Cerca Aziende di:
15 Nov 2023
Si sono avviati i lavori per le modifiche da apportare al Codice della Strada e rendere cosı̀ adeguate le misure previste ai mutamenti registrati. Occorre evitare che i tentativi per inserire norme che complicano la circolazione e non producono sicurezza abbiano a trovare spazio nel nuovo testo. Le audizioni sono iniziate nella scorsa settimana ed anche la Fai ha potuto rappresentare le proprie proposte.
Quello che dovrebbe essere un punto di riferimento del nuovo Codice è la valorizzazione del valore di civiltà responsabile che dovrebbe valere per tutti. Troppo spesso, è avvenuto che anche nel passato, siano state contrabbandate modifiche che invece di migliorare e rendere più fluida e sicura per tutti la circolazione si generassero invece complicazioni. Non conosco chi abbia suggerito la norma, ad esempio, che prevede la distanza di 1,5 metri necessari per poter superare i velocipedi. Forse non è mai uscito di casa chi si fa portatore di una simile invenzione. Oppure è un sostenitore a prescindere della libertà assoluta per le biciclette. Se si riflette un attimo sulla larghezza delle strade urbane ci si rende conto di quanto una simile norma, oltre che ad essere difficilmente applicabile, potrà generare lunghe file di automezzi, soprattutto del trasporto pesante che non riusciranno a sorpassare, a meno di infrangere il Cds. Se si vuole che le merci non arrivino nelle aree urbane per rifornire i supermercati, gli ospedali, gli interventi edilizi, solo per favorire la demagogia e le biciclette, si condanna una comunità a morire. Come si potranno realizzare gli interventi di edilizia, i traslochi, i rifornimenti ai negozi di vicinato ai super mercati, resta un mistero. E) pur vero che si tenta di favorire un nuovo tipo di velocipede che effettui le piccole consegne, ma la filosofia delle modifiche deve essere sempre orientata al rispetto delle regole.
In caso contrario i problemi incrementeranno. Occorre tenere in considerazione come la toponomastica delle nostre città sia molto diversa da quella di grandi metropoli europee quindi non sempre i modelli applicati altrove risolveranno i problemi delle nostre città. Quello che deve trovare spazio nelle modifiche è come l’obiettivo principale divenga la consapevolezza responsabile per tutti gli utenti delle strade urbane. Se il tentativo è tutelare, ed il principio è condivisibile i velocipedi, questo non può avvenire attraverso la penalizzazione di altri utenti della strada. Le recenti soluzioni per affrontare il problema degli “angoli morti” per i mezzi pesanti appare solo il frutto di demagogia.
Chi circola sulle strade, con biciclette e motociclette, deve sapere che esistono i cosiddetti angoli ciechi che non consentono una completa visibilità. Quindi il principio è metterli sull’avviso. Installare dei sensori a bordo di automezzi pesanti finisce per distrarre i conducenti. Chi circola sulle strade deve tener in adeguata attenzione che esistono altri utenti della strada. Non sempre affiancarsi a questi è prudente. Occorre quindi prestare attenzione ed adottare comportamenti adeguati. Altrettanto è risibile la richiesta di limitare la circolazione ai mezzi pesanti che seguendo le indicazioni che gli strumenti tecnologici forniscono sulla transitabilità si trovano spesso “intrappolati”.
La cultura del divieto è una illusione. Se un automezzo, per le dimensioni, non può circolare si usino i segnali stradali con le dovute limitazioni più idonee ad impedire agli automezzi di restare bloccati e non si pensi solo ad applicare misure appartenenti alla cultura del divieto. Il senso di queste note è evidenziare come per una modifica delle norme del Codice della Strada si debba procedere con confronti con le categorie interessate ma soprattutto che il rispetto delle regole debba valere per tutti. Non punire determinate categorie per l’utilizzo di marciapiedi o perchè circolano in senso vietato, non punire quei pedoni che attraversano con i semafori rossi e’ una esigenza indispensabile per un sistema di circolazione più sicura. Certamente determinante sarà l’attuazione di adeguati controlli. Non effettuare le necessarie modifiche alle norme sui trasporti eccezionali introducendo il codice di pratica e scaricare sulle imprese che effettuano tali trasporti la responsabilità che appartengono agli Enti proprietari delle strade, ai quali compete l’onere di rilasciare le autorizzazioni, significa non fare sicurezza.
Altrettanto non affrontare una volta per tutte, la tenuta dei viadotti e le condizioni delle infrastrutture, istituendo e non solo annunciando, una mappatura è indispensabile. Esistono ragioni, ed interessi dei committenti da tenere in adeguata considerazione ma il tutto deve essere compatibile con la sicurezza e non scaricare, i costi delle manutenzioni sui cittadini o sugli operatori. Parlare di modifiche e non toccare punti irrisolti da anni che sono la causa principale dei dissesti dei viadotti e delle strade, oltre che difficoltà operative per gli operatori del trasporto, non deve essere più consentito. La Fai ha già annunciato la propria disponibilità a collaborare sui temi legati alla circolazione degli automezzi pesanti. Ai legislatori spetta tuttavia il compito di approvare norme basate sulla sicurezza della circolazione che non può essere frutto spesso di scelte demagogiche, (vero sindaco Sala?) quanto inutili.
Paolo Uggè
Fonte: CONFTRASPORTO