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18 Nov 2019
In Italia, secondo paese manifatturiero europeo, il trasporto merci presenta un accentuato utilizzo della modalità su strada. L’esame di dati Eurostat evidenzia che la quota di traffico merci trasportato su strada è dell’86,4%, superiore di dieci punti al 76,4% della media Ue.
Relativamente al trasporto internazionale l’esame dei dati di Banca d'Italia evidenzia che il 44% del valore del commercio estero dell’Italia - 47,3% per export e 44,2% per import - è trasportato su strada, a fronte del 30,1% via nave, del 14,9% via ferrovia e del 9,1% via aereo.
Le stime della ripartizione del trasporto internazionale di merci da e per l’Italia tra vettori italiani ed esteri indicano che la quota dei vettori italiani nel trasporto stradale nell'arco dell'ultimo decennio è diminuita di oltre dieci punti percentuali, passando dal 30,7% del 2008 al 20,5% del 2018.
L'erosione della quota di mercato arriva da paesi a basso costo del lavoro; per le imprese di autotrasporto polacche – i maggiori competitor nel traffico merci internazionale - il costo del lavoro di un dipendente è il 25% di quello delle imprese italiane.
A questo gap di competitività si somma quello relativo alla tassazione ambientale. L'analisi dei dati del report ‘Taxing Energy Use 2019’ pubblicato dall’Ocse nelle scorse settimane evidenzia che la tassazione per unità di CO 2 emessa nel settore dei trasporti è la terza più elevata tra i 44 paesi esaminati.
Nel dettaglio, dai dati elaborati dall'Ufficio Studi Confartigianato, emerge che il trasporto su strada in Italia paga tasse per 240 euro per tonnellata CO 2, il 54,3% in più della media dei 18 paesi competitor nel trasporto merci internazionale su strada.
Il differenziale di tassazione con il principale competitor, la Polonia, sale all’81,4%. Il divario di competitività viene ulteriormente ampliato dall'intervento previsto dall'articolo 76 del disegno di legge di bilancio 2020 che esclude dal 1° marzo 2020 dal beneficio fiscale della riduzione dell'accisa sul gasolio per autotrazione oltre 23 mila veicoli euro 3; l’esclusione, a decorrere dal 1° gennaio 2021, si allarga ai veicoli di classe euro 4.
Il taglio è ritenuto ‘irricevibile’ da Confartigianato Trasporti e sul punto l'associazione sta dando battaglia a tutti i livelli, a partire dal tavolo della vertenza con il Ministro dei Trasporti Paola De Micheli, perchè si applica ad una quota molto ampia di imprese di autotrasporto, interessando 4 veicoli su 10 di classe euro 3 e superiori (39,8%).
A tal proposito va ricordato che l’Italia è il paese dell’Eurozona con il più elevato livello delle accise sul gasolio.
L’incremento di tassazione si concretizza in una fase di rallentamento del ciclo economico che si sta riverberando negativamente sulle imprese di autotrasporto.
Nel secondo trimestre del 2019 in Italia il fatturato del trasporto terrestre ristagna (+0,4%) a fronte di un aumento del 3,4% rilevato nella media UE. Pesa sull’attività di trasporto merci la riduzione della produzione manifatturiera che, nei primi nove mesi dell’anno, ha registrato una flessione tendenziale dell’1,0%.
L’incremento dei costi indotto dal provvedimento, se non corretto nel corso dell’esame parlamentare rischia di compromettere il miglioramento dell’efficienza che il settore ha mostrato negli ultimi anni.
Nel 2019 nell’autotrasporto di merci operano 90 mila imprese con 338 mila addetti. Di queste il 54,7% (pari a 49 mila unità) sono imprese artigiane e danno lavoro a 109 mila addetti.
Le imprese di autotrasporto registrano un fatturato di 45,9 miliardi di euro e realizzano un valore aggiunto di 13 miliardi di euro.
Fonte: CONFARTIGIANATO TRASPORTI