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05 Apr 2023
Ore e ore passate fermi, al volante, nella stessa posizione; vibrazioni del camion trasmesse a tutto il corpo; gli sforzi e i movimenti per caricare e scaricare le merci. E, ancora, il freddo o il caldo che deve sopportare chi, spesso, deve lavorare all’aria aperta, magari abbandonato a se stesso sui piazzali delle aziende committenti; il lavoro notturno che scombussola il sonno, il rumore, senza dimenticare l’aspetto psicologico, con ore e ore trascorse in solitudine nella cabina di guida. Sono moltissimi i “nemici” della salute del camionista che possono moltiplicarsi poi esponenzialmente in caso di cattiva alimentazione e di obesità, che, contribuendo alla comparsa di apnee notturne e, impedendo di riposare bene, determina sonnolenza e riduzione della capacità di attenzione. Il che, tradotto, significa possibili ‘colpi di sonno e incidenti stradali che restano il principale “nemico” della salute di chi conduce mezzi pesanti.
E’ questo il quadro che emerge dal nuovo Rapporto sulle malattie professionali nell’autotrasporto realizzato dai responsabili dell’Inail che individua nei camionisti “over 50” i lavoratori più a rischio. Un pericolo che si moltiplica addirittura per tre rispetto alla “diffusione” di malattie professionali fra i colleghi più giovani che sono comunque vittime, più di lavoratori di altri settori, di problemi alla colonna vertebrale, all’udito e ai nervi. Patologie risultato spesso, come si legge tra le righe del rapporto, di posture obbligate con valori elevati di carico sui dischi intervertebrali, in particolar modo del tratto dorso-lombare) delle vibrazioni trasmesse al corpo intero, della movimentazione manuale dei carichi effettuati dall’autista, non sempre coadiuvato da ausili quali sponde mobili o carrelli elevatori”.
Fonte: STRADAFACENDO