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17 Gen 2020
LA SPEZIA - Tremila mezzi che ogni giorno trasportano containers da e per il porto di Genova, altri 1500 da e per la Spezia e in prospettiva più di un migliaio da e per il nuovo terminal container di Savona Vado. Piaccia o non piaccia è questa la realtà e pensare di poter dirottare in tempi brevi una parte significativa di questi numeri dalla strada alla rotaia significa cavalcare un’utopia. Il problema è quindi un altro: come gestire questo flusso di mezzi nella maniera più efficiente possibile date le infrastrutture esistenti e come supportare l’autotrasporto in un momento particolarmente critico.
A scendere in campo commentando il recente grido di allarme lanciato dalle associazioni dell’autotrasporto circa la congestione del nodo logistico di Genova e i tempi di attesa per il ritiro dei container in porto è Alessandro Laghezza, Presidente di Confetra Liguria. Superando le barriere di contrapposizione e di interesse fra categorie e in particolare fra i rappresentanti della merce, gli spedizionieri e l’autotrasporto, Laghezza ha denunciato i rischi che una sottovalutazione dei problemi, oggi di sopravvivenza, dell’autotrasporto potrebbe porre all’intero sistema logistico e in definitiva economico italiano. "Con una rete infrastrutturale che denuncia invecchiamento, incuria e perdita di affidabilità e la contemporanea concentrazione dei traffici indotta dal gigantismo navale, l’intero sistema logistico e quindi tutte le componenti che ne fanno parte, dagli armatori ai terminal sino alle industrie e alle catene distributive della merce, sono chiamati oggi a un riflessione complessiva e a una presa di coscienza seria".
"Con l’85% dei container sbarcati e imbarcati nei porti italiani che viene trasportato su strada, la logica del “laissez faire” potrebbe – secondo il Presidente di Confetra Liguria – sortire conseguenze disastrose, quando invece è urgente che tutti si facciano carico di questi problemi, tentino di risolverli e intervengano in modo condiviso sull’emergenza. Vale per la congestione di Genova, vale per le autostrade del mare, vale per tutti i disservizi che colpiscono le imprese di autotrasporto, costringendole a pagare un conto danni derivanti dai tempi di attesa, dalla mancata effettuazione di più viaggi nella stessa giornata e dall’impossibilità di recuperare dal mercato i danni e i maggiori costi derivanti dalla crisi infrastrutturale e non solo da quella. È impensabile che i trasportatori possano farsi carico da soli di tutte le inefficienze del sistema; tutte le componenti pubbliche e private devono farsi parte attiva di un percorso che vada dalla gestione dell’attuale fase di emergenza sino alla condivisione di un percorso di crescita e valorizzazione dell’autotrasporto come componente fondamentale del sistema logistico italiano".
“Tutti – conclude Alessandro Laghezza – scommettiamo per il futuro sulla ferrovia e su forme eco-compatibili di trasporto, ma nascondersi dietro a messaggi e proclami utopici non produrrà alcun spostamento di merci dalla strada ai binari, materializzando solo il fantasma di un’economia nazionale in black out a causa della crisi di quelle aziende di trasporto su strada che ne rappresentano il fondamentale apparato circolatorio”.
Fonte: CITTA' DELLA SPEZIA