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05 Lug 2022
Quello che avviene alla Spezia è la metafora dei problemi che si verificano nella catena logistica e portuale internazionale» afferma Alessandro Pitto, eletto nei giorni scorsi presidente di Fedespedi, la federazione delle case di spedizione italiane. Il riferimento è ai problemi non risolti di intasamento ai gate dello scalo ligure. «Alla Spezia - spiega Pitto - c’è congestione in porto, l’Autorità di sistema ha emanato un’ordinanza per risolverla, che poi è stata subito ritirata per l’opposizione di alcune categorie, e allora gli autotrasportatori hanno introdotto una congestion fee di 150 euro a contenitore. In tutto il mondo sta succedendo questo: porti congestionati, navi troppo grandi, il lavoro nei terminal che si inceppa, gli autotrasportatori che rimangono bloccati e il formarsi di extracosti che si scaricano sulla merce. È una catena di problemi, ma alla fine chi paga è la merce, con servizio scadente, noli alti, congestion fee».
Nel suo programma per la presidenza di Fedespedi, lei definisce questi “i sintomi più evidenti” di una “vera e propria rivoluzione”. A che cosa si riferisce? Non si tratta di problemi temporanei che potranno essere risolti?
«Sul lungo periodo, preoccupa l’integrazione verticale dei carrier marittimi. Gli operatori logistici si sentono minacciati. Negli Stati Uniti si è dato risposta a due istanze e speriamo che questo avvenga anche in Unione europea. In primo luogo è stato verificato che, a legislazione vigente, questa situazione è regolare, e infatti nessuno è intervenuto per fermarla. In secondo luogo è stato verificato se la legislazione esistente fosse adeguata agli interessi dei cittadini ed è stata fatta una nuova legge, per dare maggiori strumenti alla Federal maritime commission, l’organismo che vigila sul settore marittimo».
Pensa che lo stesso debba essere fatto in Europa?
«Riteniamo che avere quattro o cinque grandi soggetti logistici a livello internazionale invece delle migliaia che esistono oggi non sia uno scenario auspicabile, non soltanto per le nostre aziende, ma per i consumatori e i cittadini».
Come vi state muovendo?
«Operiamo assieme alle nostre associazioni europea e mondiale, Clecat e Fiata, su diversi piani, legale politico e organizzativo. E stiamo coinvolgendo anche le associazioni di caricatori, che rischiano di pagare un conto salato».
Che ruolo può svolgere il Pnrr a favore delle vostre imprese?
«Rappresenta un’occasione irripetibile per imprimere una decisa svolta alla modernizzazione delle nostre imprese, del sistema dei trasporti nazionale e al Paese nella sua interezza. Oltre agli investimenti per le infrastrutture, il lavoro di Fedespedi e Confetra ha fatto sì che venissero inseriti 250 milioni di euro per la digitalizzazione delle case di spedizione e altri 11 milioni per l’innovazione digitale dei sistemi aeroportuali. Adesso occorre far sì che questi finanziamenti vengano impiegati completamente e in maniera utile a ammodernare l’attività: non per comprare software e stampanti, ma per una reale digitalizzazione». Leggi tutta la notizia
Fonte: LA STAMPA