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20 Set 2024
Giancarlo Bertalero, membro della commissione Trasporti dell’ordine degli Ingegneri di Torino e consulente dell’osservatorio sul traffico alpino cogestito da Europa e Svizzera, usa un paragone crudo ma efficace per descrivere lo stato di salute dei collegamenti transalpini piemontesi: «Dopo la frana che ha interrotto i collegamenti ferroviari con la Francia e con la chiusura del traforo del Monte Bianco è come se la nostra viabilità avesse avuto un attacco di cuore». Un infarto che se dovesse subire una qualsiasi grave recidiva - ad esempio un’interruzione della circolazione sulla A32 o una improvvisa chiusura del tunnel tra Bardonecchia e Modane non risolvibili in meno di 12 ore - porterebbe alla completa paralisi dell’import export su gomma. «E il problema - ha fatto notare Bertalero al seminario organizzato ieri al Politecnico dall’Ordine - è che non esiste un piano B. Il valico di Ventimiglia, che dopo il Brennero è già il più utilizzato di tutto l’arco alpino, non sarebbe in grado di assorbire altri 5 mila autotreni al giorno. E la Svizzera non è un’opzione per via della dogana».
Fragilità del sistema infrastrutturale alpino
Un sistema regionale che si sta dimostrando estremamente fragile, «con pochissime direttrici verso i mercati internazionali e quindi rischi altissimi a causa di infrastrutture obsolete che dovrebbero invece essere resilienti ai cambiamenti climatici» ha avvertito il professor Oliviero Baccelli, direttore del master in Trasporti e Logistica della Bocconi. Detto che i nostri cugini francesi sembrano osservare con un disinteresse di fondo le conseguenze della frana dell’agosto 2023 che ha interrotto la ferrovia nella valle della Maurienne. Dal loro punto di vista è quasi comprensibile: Oltralpe il trasporto merci su ferro incide per uno o due punti percentuali, quando in Svizzera è al 70%. «Ma anche per questo - osserva il professor Bruno Dalla Chiara, ordinario di ingegneria dei Trasporti del Poli - bisognerebbe valutare la possibilità di avanzare una richiesta danni per i costi che la nostra industria e il nostro commercio stanno sostenendo per questa inattività. Oppure potremmo offrire la soluzione e poi farcela rimborsare».
Soluzioni per evitare la paralisi dei trasporti
Perché le alternative alla supina accettazione del fato (e delle conseguenze di slavine e nubifragi) esistono. Forse è tardi per realizzare un binario provvisorio e di back up che aggiri l’interruzione della linea. Ma con un investimento di poche centinaia di migliaia di euro, ricorda il professor Dalla Chiara, si potrebbe installare una teleferica come quelle che servono i cantieri delle dighe per il trasferimento dei container altrimenti trasportati sui pianali ferroviari. Leggi tutta la notizia
Fonte: LA STAMPA