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27 Apr 2020

Logistica a rischio: moratoria debiti e bonus fiscale

Di_Caterina

 

Marcello De Caterina, direttore generale di Alis.

 

Per un settore che trae dalla movimentazione di merci e persone la sua ragion d’essere il «lockdown» e la limitazione degli spostamenti suonano quasi come un controsenso. «Nel momento in cui è scoppiata la crisi sanitaria dovuta al coronavirus il settore della logistica in Italia aveva un trend di crescita positivo, ma in poche settimane la situazione è cambiata radicalmente», spiega Marcello De Caterina, direttore generale di Alis, l’Associzione logistica dell’intermodalità sostenibile che raggruppa oltre 1.500 aziende attive nel trasporto di persone, e soprattutto di merci su strada, su rotaia e per via marittima. Considerate nel loro complesso le imprese associate ad Alis occupano un totale di 172mila dipendenti, hanno un parco veicolare di oltre 128mila mezzi e garantiscono oltre 140mila collegamenti marittimi annuali. Il fatturato aggregato di questo ganglio vitale del sistema produttivo italiano ammonta ad oltre 26 miliardi di euro.

 

Qual è stato l’impatto della pandemia sul settore della logistica?
«Le aziende che aderiscono ad Alis si occupano prevalentemente del trasporto merci, una attività che costituisce circa il 90% del fatturato aggregato, il resto è dato dal trasporto delle persone, Per questo segmento il giro d’affari si è praticamente azzerato».

 

E nel caso delle merci?
«La riduzione del volume di attività è drammatica. Alcune grandi aziende di autotrasporto lavorano attualmente al 30% della loro capacità e grosso modo la stessa percentuale vale per il trasporto su rotaia. Gli unici beni che vengono movimentati sono le derrate alimentari, i prodotti farmaceutici, i beni di prima necessità».

 

Come stanno reagendo le imprese della logistica e la vostra associazione a questa situazione di emergenza?
«Abbiamo dato vita a dei tavoli di consultazione con il ministero dei Trasporti e con il ministero dell’Economia per elaborare delle precise richieste».

 

Quali?
«In primo luogo è necessario che venga fissato un credito di imposta su base straordinaria che abbia durata almeno per tutto il 2020 per un ammontare pari al 40% dei costi operativi che le imprese sostengono. Mi riferisco ai costi di carburante, ai pedaggi autostradali, ai noli marittimi, alle locazioni operative e al noleggio dei beni strumentali. Questo credito, se utilizzabile per gli adempimenti fiscali di fine anno sarebbe una importante fonde di liquidità per le aziende».

 

E ancora?
«É poi necessario estendere alle grandi aziende, e sono considerate tali quelle con un fatturato superiore ai 10 milioni di euro, il beneficio della moratoria bancaria che permette di dilazionare il rimborso delle quote capitale dei prestiti erogati alle aziende. Questa misura darebbe modo alle imprese di pianificare meglio il business e di estendere la durata dei prestiti»

 

Ci sono altre proposte?
«Sì, visto che il nostro settore fa perno sulla mobilità è necessario che ci siano interventi pubblici di sostegno al comparto dell’automotive, e infine, il quarto punto delle nostre proposte, prevede una totale decontribuzione del costo del lavoro con sospensione per tutto il 2020 del pagamento dei contributi sociali del personale dipendente».

 

É una misura possibile?
«É sicuramente compatibile con i provvedimenti adottati dal governo, poiché le imprese logistiche, anziché ricorrere alla Cassa integrazione accollando integralmente il costo del lavoro allo Stato, grazie a un simile sgravio temporaneo potranno mantenere gli attuali livelli occupazionali, preservando la tenuta delle imprese e il reddito dei lavoratori dipendenti».

 

Ma qual è il costo complessivo di questo pacchetto di misure?
«Molte sono a costo zero. Ad esempio la moratoria bancaria o la creazione di un credito di imposta non hanno un impatto negativo su altri soggetti come lo Stato o le banche perché rappresentano semplicemente un differimento di versamenti dovuti». In generale come valutate le misure fin qui adottate dal governo? «Diamo un giudizio complessivamente positivo ma è assolutamente necessario rendere veloci e certi i tempi della ripartenza in sicurezza. Paesi nostri diretti concorrenti come la Germania o la Spagna, pur essendo entrati in emergenza pandemia in tempi successivi rispetto all’Italia hanno di fatto già riavviato la macchina produttiva».

 

C’è qualche altra misura che vi aspettate dalle autorità di governo?
«É necessario che ci sia maggiore coordinamento nei provvedimenti tra lo Stato e le Regioni perché non possiamo permetterci interventi a macchia di leopardo. Il nostro settore pe definizione opera su piattaforme nazionali o internazionali e non può sottostare a una frammentazione delle decisioni per la ripartenza che richiedono invece una ttenta programmazione».

 

Fonte: CORRIERE DELLA SERA

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