà giornata di lutto regionale in Toscana. Il Comune di Calenzano ha proclamato due giorni di lutto.

 

Sempre per mercoledì Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato uno sciopero generale provinciale di 4 ore con manifestazione a Calenzano. "Siamo di fronte all'ennesima tragedia sul lavoro con dimensioni e risvolti ancora da capire su vari fronti - dicono i sindacalisti -. Quello che è successo è inaccettabile, attendiamo il lavoro degli inquirenti per fare luce sulle modalità di quanto accaduto. Senza sicurezza non c'è lavoro, non c'è dignità, non c'è vita".

 

Fonte: TODAY

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