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22 Nov 2022
Dieci mesi dopo la prima manifestazione d’interesse Mediterranean Shipping Company — il gigante marittimo mondiale fondato dalla famiglia Aponte e protagonista negli ultimi anni di una campagna acquisti con pochi precedenti — fa ufficialmente il passo indietro dal dossier sulla privatizzazione di Ita Airways. Questa mossa riduce le opzioni per il governo lasciando in gara — al netto di colpi di scena — da un lato il fondo statunitense Certares e dall’altro Lufthansa, partner commerciale e industriale di Msc proprio nella partita per il vettore tricolore.
LA NOTA
«Il gruppo Msc, leader mondiale nel settore del trasporto merci e passeggeri, conferma di aver già informato le autorità competenti di non essere più interessata a partecipare alla privatizzazione di Ita non ravvisandone le condizioni nell’attuale procedura», si legge nella breve nota stampa che certifica quanto anticipato dal Corriere venerdì scorso. Gli addetti ai lavori si chiedono cosa voglia dire quel «non ravvisandone le condizioni», mentre dal quartier generale del colosso marittimo restano con le bocche cucite. Chi segue il dossier spiega che a infastidire la famiglia Aponte sono stati il clamore mediatico che ha coinvolto la procedura, la modalità di gestione della fase di selezione delle offerte vincolanti (che ha visto prevalere Certares su Msc-Lufthansa) e anche, negli ultimi giorni, l’aver privato l’iter di Alfredo Altavilla, l’ex presidente di Ita visto da Msc come un referente affidabile.
L'OFFERTA DI GENNAIO
Tutto è iniziato lo scorso 24 gennaio quando Msc e Lufthansa hanno inviato al Tesoro una manifestazione d’interesse per rilevare la maggioranza di Ita. I due soggetti hanno chiesto una negoziazione in esclusiva per finalizzare l’operazione in 90 giorni riconoscendo all’azionista pubblico un premio sul capitale investito (ai tempi 720 milioni) del 30%: il valore del vettore decollato il 15 ottobre 2021 insomma sarebbe stato di 936 milioni. In aggiunta Msc e Lufthansa si impegnavano a versare gli altri due aumenti di capitale che spettavano alle casse pubbliche (400 milioni nel 2022 e 250 milioni nel 2023). Volendo rilevare l’80% di Ita alla firma finale i due colossi interessati avrebbero speso per il vettore 1,4 miliardi di euro tra acquisto delle quote e ricapitalizzazione. Leggi tutta la notizia
Fonte: CORRIERE DELLA SERA