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03 Mag 2022

Sequestro da 640 mila euro ad impresa di autotrasporti

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L’amministratore dovrà rispondere di utilizzo di crediti di imposta inesistenti e omesso versamento dell’Iva.

 

La Guardia di Finanza ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo, emesso, su richiesta della Procura di Perugia, dal G.I.P. del Tribunale di Perugia, di denaro, partecipazioni sociali, beni mobili ed immobili, nei confronti di un’impresa operante nel settore dei trasporti di merci su strada, il cui amministratore è, allo stato, indagato per aver utilizzato in compensazione crediti di imposta inesistenti ed aver omesso il pagamento dell’imposta sul valore aggiunto.

 

L’operazione trae origine da un controllo fiscale, avviato nel dicembre dello scorso anno dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, sulla base di un’analisi di rischio, elaborata a livello centrale dal Nucleo Speciale Entrate e finalizzata a contrastare il fenomeno delle indebite compensazioni di debiti fiscali con l’utilizzo improprio del credito di imposta concesso alle imprese che investono in attività di ricerca e sviluppo, ai sensi dell’articolo 3 del decreto legge n. 145/2013.

 

Nel dettaglio, dall’ispezione è emerso che i costi — rilevanti ai fini della determinazione del credito d’imposta — erano stati sostenuti dalla società, nei 2017 e nel 2018, per lo svolgimento di operazioni ordinarie (carico e scarico di merci) e per il pagamento di impiegati amministrativi, commerciali e magazzinieri e non, come previsto dal legislatore, per l’acquisizione di conoscenze o capacità tese all’implementazione di prodotti, processi o servizi innovativi.

 

Il credito, ritenuto inesistente, in quanto privo dei presupposti costitutivi, è stato utilizzato in compensazione nei modelli unificati di pagamento F24 negli anni 2019 e 2020, per un ammontare complessivo di oltre 380 mila euro. Tale condotta – sulla base degli elementi probatori acquisiti – integrerebbe gli estremi del reato previsto dall’articolo 10-quater del decreto legislativo n. 74/2000.

 

Nel corso della verifica, è stato inoltre constatato il mancato versamento dell’IVA, per più di 260 mila euro, in relazione al periodo di imposta 2018. Essendo stata superata la soglia di rilevanza penale del fatto, pari a 250 mila euro, si configurerebbe, in tal caso, il reato
sanzionato dall’articolo 10-ter del citato d.lgs. n. 74/2000.

 

Sulla base delle evidenze investigative e sulla scorta della richiesta formulata dal pubblico ministero, il Gip ha ritenuto sussistenti il fumus dei reati ascritti all’indagato nonché i requisiti per disporre il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, del profitto illecito, corrispondente alla totalità dell’imposta evasa.

 

L’attività si inquadra nel più ampio contesto del contrasto alle frodi e all’evasione fiscale, anche mediante l’aggressione delle ricchezze illecitamente accumulate, che costituisce una delle priorità operative della Guardia di Finanza, a tutela delle entrate del bilancio dello Stato e della legalità economica e finanziaria.

 

Fonte: QUOTIDIANODELL'UMBRIA.IT

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