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09 Lug 2021
Si riporta il testo dell'intervista che il Ministro Enrico Giovannini ha rilasciato a La Stampa, dal titolo: «Autostrade da rifare, giù i pedaggi» di Marco Zatterin.
Nelle previsioni con cui Bruxelles certifica il rimbalzo dell'economia nazionale Enrico Giovannini trova parecchi spunti di riflessione sul cantiere Italia. «L'orientamento è favorevole», riassume, soddisfatto eppure preoccupato per rischi che non mancano, come il ritorno della pandemia che non vorremmo mai, i prezzi delle materie prime alle stelle e le troppe incognite sull'export. Parla di Tav e di investimenti, è il suo portafoglio e la sua esigenza. «I soldi sono già qui», assicura, e gli interventi verranno subito, su bus, trasporti e strade. A proposito. È una estate micidiale per chi corre sulle varie «A» nazionali. «Non è una tempesta estiva, dobbiamo esserne coscienti», ammette il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili. Servono correttivi. Così, ricorda, da lunedì Aspi ha ridotto o azzerato alcuni pedaggi in Liguria per compensare i disagi. «Abbiamo 15 concessioni da rinegoziare - spiega il professore -. Proporremo ai gestori di adottare questa pratica, ovunque si renda necessario».
Partiamo dalla crescita. Impennarsi dopo aver perso il 10% è il minimo o quasi, no?
«Era una possibilità concreta. Ed è un bene che la Commissione Ue abbia rivisto le previsioni, come anticipato ieri anche dal governatore Visco e dal ministro Franco. I dati sul clima di fiducia mostrano una risalita molto forte in seguito alla riapertura, non solo nei settori come le costruzioni che hanno beneficiato di azioni del governo, ma anche nella manifattura e i trasporti. La buona notizia è che la fiducia si sta trasformando in investimenti e occupazione, sebbene la perdita di lavoro rispetto al 2020 sia ancora fortissima».
E sorpreso?
«Il dato aggregato che sintetizzale tendenze macroeconomiche non era inatteso. Già nel maggio 2020 un'indagine Istat sulla capacità di reazione del sistema produttivo rivelava che un 30% di imprese non si era mai fermato, che un altro 30% era in condizioni gravissime, e che il resto era in difficoltà ma non drammatiche. E si vedeva che le imprese più innovative, che investivano e formavano, erano maggiormente resilienti».
Eccola, la "resilienza".
«Capisco che, come parola, possa aver stufato, ma è un concetto importante. Finite le restrizioni della pandemia, il rimbalzo ora si allarga a tutti i settori. Ci sono ancora comparti in mezzo al guado, perché la crisi ha colpito duramente. Ma il sistema delle imprese è ripartito, si è dimostrato più resiliente di quanto molti pensavano».
Speriamo bene. Quali sono i rischi?
«Sono diversi a seconda dei settori. Costruzioni e manifatturiero, per cominciare, se la devono vedere con aumenti dei prezzi delle materie prime e con l'indisponibilità dei materiali. Ci sono poi le incognite della domanda internazionale legate alla minaccia di nuove serrate, come in Australia, per l'andamento della pandemia. Il terzo rischio è che l'eccesso di liquidità ferma sui conti correnti si trasformi troppo lentamente in investimenti e consumi perché le persone restano guardinghe. Per questo bisogna creare le condizioni per sbloccarla».
Il governo che farà?
«Sulle materie prime agiremo, come è stato fatto nel 2009. Interverremo per compensare gli aumenti eccessivi, sotto forma di emendamento al decreto Sostegni o di un decreto a fine mese. E però importante che, per il futuro, le imprese facciano bene le loro valutazioni di medio termine. Questa bolla era inaspettata, ma i piani di rilancio internazionale spingeranno i listini di acciaio e materie rare nel medio termine e le imprese, quando fanno le offerte, ne devono tenere conto».
Quando arrivano i soldi europei del Pnrr?
«I fondi ci sono già. Domani (oggi chi legge, ndr) discuteremo con le Regioni come ripartire i fondi per il rinnovo ecologico degli autobus. Non è il Pnrr in senso stretto, ma sono i 30 miliardi che il governo ha messo nel fondo complementare, già disponibili. Per tutto luglio concorderemo con le Regioni come suddividere 6-7 miliardi destinati al rinnovo delle flotte, al materiale rotabile, alle ferrovie regionali, ai porti». Ma i pagamenti? «Dopo l'accordo si faranno i decreti e poi si procederà ai trasferimenti».
C'è chi dice che non abbiamo avuto nulla dall'Europa.
«Non è così. Intanto l'Italia ha beneficiato per oltre 25 miliardi del programma Sure, per la Cig e altri strumenti di protezione sociale. Il fondo complementare è già spendibile per finalità analoghe a quelle del Pnrr. Ovviamente, i meccanismi finanziari del Next Generation Eu sono più complessi, mai fondi sono in arrivo».
Sono stati affidati appalti per 3 miliardi per il tunnel di base sulla tratta francese. Vanno assegnati quelli per il percorso italiano. «Tra qualche mese», si dice. Vero?
«Mancala progettazione della tratta nazionale. La scelta del governo è stata di proporre un commissario per avviare subito la progettazione della tratta italiana che deve essere ancora finanziata. Così come molti altri lavori che rientrano nel contratto di programma con Ferrovie per il periodo 2022-26. Nei prossimi giorni presenterò l'allegato Infrastrutture al Def, il quale tiene conto del Pnrr e delle opere ritenute strategiche, fissando le esigenze di finanziamento, tra cui la Tav. Va ricordato che il governo ha rifinanziato il fondo di sviluppo e coesione per 15 miliardi. Lavoriamo a una proposta per l'utilizzo di quella disponibilità, che si somma agli 80 miliardi dei fondi europei ordinari del 2021-27».
Quando?
«Al più presto. La nomina del commissario aiuta anche a superare un'impasse della progettazione. Queste opere, al di là del loro valore politico, comportano una serie di complessità. Ci sono ritardi anche sul Brennero, ma nessuno se n'è accorto».
Farete chiarezza entro l'anno sulla Tav?
«Il lavoro del commissario e la progettazione delle Ferrovie della tratta italiana ci aiuteranno a capire cosa fare. Abbiamo proposto il commissario del terzo valico, Calogero Mauceri, che ha lavorato bene anche nel dialogo con il territorio. Ora potrà avviare un dialogo con Rfi. Difficile rispondere sui tempi. Non ha senso parlare di finanziamento se nonc'è la progettazione».
A proposito. Chi viaggia in autostrade, quest'estate, ha un diavolo per capello.
«Che le nostre infrastrutture siano vecchie e bisognose di lavori straordinari per la messa in sicurezza lo so da un rapporto Ocse del 2009. Serve un investimento straordinario di manutenzione, per rendere più sicuri ponti e viadotti, e assicurare condizioni adeguate per i cambiamenti tecnologici. Il tema è strutturale, non è una tempesta estiva. Dobbiamo esserne coscienti».
La consapevolezza non salva dalle code.
«Esatto. Per questo stiamo lavorando con le Regioni in maggiore difficoltà per migliorare la programmazione degli interventi, avere una buona gestione e prevedere compensazioni. Penso alla Liguria e alla A14: abbiamo promosso i tavoli tecnici per programmare meglio i lavori concentrandosi sulla sicurezza, prevedendo anche la sospensione dei lavori nei fine settimana estivi, e a partire da metà luglio. Accanto alla buona gestione, si deve programmare a meato termine attraverso la definizione di piani economico-finanziari adeguati».
E le compensazioni?
«Abbiamo parlato con Aspi e da lunedì scorso sulle tratte liguri i pedaggi sono ridotti per bilanciare i disagi. Ma questo approccio deve valere per tutte le gestioni. Abbiamo 15 concessioni da aggiornare entro l'anno. Proporremo ai gestori di adottare questa pratica, ovunque si renda necessario».
Proprio a La Stampa aveva annunciato l'utilizzo del Pnrr per assumere nella pubblica amministrazione. Ci siamo?
«Entro luglio partirà il bando per oltre 100 posti per il Ministero. Si tratta di collaborare allo sforzo collettivo del Paese per l'attuazione del Pnrr. Saranno ingegneri, economisti, tecnici di varia natura. Questa operazione deve rinnovare l'anima del Ministero, ma non solo. Servirà anche ai provveditori, che spesso sono stazioni appaltanti per gli enti territoriali».
Fonte: MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DELLA MOBILITA' SOSTENIBILE