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08 Feb 2022
MI ero espresso più volte sulla necessità che per il bene del Paese il presidente Mario Draghi restasse alla guida dell’Esecutivo, ponendo però delle precise condizioni sul programma. Mi pare che così sia andata. La riconferma al Colle del presidente Mattarella e’ un rafforzamento della linea della moderazione e della saggezza che non può fare che bene a tutti se non subirà intralci da parte dei partiti.
Questo è il mio pensiero che non significa totale soddisfazione e condivisione di quanto avvenuto e per l’indegno spettacolo che tanti pseudo leaders hanno saputo dare. Non mi scandalizzo per quanto avviene in politica, ne conosco abbastanza i meccanismi, ma debbo dire che mai come questa volta io mi senta in sintonia con la profetica canzone di Giorgio Gaber “Io non mi sento italiano ma per fortuna, o purtroppo, lo sono”). Lo spettacolo è stato desolante. Comunque ora inizieranno i problemi, anche perché mi pare che strascichi ve ne siano già e probabilmente il rischio che si deterioreranno i rapporti tra i partiti è presente.
Questo purtroppo ci riguarda e non certo per tematiche legate ai partiti, delle quali non ci interessa molto, ma purtroppo, come avevo già detto, il rischio è di trovarci in un anno elettorale dove le decisioni saranno prese in funzione di quegli appuntamenti è molto forte.
Intanto sembra che la fase pandemica stia evolvendo verso un rallentamento che dovrebbe sfociare in una fase di aperture. La domanda è però legata a come realmente la società ne uscirà. Le aziende riapriranno le loro attività tranquillamente? Purtroppo le decisioni che sono annunciate sembrano tendere ad iniziative verso un cambiamento epocale. La parola d’ordine è “transizione ecologica” e questo coinvolge molte attività, tra le quali quelle dei trasporti e della logistica. Gli annunci sugli stanziamenti decisi per le opere in che tempi si trasformeranno nell’inizio lavori e conseguente cantierizzazione? Non è un dettaglio. Un conto è l’annuncio un è l’avvio dei lavori. E poi occorre dare certezze. Se fai annunci di aperture e poi il giorno dopo posizioni in zona arancione una regione non metti in tranquillità chi deve investire. Basta!
Domenica ho fatto un’esperienza agghiacciante e significativa nel contempo. Percorrendo l’autostrada del Brennero da Bolzano non ho potuto fare a meno di constatare come le aree di servizio erano stracolme di automezzi pesanti. Per curiosità ho voluto, pur se con difficoltà, entrare nelle aree, ed ho potuto constatare come oltra il 90% degli automezzi fossero esteri. Il trasporto italiano era inesistente. Questo ritengo sia un campanello d’allarme concreto che dovrebbe dare luogo ad una riflessione rispetto alle risultanze che la politica dei trasporti attuata in questo decennio ha determinato.
Possibile che molte imprese fossero estero vestite ma il senso è che ormai la gestione della logistica e le attività di trasporto sia in mani estere. Questo ci porta a ricordare ai nostri uomini di governo che nella fase dura della pandemia il Paese se non si è fermato non deve certo ringraziare gli operatori esteri. Allora sono state le imprese nazionali che hanno in modo impeccabile garantito i rifornimenti agli ospedali ed ai beni di prima necessità. Non i vettori esteri.
Oggi secondo il ministro della transizione ecologica si cerca di ringraziare la categoria con l’incremento delle imposte fiscali, in nome della penalizzazione delle fonti di inquinamento. Assurdo che nessuno abbia avuto il pensiero di considerare che nei paesi della Comunità europea la parte fiscale sul gasolio è differente tra Stati e che le differenze oscillano da valori di poco più di 30 centesimi di euro al litro alle oltre 60 centesimi. Quindi non può essere accettabile intervenire sulla compensazione dell’accisa consentita per le imprese nazionali. Il divario si manterrebbe o peggio ancora incrementerebbe. Forse questo particolare è sfuggito ai nostri uomini di governo o a coloro che rappresentano l’Italia a livello europeo.
Non è certo per sollecitare coinvolgimenti nelle scelte che tempo fa venivano esaltati. Allora si chiamava in un modo preciso: “concertazione”. Ma se non si rafforzerà il confronto tra l’Esecutivo e i corpi intermedi il risultato potrebbe essere molto pesante dal punto di vista sociale. Un aspetto da non trascurare e sul quale il Governo dovrebbe riflettere.
Fonte: CONFTRASPORTO