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15 Mag 2019

Camionisti costretti a truccare i cronotachigrafi: due nisseni condannati

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Presidente e consigliere di amministrazione della Ciam in carcere.

 

CALTANISSETTA - Costringevano i loro autisti usare calamite per truccare i cronotachigrafi dei Tir. Pena il licenziamento. Prendere o lasciare, secondo il teorema della procura. Questo è pure il convincimento del tribunale che ha giudicato suocero e genero, tutti e due di Caltanissetta, colpevoli di estorsione.

 

È l’imputazione più pesante che pendeva sui  vertici di una società di autotrasporti internazionali, accusati di avere costretto i loro camionisti a truccare la strumentazione di bordo.

 

Ieri per loro è arrivata la condanna, con la pena a 8 anni e 4 mesi per il sessantenne Angelo Calì,  presidente della «Ciam» e 7 anni e 6 mesi al genero, il quarantaduenne Calogero Lombardo, componente del consiglio di amministrazione della stessa azienda poi finita in liquidazione. I due (difesi dall’avvocato Rosario Di Proietto) dovranno sborsare anche una multa di 2.500 euro ciascuno. Mentre è stato dichiarato prescritto il reato di lesioni gravissime legato a un incidente stradale avuto da un loro autista che sarebbe stato costretto a guidare per troppe ore.

 

Questo il verdetto emesso ieri dal tribunale di Caltanissetta presieduto da Francesco Giovanni  D’Arrigo (a latere i giudici Simone Petralia ed Salvina Finazzo) che, nel concreto, ha finito per accogliere l’impianto del pm Massimo Trifirò che ha sollecitato 8 anni di carcere ciascuno oltre a 6 mila euro di multa. E, tra le pieghe della requisitoria, ha sostenuto la tesi secondo cui i dipendenti sarebbero stati minacciati dai datori di lavoro  e sarebbero stati costretti a sottostare a quel ricatto perché temevano il licenziamento.

 

Di contro la difesa ha chiesto l’assoluzione perché «il fatto non sussiste» o «non costituisce reato», sconfessando quel teorema legato alle presunte minacce rivolte ai loro camionisti che sarebbero stati obbligati – per l’accusa – a ricorrere allo stratagemma per nascondere le reali ore di viaggio. Perché, sulla carta, risultassero inferiori rispetto a quelle effettive trascorse al volante dei tir. In particolare – per i magistrati – agli autisti sarebbe stato imposto l’uso di una comune calamita – da qui il nome in codice dell’operazione – posizionata a ridosso del cronotachigrafo, strumento che misura velocità, distanza percorsa e ore di guida.

 

Sullo sfondo della vicenda, anche un incidente gravissimo, nel 2008, in cui sarebbe stato coinvolto un loro autista di origini nordafricane, rimasto ferito in Francia per il ribaltamento del mezzo che sarebbe stato causato dalla stanchezza. Questo l’episodio ritenuto ieri prescritto. A quel tempo è stata la prima denuncia presentata contro i due imprenditori. Poi ne sarebbero seguire altre. In particolare altre tre fra luglio 2008 e gennaio 2009.

 

Così la vicenda è finita al centro di una indagine della polizia stradale andata avanti per tre anni o poco meno.

 

In quel periodo sono stati fermati lungo le strade di tutta Italia tanti mezzi appartenenti alla «Ciam» e, in qualche caso, a bordo avrebbero avuto quella calamita per alterare la strumentazione di viaggio.

 

Così, nel giugno di sette anni fa sono scattati i provvedimenti restrittivi per Calì e Lombardo e il sequestro di parecchi Tir di proprietà della stessa società. Poi suocero e genero sono tornati in libertà e i «bisonti della strada» sono stati restituiti. Nel momento in cui sono state eseguite le ordinanza di custodia cautelare,peraltro, un dipendente della stessa ditta sarebbe stato trovato con calamite in tasca.  Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia

 

 

Fonte: RADIOCL1

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