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12 Mar 2020
Non mancano le scorte, ma la distribuzione vive un momento critico. I magazzini per ora sono pieni e vengono riforniti dalle aziende che donano le eccedenze. Ma il Banco Alimentare lancia comunque un appello: «Aiutateci a non abbandonare i poveri». La rete che oggi assiste, attraverso settemilacinquecento strutture caritative, ben un milione e mezzo di poveri, è messa a dura prova dall’eccezionalità della sfida di Covid-19 e dalle attuali straordinarie misure di contenimento della diffusione del virus. L’impresa della carità che rischia di incepparsi a seguito dell’aggravarsi dell’emergenza sanitaria.
«Si deve ovviamente tutti vigilare per l’osservanza scrupolosa delle norme igienico/sanitarie - dichiara Giovanni Bruno, Presidente della Fondazione Banco Alimentare Onlus - innanzitutto per il rispetto e l’attenzione dovuta alle persone, operatori e assistiti. Il bene della salute viene prima ma sappiamo anche che non possiamo dimenticare chi è in difficoltà. La nuova situazione impone ogni giorno la ricerca di un faticoso equilibrio tra il diritto alla salute e quello al cibo». In Lombardia, che dal 21 febbraio è in emergenza, ha sede uno dei ventuno banchi alimentari coordinati dalla Fondazione.
Il presidente regionale Dario Boggio Marzet spiega: «Sin dal primo giorno, la volontà di tutti, volontari e aziende donatrici, di non abbandonare i bisognosi è stata fortissima. La raccolta non si è mai interrotta, a eccezione del recupero del cibo dalle mense, che sono state chiuse. La nostra difficoltà più marcata sta nel fatto che molti volontari sono over 65 e abbiamo dovuto invitarli a rimanere a casa. Per noi e i nostri partner, le strutture caritative, confesso che questo si traduce in una riduzione molto forte».
E c’è un altro punto critico. «La distribuzione – prosegue – perché riforniamo 1.182 realtà caritative e sia per la carenza dei volontari sia per una certa confusione sul tema dei trasporti siamo un po’ in crisi. Per esempio, ancora non è ben chiaro come collegarsi tra grandi città. Ma anche perché dobbiamo fare molte verifiche per la sicurezza. Non nego quindi che avremo spese aggiuntive, necessari anche solo per sostituire gli autisti volontari con personale esterno che va retribuito». A rischio sono le piccole strutture caritative, Non è semplice assicurare il rispetto delle regole, il metro di distanza, l’azzeramento dei contatti. «Quelle più grandi riescono a far fronte all’emergenza. Ogni giorno, solo dai magazzini del nostro Banco che opera con 500 volontari e 19 dipendenti escono centomila pasti equivalenti distribuiti alle strutture caritative, alle mense dei poveri».
A livello nazionale l’opera di Banco Alimentare si basa sul contributo quotidiano di oltre milleottocento volontari, tra questi tanti pensionati, over 65. «Chi aspetta il nostro aiuto - dice ancora il presidente della Fondazione Bruno - non può essere abbandonato. Per questa ragione ci rendiamo disponibili alla collaborazione con le autorità per fare fronte a questo aspetto così peculiare e per nulla secondario della crisi attuale: aiutare gli ultimi, nel rispetto delle condizioni di sicurezza imposte per legge».
Fonte: CORRIERE DELLA SERA