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01 Lug 2019
Le infrastrutture al servizio del trasporto sono uno dei motori dello sviluppo economico e sociale. Non solo a livello europeo, dove la priorità è quella di assicurare la continuità del Corridoio Mediterraneo che attraversa l’intero Nord Italia da Ovest ad Est, in caso contrario le merci passeranno al di là delle Alpi con un danno incalcolabile. Non va infatti sottovalutata l’importanza del network viabilistico su scala regionale.
Analizzando i dati esposti nel corso del convegno “Il Trasporto merci su strada in Lombardia”, svoltosi recentemente a Milano”, spiega il presidente della regionale lombarda Antonio Petrogalli, “sul territorio Bresciano, insieme a quello della città metropolitana di Milano, circolano il maggior numero di veicoli commerciali e pesanti. Ecco che nuovi collegamenti come l’Autostrada della Valtrompia sarebbero un toccasana ai colli di bottiglia in corrispondenza dei principali nodi urbani, garantendo una più rapida consegna delle merci e quindi maggiore crescita e competitività”. Ma i vantaggi economici di nuove infrastrutture arrivano anche in maniera indiretta, influenzando le scelte di investimento delle imprese.
“Un’efficiente rete infrastrutturale può costituire un importante elemento di attrazione. Basti vedere cosa sta succedendo nell’area attraversata dalla Brebemi, con l’inaugurazione all’inizio di giugno del nuovo centro logistico Italtrans a Calcio”, prosegue Petrogalli. “La realizzazione delle nuove infrastrutture mancanti è la risposta alle domande del comparto dei trasporti, che vive una trasformazione profonda dovuta all’esigenza di sicurezza negli spostamenti, di sostenibilità ambientale, di miglioramento della qualità della vita, di sostegno alla competitività delle imprese”. Eppure, quando si tratta di investire, l’Italia sembra essere in controtendenza rispetto al resto dei principali Paesi europei.
“Tutti i Governi che si sono succeduti negli ultimi dieci anni sono accomunati da un declassamento delle politiche infrastrutturali. Non da ultimo il tanto atteso Decreto “Sblocca Cantieri”, con ben 640 grandi opere incompiute. Tra le infrastrutture ferme, e ormai indispensabili, il Ponte di Genova, il Terzo Valico, la Tav, la Pedemontana lombarda e veneta, ecc…”, chiosa Petrogalli. “A questo punto occorre chiedersi se il vero problema sia la carenza di risorse pubbliche disponibili, o piuttosto l’incapacità di programmare e gestire in modo efficace i progetti legati alle infrastrutture!”
Fonte: STRADAFACENDO