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25 Mar 2024
Più merce e meno lavoratori: dal 1980 al 2022 è aumentata, di 100 milioni di tonnellate, la merce movimentata dai porti italiani (+26%), in compenso gli addetti sono scesi di 5.330 unità (-24%).
E' l'equazione riassunta nello studio presentato oggi al convegno "Porti: la forza del lavoro" organizzato da Shipmag, magazine digitale dedicato ai settori portuale, logistico e marittimo nella sala chiamata della Culmv.
Negli ultimi vent'anni inoltre, spiega lo studio, è aumentata la produttività del lavoro: +45%, mentre le retribuzioni sono salite solo del 29%, con una sostanziale stagnazione del costo complessivo del lavoro (+3%).
"Si è anche trasformata la modalità di lavoro all'interno dei porti e soprattutto cosa passa dentro i porti. Mentre da una parte abbiamo la merce alla rinfusa, sia solida che liquida, che sta diminuendo costantemente di anno in anno - spiega Andrea Appetecchia, che con Sergio Bologna e Andrea Bottalico firma lo studio - dall'altra è cresciuta in maniera rilevante la parte di merce varia, trasportata in contenitori ma soprattutto in camion. Questa modalità è quella che richiede il maggiore contributo in termini di lavoro e di attività che svolgono i portuali e il paradosso è che cresce molto la merce e diminuiscono i lavoratori. L'altro paradosso è che questa contrazione potrebbe essere giustificata con un incremento dell'automazione, della parte più tecnologica del lavoro portuale, invece nei porti italiani non è così. Vuol dire che la produttività è cresciuta tantissimo".
I dati: tra il 2005 e il 2022 la composizione dei traffici nei porti italiani è cambiata: +32% la merce varia e -22% le rinfuse. E all'interno della merce varia sono cresciuti i rotabili +32% e i container 34% e sono scesi del 40% i carichi speciali. In questo quadro "il lavoro a chiamata resta non solo una componente fondamentale dell'attività portuale ma ha incrementato il proprio peso strategico" sottolinea ancora lo studio. Leggi tutta la notizia
Fonte: ANSA