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14 Ott 2024

Torino, Tajani in pressing su Parigi per i trafori: «Il Frejus va riaperto, sì al raddoppio del Bianco»

 

Il vicepremier al vertice in Regione per sbloccare i valichi chiusi. L'allarme da sindacati, associazioni ed enti locali.

 

«La Francia è disponibile a discutere della realizzazione della seconda canna del Monte Bianco. Per quanto riguarda il Frejus, noi insistiamo sulla necessità di accelerare i tempi di riapertura del traffico su rotaia». Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, ieri è salito al 41esimo piano del grattacielo della Regione per dire al Piemonte oggi isolato dai «valichi chiusi», che non è solo nella battaglia per velocizzare i tempi di ripristino della linea storica Torino-Lione e che c’è «il massimo impegno» delle istituzioni per rilanciare tutte le infrastrutture del territorio.

 

Il pressing del governo sembra già tradursi nella disponibilità di Parigi, al vertice era presente l’ambasciatore francese in Italia Martin Briens, a considerare il raddoppio del Monte Bianco, traforo bloccato 3 mesi l’anno per 18 anni per lavori di manutenzione e che quest’anno verrà riaperto prima di Natale. La richiesta del vicepremier è quindi un cambio di passo sui collegamenti transfrontalieri Italia-Francia, oggi ridotti alla sola autostrada del Frejus. 

 

«Abbiamo un solo modo di portare le merci in Francia, comprese quelle pericolose. Non solo è più costoso per il sistema e più impattante per l’ambiente, ma è un rischio per la sicurezza», ha spiegato Enzo Pompilio d’Alicandro, vicepresidente della Camera di Commercio, presidente Fai Torino e portavoce delle imprese del territorio, al vertice regionale per le infrastrutture a cui ha partecipato Tajani.

La stagione dei «valichi chiusi» ha un prezzo che sta diventando insostenibile, calcolato intorno a un aumento dei costi logistici del 5% e a un impatto negativo di quasi un miliardo di euro l’anno870 milioni, secondo l’intervento del vicepresidente di Api Torino Roberto Cotterchio.

In un documento firmato da tutte le associazioni di categoria, dall’Unione Industriali di Torino all’Api fino ai commercianti di Ascom e gli artigiani di Cna, le imprese affermano di non «poter più accettare di essere ostacolate da cantieri stradali infiniti e strade ferrate sine die». 

La chiusura della ferrovia del Frejus in seguito alla frana di La Praz del 2023 costa solo agli operatori della logistica 32 milioni di euro l’anno. «Ma l’impatto — si legge nel documento condiviso dalle imprese — si estende a tutto il sistema economico regionale e nazionale per cui è difficile arrivare a una stima sui costi allargati ma che sono sicuramente a sei zeri».
 
Il governatore del Piemonte Alberto Cirio si è detto però fiducioso: «È stato un incontro importante perché la presenza del vicepremier ha consentito di avere insieme le istituzioni italiane e francesi per riaffermare la bellezza e l’importanza strategica del Piemonte della Valle d’Aosta, ma anche la fragilità dei nostri collegamenti con la Francia».

All’incontro è intervenuto anche il sindaco di Torino Stefano Lo Russo che ha insistito sulla necessità di interventi immediati. «L’ambasciatore — ha spiegato il sindaco — ha letto un messaggio del ministro francese e dato rassicurazioni sul massimo impegno per accelerare il più possibile i tempi per la riapertura della ferrovia del Frejus, sul rispetto della scadenza di dicembre per il tunnel del Tenda e, per la prima volta, è emersa l’importante disponibilità a ragionare tra regioni transfrontaliere e governi confinanti per il raddoppio del Monte Bianco che noi consideriamo un investimento strategico per il futuro della nostra economia e delle nostre imprese, e anche per una migliore fluidità degli attraversamenti alpini».

 

Fonte: CORRIERE DELLA SERA

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