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30 Giu 2022
MILANO - Per comprendere meglio come l’e-commerce possa essere un valido strumento per la crescita delle PMI italiane, UPS ha condotto un’indagine in collaborazione con Nathan Associates, Confartigianato Imprese, Federvini, Unioncamere e PIN, Polo Universitario Città di Prato dell'Università di Firenze, in cui sono state intervistate 115 PMI italiane[1], tracciando sfide, tendenze e raccomandazioni relative all’e-commerce.
L’Italia si trova alla ventesima posizione nella classifica dell’e-Trade Alliance dei migliori Paesi al mondo per le piccole e medie imprese per l’e-commerce: infatti, il contributo elevato della categoria alle esportazioni del Paese (53% in Italia rispetto alla media UE del 25%) indica il forte potenziale delle PMI. Tuttavia, queste si trovano a colmare dei gap che le ostacola nel cogliere le opportunità del mercato, tra cui la lentezza nell’adottare la digitalizzazione rispetto alla media europea.
Le principali sfide dell’e-commerce
L’e-commerce si conferma una priorità per le PMI che vendono online, principale area di crescita su cui puntare per i prossimi due anni per la maggior parte del campione intervistato. Secondo i dati raccolti dalla survey, il numero di PMI che vendono online è aumentato dall'inizio del Covid-19, passando da circa il 47% nel 2021[2] al 57% nel 2022: di queste, il 63% sono a conduzione femminile mentre il 55% sono guidate da uomini.
La crisi pandemica e le vicende di attualità pongono i piccoli imprenditori davanti a nuovi scenari: le interruzioni della catena di approvvigionamento rappresentano un problema per circa il 46% di loro. Il 55% delle imprese intervistate ha riscontrato una diminuzione del flusso di cassa dovuto alla pandemia e il 53% afferma di avere incontrato difficoltà con la conformità ai requisiti imposti dal Covid-19
Se guardiamo, invece, alle PMI italiane che non vendono online, è diffuso un generale disinteresse per i canali di vendita digitali: infatti il 42% di queste ha risposto di non percepire i vantaggi dell’e-commerce e il 28% di non conoscerli.
“La pandemia ha accelerato il trend degli acquisti online come mai prima, ma molte aziende non hanno ancora colto i vantaggi dell'e-commerce per entrare e crescere in nuovi mercati internazionali. Nell'ultimo anno abbiamo registrato un aumento del 10% delle PMI italiane che vendono attraverso il web, ma c'è un enorme potenziale non ancora valorizzato. Poiché il livello di competitività per le attività di e-commerce è sempre più alto, dobbiamo lavorare insieme ad aziende e istituzioni per offrire le misure in grado di agevolare il più possibile le esportazioni e la presenza online delle PMI. Il supporto arriva dalle nuove tecnologie, ma anche da iniziative come il nostro Women Exporters Program, che sostiene le imprese guidate da donne affinché possano acquisire l’expertise necessaria per avere successo oltre confine”, ha dichiarato Britta Weber, Country Manager di UPS Italia.
Esportare attraverso l’e-commerce
Dall’indagine risulta che circa il 30% delle PMI intervistate – il 52% tra quelle che vendono online – si dedica all’export. Metà delle PMI ha dichiarato che esportare è diventato più facile dall’inizio della pandemia, mentre il 40% ha affermato il contrario.
Le donne si distinguono in quanto più orientate ai mercati internazionali: infatti, il 68% delle PMI a conduzione femminile vende all’estero, mentre per quelle a conduzione maschile il dato si attesta al 39%.
“La pandemia ha impresso un’accelerazione all’utilizzo degli strumenti digitali da parte delle micro e piccole imprese per valorizzare le loro capacità creative ed adattive nei tantissimi campi in cui operano.
Gli artigiani e i piccoli imprenditori sono capaci di coniugare con le tecnologie digitali la tradizione, il saper fare, la creatività, il gusto, il fatto su misura, vale a dire le caratteristiche che da sempre fanno grandi nel mondo i prodotti delle imprese italiane a valore artigiano. In particolare, il commercio elettronico è un potente strumento per incrementare le vendite sia all’estero che nei mercati di vicinato.
La missione del PNRR dedicata alla digitalizzazione rappresenta quindi una grande opportunità per spingere i piccoli imprenditori in un percorso di sviluppo già avviato, favorendo non soltanto l’upgrade tecnologico ma anche la formazione ed il trasferimento delle nuove competenze, a partire da quelle del titolare dell’azienda”, ha commentato Marco Granelli, Presidente di Confartigianato Imprese.
Impatto sull’ambiente tra le priorità
Tra le priorità delle PMI coinvolte nell’indagine spicca l’attenzione alla sostenibilità. Il 20% considera la propria attività “molto” ecologica, mentre il 59%, la ritiene almeno “un po’ ” green. La maggior parte, circa il 52%, ha dichiarato che i propri prodotti e l’imballaggio sono sostenibili, e su questi aspetti prevede di intraprendere altre azioni in futuro per migliorare ulteriormente l’impronta green.
Suggerimenti per le policy a sostegno delle PMI
Tra i principali temi su cui le PMI che esportano richiedono l’intervento del governo, prevalgono l'accesso alle informazioni sui mercati esteri e sul commercio internazionale (40%) e la gestione delle tasse e dei dazi sulle esportazioni (50%). Circa la metà delle PMI esportatrici ha dichiarato che le politiche governative a sostegno delle esportazioni di e-commerce sono utili; tuttavia, si evince che molte potrebbero non essere a conoscenza delle policy e dei programmi governativi disponibili a sostegno delle aziende e delle esportazioni attraverso l’e-commerce.
Per questo è importante che le politiche governative si concentrino nel dare agli strumenti per l'utilizzo dell'e-commerce, per migliorare le competenze e le infrastrutture digitali nonché per rendere più semplice l'accesso a programmi e risorse per sostenere le loro ambizioni. Sapere come poter esportare - regole doganali e non solo - resta una priorità, per cui occorre potenziare il lavoro delle agenzie per l'internazionalizzazione e il loro coordinamento con tutte le associazioni e le camere preposte.
[1]Delle 115 PMI intervistate, il 40% è composto da imprese a conduzione femminile, la maggior parte ha un organico di circa 10 addetti e oltre la metà è in affari da più di 10 anni. Il 35% delle PMI coinvolte ha la sede principale in una piccola città o in un'area a bassa densità di popolazione; il 30% si trova a Roma o in un'altra grande città, mentre il 36% in una di medie dimensioni. La maggioranza delle PMI ha un negozio fisico, soprattutto quelle a conduzione maschile.
[2] Il dato proviene dall’edizione 2021 della ricerca promossa da UPS sulle PMI e l’e-commerce.