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25 Set 2023
Importavano in Italia il kerosene rubato da una base Nato in Belgio, lo miscelavano con gasolio e olio rigenerato e lo immettevano sul mercato attraverso i distributori di carburante in diverse regioni italiane.
La frode è stata scoperta dalla Guardia di Finanza che ha sequestrato beni per oltre 3 milioni di euro e confiscato a uno dei principali indagati beni per oltre 34 milioni di euro. L'operazione 'Steal Oil' ha portato alla luce l'esistenza di un'associazione per delinquere con base a Rimini, ma operante anche nel Lazio, Umbria, Abruzzo e in Belgio, responsabile di una pluralità di 'reati fine' a sfondo economico-finanziario.
Al momento 49 persone risultano indagate per vari reati in tutta Italia.
Nel mirino degli inquirenti tre imprenditori del Riminese che gestivano società di distribuzione carburante. Le indagini del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno scoperto come gli indagati avrebbero illecitamente importato in Italia, in soli 4 mesi di attività e mediante l'utilizzo di fittizia documentazione accompagnatoria, circa 900 mila litri di kerosene, rubati dall'oleodotto di una base Nato in Belgio, destinato cartolarmente a società greche.
Secondo le indagini il karosene sarebbe stato miscelato in un deposito abusivo con gasolio e olio rigenerato, immesso in consumo e venduto a ignari clienti come diesel attraverso decine di distributori stradali di carburanti conniventi ubicati in varie regioni d'Italia. Ne sono stati individuati una trentina che sono risultati positivi al diesel contraffatto e sono stati segnalati alla autorità giudiziaria.
Come veniva trasportato il kerosene
Nel corso delle indagini, alla barriera autostradale di Maccarese, in provincia di Roma, è stato eseguito un controllo di un autoarticolato nella disponibilità degli indagati, che ha permesso di sottoporre a sequestro di 18 mila chili (corrispondente a circa 26 mila litri) di kerosene rubato.
Gli altri quasi 900mila litri sarebbero invece stati trasportati dal Belgio (dove opera un autonomo gruppo criminale in affari con gli italiani), non in cisterne ma all'interno di 'cubi' come quelli per il trasporto dell'acqua, miscelati in un deposito abusivo nel Lazio con gasolio e olio rigenerato e infine immessi nel mercato.
Il contrabbando di prodotti petroliferi chimicamente alterati, spiega il colonello Alessandro Coscarelli, comandante provinciale della Gdf di Rimini, "può determinare rischi sia per l'ambiente che per la sicurezza della circolazione stradale".
La miscela infatti è causa di "gravi problemi di inquinamento" e "ingenti danni al motore", alla "camera di scoppio, gli iniettori, la pompa del combustibile e tutto quanto presente nel circuito di alimentazione", rincara Mirko Bonvicini di CNA Riparatori Rimini.
Dietro la truffa sui carburanti vi era falsa documentazione di trasporto che serviva a simulare un'attività di export verso la Grecia. "Stiamo intensificando il nostro impegno", assicura il comandante regionale della Gdf in Emilia Romagna, generale Ivano Maccani, mettendo i cittadini in guardia dall'aumento dei "rischi di frode" con il "caro carburanti" in atto. Per farlo le fiamme gialle puntano all'incrocio "delle banche dati" e "controlli mirati e coordinati sulle principali arterie stradali regionali", nei "depositi" e "pompe di benzina". Leggi tutta la notizia
Fonte: RAINEWS