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25 Ott 2021

In Israele è in corso un grande test di consegne a domicilio con i droni

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Nel 1927 il regista tedesco Fritz Lang nel suo film Metropolis si era immaginato una città futurista con auto volanti che sfrecciavano tra i giganteschi grattacieli Bauhaus della megalopoli cubista, ispirata a una immagine del futuro che, quasi cento anni dopo, non abbiamo ancora visto arrivare. Ma forse non è troppo tardi. Perché nelle città israeliane stanno già volando i primi droni per le consegne di merci pensati per fare prima e al tempo stesso ridurre il traffico di superficie. E in un futuro prossimo l’idea è che un sistema complesso, articolato e “smart” come quello creato dalla Israel National Drone Initiative (Indi), capace di autoregolarsi, possa creare un prototipo che verrà applicato in altri paesi e in altre città. Non è l’unica iniziativa al mondo (a Torino si lavora in campo medicale, ad esempio), ma è certamente tra le più interessanti.

 

Wired ha incontrato virtualmente a Gerusalemme Daniella Partem, a capo dell’Israeli Center for the 4th Industrial Revolution (Wef), dopo aver lavorato per otto anni al ministero dell’economia israeliana come responsabile della pianificazione economica del settore della difesa. È proprio il rapporto tra industria militare e settore civile la base per l’iniziativa del Wef relativa al progetto Indi: progettare il mondo di domani basato su tecnologie sicure, economicamente scalabili, ripensate per il mercato civile.

 

Secondo Partem tra due anni il cielo di Israele sarà pieno di droni usati per scopi pacifici: operati da aziende diverse con diversi usi, con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento incluso quello sonoro e migliorare l’ambiente, in modo sicuro. La sfida più importante da questo punto di vista però sarà costruire una economia capace di sostenere questo tipo di attività, che sarà usata in modo quotidiano: attualmente l’industria dei droni in Israele è prevalentemente militare ma il Paese vuole convertirla in qualcosa di diverso che abbia un “dividendo pacifico”.

 

Il punto di partenza è però quello degli ambiti di utilizzo. A cosa servono concretamente dei droni? Quali settori si possono convertire a questo tipo di consegne? «Pensiamo – dice Partem – che i casi d’uso siano molto ampi, incluso il settore governativo: usi medicali, di sicurezza, di emergenza, ma anche commerciali, per la vita di tutti i giorni. Con il primo webinar nel quale abbiamo iniziato a impostare il percorso ho fatto arrivare sul mio terrazzo a Gerusalemme una tazza di caffè con il drone: è arrivata velocemente, in modo sicuro e soprattutto il caffè era ancora caldo».

 

Regole e test

 

La particolarità però non sta soltanto negli obiettivi dell’iniziativa ma anche nel modo. Si tratta di una iniziativa che parte dal governo e allo stesso tempo dal settore privato. Inoltre, a rendere più complessa da gestire l’evoluzione l’evoluzione del progetto c’è la parte della regolamentazione. Far volare dei droni sulle città e sulle aree densamente abitate richiede qualcosa di più che non un semplice permesso: devono essere coinvolte le autorità per la gestione del volo. E poi deve essere creata una infrastruttura che permetta di far funzionare il tutto. «Sinora – dice Partem – abbiamo pianificato otto dimostrazioni e stiamo per fare la terza. Lo stato finanzia il 50% e le aziende private, per adesso più di 60, il resto. La gestione di tutto è unica, perché è un mix pubblico e privato».

 

Nonostante sia necessario un forte coordinamento soprattutto per la fase di incubazione del progetto, Partem sottolinea che fin da subito il  governo di Gerusalemme ha deciso di lavorare con il settore privato per creare un ambiente competitivo, molto differente da quello realizzato in altri paesi. Questo perché, dice Partem, «abbiamo capito che la concorrenza e al tempo stesso il lavorare assieme è il motore del tutto». Leggi tutta la notizia

 

Fonte: WIRED.IT

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