31 Mag 2024

La logistica e l'urgente necessità di transizione energetica e trasformazione digitale

editoriale_logistica_marciani_flc_transportonline

 

Editoriale a cura di Massimo Marciani, presidente FLC.

 

Il settore della Logistica necessita di due azioni urgenti: la transizione energetica e la trasformazione digitale.

 

La prima è in qualche modo più semplice, perché su circa quattro milioni di mezzi commerciali circolanti, la stragrande maggioranza (3.200mila circa) sono fino a 35 quintali e quindi immediatamente riconducibili a zero emissioni, sia per la tipologia di missione che svolgono (che potrebbe essere sostituita agevolmente per l’ultimissimo miglio dal cargo bike o da modalità diverse di distribuzione, ad esempio una rete di locker agnostici), sia perché quella tipologia di veicoli riesce ad essere elettrificata con migliori risultati e con un ritorno interessante in termini di costi-benefici rispetto ai veicoli pesanti. Per questi ultimi c’è invece la necessità di avere a disposizione grandi potenze per tratte più lunghe, ma anche per queste missioni la decarbonizzazione può passare attraverso un sempre maggiore ricorso all’intermodalità e quindi al trasferimento delle merci su mezzi di trasporto meno impattanti per unità di carico trasportata come lo short sea shipping e la ferrovia.

 

La seconda, la trasformazione digitale, è leggermente più complessa, non perché la tecnologia non sia disponibile – anzi c’è anche un eccesso di offerta in tal senso -,  ma perché ancora non si comprende fino a fondo che cosa vuol dire digitalizzare e spesso si confonde la digitalizzazione con la smaterializzazione dei documenti. Per comprendere meglio sia gli impatti che i processi che la digitalizzazione del settore logistico coinvolge, voglio quindi fare un parallelo con un settore che è sicuramente più avanzato e in cui c’è una concorrenza molto forte perché la tipologia di merce e di servizi che vengono trattati è sostanzialmente la stessa. Mi riferisco al settore bancario.

 

Nel mondo analogico la procedura di apertura di un conto corrente partiva dal recarsi fisicamente in banca, portare diversi documenti fisici, firmare una quantità di carte impressionante e, solo alla fine di questo processo, si riceveva lo strumento con cui era possibile operare sul proprio conto: il libretto degli assegni, attraverso il quale era possibile ritirare il contante in cassa oppure fare dei pagamenti verso terzi. Questa è stata la modalità analogica con cui si sono svolti i processi di transazione economica in Italia fino al 1983, anno in cui entrava in uso un’innovazione disruptive: il bancomat. Da quel momento in poi, la modalità di ritiro del denaro cominciò a diventare personalizzata, cioè non vi era più necessità di andare fisicamente in banca, ma era possibile utilizzare la rete degli sportelli bancomat della propria banca e da questi ritirare il contante di si aveva bisogno. Tuttavia, ritirare fisicamente il bancomat dalla propria banca restava un processo complesso: si trattava comunque di una procedura analogica, seppur con degli spunti digitali.

 

Queste procedure sono andate avanti per altri 15 anni fintanto che, nel 1998, in Italia ha aperto la prima banca online. A quel punto tutte le procedure sono state completamente riscritte rendendo il cliente autonomo nella gestione dei propri conti e nella gestione delle proprie attività, una volta identificato in sicurezza dalla banca. Si è trattato questa volta non solo di un’innovazione disruptive, ma di una vera e propria killing application della banca fisica perché ha coniugato l’efficientamento con la trasparenza, la sicurezza, la digitalizzazione, la completa interoperabilità dei sistemi fra tutte le banche che, pur essendo in totale concorrenza fra di loro e pur gestendo dati sensibili, hanno cominciato a collaborare condividendo delle infrastrutture tecnologiche di base e soprattutto degli standard.

 

Oggi si può aprire un conto senza recarsi fisicamente in banca, scegliere il numero da attribuire al proprio pin, ottenere una carta virtuale da inserire sul proprio telefono ed essere completamente autonomi nello svolgimento delle diverse operazioni. La combinazione della reingegnerizzazione dei processi, la riscrittura delle procedure e la tecnologia hanno reso il cliente dei servizi bancari finalmente libero. Ci sono voluti quasi 50 anni, ma oggi ci sentiamo liberi, autonomi ed estremamente efficienti.

 

Tornando quindi al settore della logistica, devo dire che – usando una parafrasi – ci troviamo ancora fra chi usa il libretto degli assegni “perché è più sicuro”, e chi ha appena ritirato la prima tessera bancomat “perché sono curioso di vedere come funziona”. Siamo indietro di trent’anni rispetto allo sviluppo possibile in questo settore e all’efficientamento diffuso. Eppure, quello che sento ancora dire tra gli operatori del settore è: “abbiamo dati sensibili, non possiamo condividere i nostri clienti,  non possiamo condividere i nostri ordini o i nostri percorsi”. Non si riesce a vedere oltre, non si riesce a comprendere a pieno le opportunità che offrono le tecnologie oggi: digitalizzazione, condivisione, collaborazione, efficienza, trasparenza sono gli step necessari e urgenti per arrivare ad una logistica 5.0 che possa veramente essere il game changer dei prossimi anni e possa essere la risorsa che il nostro Paese, attraverso il PNRR, può portare a terra per aumentare non solo il proprio PIL, ma anche la qualità, la sostenibilità, la resilienza e la sicurezza dei servizi resi all’intero settore industriale.

 

Non perdiamo questa occasione unica perché credo che non ne avremo un’altra.

 

www.freightleaders.org 

Green Logistics Expo
Verizon Connect
Toyota MH
Grimaldi Group
Soset
SP TRANS
Aziende Green su Transportonline
TN Trasporto Notizie