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19 Mag 2021
Se non proprio una rivoluzione, la pandemia è stata una spinta velocissima verso il futuro per il mondo della logistica. Dieci anni in poco più di dodici mesi: l’e-commerce che esplode, la clientela che si allarga, nuove esigenze. Tnt-FedEx ha risposto cambiando la sua organizzazione alla base, con un accordo per il sito di Padova che Cgil Cisl e Uil hanno definito storico e che nell’ultimo mese ha internalizzato i lavoratori, chiudendo un capitolo storico e sofferto contrassegnato dal ricorso ad appalti. «Ci ha guidato la volontà di offrire un servizio di qualità alla clientela», racconta Stefania Pezzetti, presidente del Cda di FedEx Italia, «e al tempo stesso di avere lavoratori soddisfatti».
Cosa è cambiato per voi in quest’ultimo anno?
«Il Covid ci ha fatto prendere coscienza della centralità del ruolo del corriere espresso. C’è stata una crescita dell’e-commerce e se prima c’era una prevalenza di servizio business to business, in questo anno abbiamo avuto un forte aumento di consegne ai consumatori. Tutte le aziende nostre clienti hanno iniziato a vendere online e ci hanno messo nella condizione di rivedere il nostro modo di operare, migliorando la qualità».
Da qui la scelta di inaugurare a Padova un nuovo corso, con i lavoratori dentro l’azienda.
«Il Veneto è una delle regioni in cui la nostra presenza è prevalente. Serviamo alcune società top. E Padova è strategica. Qui lavorano 400 persone circa, tra parte diretta e indiretta, che salgono a 700 se consideriamo l’area intorno. È strategica per i numeri, per posizione, e per la propensione all’export di tante aziende».
L’internalizzazione dei lavoratori nasce con queste premesse. Ma rientra in un piano che non vi ha risparmiato frizioni, sia nei siti che avete chiuso, sia qui per alcune scelte che non sono piaciute a parte dei sindacati.
«Tutte le riorganizzazioni scontentano e ci aspettavamo frizioni. A Padova le abbiamo gestite, altrove - come a Piacenza dove abbiamo chiuso il sito - si è andati un po’ oltre. Ma siamo un’azienda responsabile e stiamo mettendo in campo misure per dare un supporto alle persone coinvolte».
Perché si è arrivati solo ora all’internalizzazione che pure conviene all’azienda e, a quanto pare, ai lavoratori?
«L’esternalizzazione serviva ad avere una forza lavoro flessibile con cui affrontare i picchi di produzione. Però abbiamo visto che tenere persone di diverse società non creava condizioni per un servizio di qualità e abbiamo ritenuto che fosse il momento di provare qualcosa di innovativo. Tnt l’aveva già fatto a Milano e a Torino nel 2017, dopo una fase di apprendimento si è capito che le persone in azienda possono dare un servizio migliore».
Qualcuno sostiene che per gestire i picchi di lavoro ricorrerete più di prima al lavoro precario. È così?
«No. Prendiamo il caso del Natale: fino a oggi i picchi venivano gestiti con fornitori che a loro volta utilizzavano lavoratori con contratti di breve periodo. Noi useremo gli stessi strumenti, quindi contratti interinali. Saranno gli stessi di prima, ma con qualcosa in più».
Per internalizzare i lavoratori avete preteso che il loro casellario giudiziale sia pulito. Perché?
«Siamo soggetti alla normativa postale. Ci sono regole a cui tutti noi dobbiamo attenerci».
Come sta andando l’operazione?
«Molto bene. La definirei un successo. Sono state assunte 150 persone. Altre 30 hanno scelto una strada diversa e hanno avuto un aiuto economico doppio rispetto alla media del settore. C’è stata una buona collaborazione con le parti sociali».
Ma i Cobas, che hanno una larga rappresentanza dei lavoratori, si sono sentiti tagliati fuori.
«Fedex chiude rapporti formali solo con i firmatari dei contratti collettivi e i Cobas non lo sono. Questo non esclude un dialogo con loro. Per l’azienda la parte fondamentale è dare lavoro di qualità e fare in modo che le persone si sentano parte di una grande organizzazione e abbiano un senso di sicurezza per il futuro.
Padova ha problemi di inquinamento e di traffico. Che strategie avete per alleggerire l’impatto ambientale della vostra attività?
«Padova è stata la prima città in cui come Tnt abbiamo sperimentato le consegne in bici. Come società ci siamo dati l’obiettivo di azzerare le emissioni di Co2 entro il 2040, dieci anni prima degli obiettivi. Facciamo ricerca per l’utilizzo dei robot nelle consegne. In Italia andremo avanti con l’uso di bici e i nostri progetti di city logistic prevedono anche l’elettrificazione dei mezzi e un’attenta analisi sulle tratte di distribuzione per limitare la percorrenza con qualsiasi mezzo, anche per ridurre la congestione dei centri urbani. Inoltre introdurremo punti di raccolta e distribuzione per ridurre ulteriormente i percorsi». —
Fonte: NORDEST ECONOMIA