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09 Gen 2023

Cina, il boom dei casi Covid sta portando al blocco dei porti

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Molte spedizioni di container cancellate a Shanghai e Shenzhen.

 

La Cina è a un passo dalla tempesta perfetta. La rimozione delle misure anti Covid 19 ha innescato contagi a catena. La cifra ufficiale dei 5.267 morti dall’inizio dell’epidemìa non rispecchia la realtà, tanto più che entro il 31 marzo il Governo ha annunciato di voler sostenere finanziariamente il 60% delle cure. La miccia è già esplosa con le migrazioni del Capodanno cinese che, a partire da sabato, durerà 40 lunghi giorni: per la prima volta in tre anni non ci saranno restrizioni agli spostamenti, con il rischio che i focolai si allarghino alle aree più remote del Paese.

 

Le frontiere sono state riaperte - venerdì anche quella con Hong Kong - ma la popolazione resta a rischio varianti da Covid 19: appena il 57,9% degli adulti ha un booster, sotto gli ottant’anni solo il 42,3% è vaccinato. Le merci nei porti non arrivano o rimangono bloccate perché le fabbriche decimate dal virus rallentano la produzione e gli ordini restano inevasi. Si delinea così una situazione peggiore di quella della primavera scorsa, con inevitabili ripercussioni a livello di commercio globale e sulle scorte che sta creando un’inversione di tendenza sul traffico dei container e sui costi dei noli. Le quotazioni sono in picchiata e un surplus di vettori-fantasma vaga per tutta l’Asia. A nulla valgono le rassicurazioni degli organi di stampa locali sul fatto che i porti nel 2022 sono rimasti competitivi nonostante la pandemia. Il calo della domanda dall’estero era la prima sfida del nuovo anno, ora l’industria dovrà far fronte ai problemi creati dal Coronavirus, tra cui il numero di container vuoti e la pressione per le cancellazioni delle prenotazioni di merci in aumento a Shanghai e Shenzhen.

 

Banalmente, le fabbriche non possono funzionare correttamente a causa dei molti lavoratori che hanno contratto il Covid. Dopo il Capodanno lunare si prevedono volumi di traffico bassi con prenotazioni nel migliore dei casi posticipate nella seconda metà di gennaio se non all’inizio di febbraio. Il calo di ordini dagli Stati Uniti è già del 40 per cento. Con metà o tre quarti della forza lavoro infetta e non in grado di lavorare è difficile garantire risultati ottimali, spiega ai clienti preoccupati la società di spedizioni HLS di Hong Kong. Il ritiro, il carico e il trasporto di container finiscono nel tritacarne delle aziende che stanno affrontando l’impatto della nuova ondata di Covid 19.

 

Nel porto di Shanghai, leader per container al mondo, le cancellazioni stanno aumentando perché molti lavoratori sono stati infettati. Idem Shenzhen, quarto al mondo, sede dei produttori che forniscono Apple. A Qingdao, il sesto scalo più grande del mondo, è attivo solo un quarto della forza lavoro. Secondo MarineTraffic, società che monitora il traffico marittimo, la congestione a Shanghai sembra essere aumentata non appena sono stati tolti gli ostacoli alla mobilità, infatti durante la prima settimana del 2023 la capacità media della nave misurata in TEU (l’unità equivalente a venti piedi) rimasta in attesa era di 321.989 TEU, vale a dire l’importo più alto registrato dall’aprile scorso. Inoltre, anche la congestione a Ningbo e Qingdao sta crescendo, rispettivamente con 273.471 TEU e 277.467 TEU. Leggi tutta la notizia

 

Fonte: IL SOLE 24 ORE

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