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20 Apr 2022
Le restrizioni imposte dalle autorità cinesi a 26 milioni di abitanti di Shanghai, a causa di una nuova crescita di casi di Covid, rischiano di provocare un nuovo shock sul commercio mondiale via mare. La megalopoli cinese è infatti il principale snodo planetario delle navi portacontainer ma l’attività del porto sta rischiando la paralisi completa a causa della mancanza di personale (finito il lockdown) e alle norme sanitarie molto stringenti. Il numero di «colossi del mare» in attesa di caricare o scaricare le merci ha sfiorato nei giorni scorsi le 500 unità per poi scendere molto lentamente. Il rischio però sono i contraccolpi su tutte le catene mondiali della fornitura.
Il sito Bloomberg ha calcolato una punta massima di 477 portacontainer ferme fuori dalle banchine di Shanghai e degli altri porti dell’area l’11 aprile scorso; la congestione è poi calata, ma di poco, perché le compagnie di navigazione hanno provato a dirigere i loro mezzi verso altri scali commerciali. Giusto per fare un paragone, in occasione dei lockdown del 2021 la «fila» delle navi bloccate a Shanghai non superò mai quota 200; quindi stavolta le conseguenze potrebbero essere ben più forti sul commercio mondiale se le autorità cinesi non allenteranno le restrizioni ispirate alla politica del «Covid zero».
Le navi ferme trasportano principalmente materie prime (soprattutto metalli e cereali): il rallentamento riguarda le operazioni di carico e scarico, i passaggi burocratici ma anche il trasporto via terra. I permessi per icamion che entrano ed escono nell’area portuale hanno una durata di appena 24 ore ma l’attesa per gli autisti si protrae spesso oltre le 40 ore complicando l’intera catena. Da Shanghai, il più grande porto commerciale del mondo, passano ogni anno oltre 4 milioni di tonnellate di merci all’anno. Leggi tutta la notizia