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22 Lug 2022
Roma - Da inizio mese, Ivano Russo è il nuovo amministratore unico di Ram, la società in house del ministero delle Infrastrutture controllata dal Mef nata nel 2004 per erogare i vari bonus economici al settore del trasporto, che ha poi allargato le proprie funzioni fino a diventare a fine 2021 il soggetto che dovrà attuare la tanto rincorsa e mai realizzata digitalizzazione del sistema portuale italiano.
Preoccupato per la situazione politica e di governo?
"Guardi, la Ram è una tra le tante società controllate dallo Stato. L’indirizzo politico è determinante, ma mi permetta di ricordare che se c’è una crisi di governo non è che Invitala non eroga più incentivi alle imprese o Enel non fa più arrivare la luce in casa. Lo stesso vale per Ram: continuiamo il nostro lavoro".
Cosa significa digitalizzare i porti italiani?
"Dal punto di vista operativo, una cosa che sembrerebbe fin banale. Esempio: se ritiro dei contanti da una banca che non è la mia, il bancomat dell’istituto di credito a cui mi sono rivolto invia una domanda alla banca dove ho il conto corrente, per sapere in sostanza se ho dei soldi e quindi se mi può erogare il contante, dovendolo anticipare al posto della mia banca. Tutto questo avviene in pochi secondi, e soprattutto succede da almeno 20 anni. Questo perché i sistemi informatici gestionali delle banche, pur diversi tra loro, comunicano. Non c’è un grande fratello digitale che dall’alto gestisce tutto, ma semplicemente due o più sistemi che si parlano. Ecco, questo, in quello che viene definito l’ecosistema informatico che incide sulla logistica italiana, non c’è. Manca l’interoperabilità tra tutti i nodi e la comunicazione tra tutti i sistemi".
Ma perché ci deve interessare se, per dire, il sistema del porto di Genova comunica con quello di Livorno?
"Prima di tutto per una questione di velocità e sburocratizzazione: se oggi, poniamo il caso, un operatore deve caricare un manifesto doganale in arrivo o partenza della nave, spesso deve fornire gli stessi dati più volte ai sistemi operativi del porto (il Pcs), della Dogana (oggi Aida, domani il Sudoco), della Capitaneria. L’obiettivo è che lo spedizioniere o l’agente marittimo possa inserire i dati una sola volta, e che questi siano scambiati automaticamente tra i vari sistemi pubblici informatici interessati al dato. Non tutti a tutti i dati, ma solo a quelli che servono di volta in volta, le “cosiddette informazioni minime universali”. Insomma, non è che alla banca che mi eroga il denaro col bancomat al posto della mia interessa dove abito o quanto guadagno - dati che la mia banca invece conosce - ma solo se sono solvibile oppure no rispetto al prelievo che voglio fare. È il principio europeo Once (dall’inglese “una volta ”, ndr): l’operatore accede al sistema della Pubblica amministrazione e deve caricare i dati una volta sola. Questo, il primo pilastro. Poi c’è l’altro: l’accesso a dati. Che per esempio aiuterà il decisore pubblico a conoscere l’insieme dei flussi di traffico e pianificare meglio investimenti in opere pubbliche, misurare le reali emissioni di CO2, valutare la saturazione della capacità infrastrutturale piuttosto che la potenziale usura di una rete o di un’arteria. Ricorderà che, crollato il Morandi, nessuno sapeva dire con precisione quanti mezzi passavano lì sopra ogni giorno, di che tipo, quale fosse la loro origine o destinazione ecc...". Leggi tutta la notizia
Fonte: THE MEDI TELEGRAPH