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26 Mar 2019

Una legge per fare ordine nella logistica in rivoluzione

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Matteo Gasparato, presidente di Uir.

 

«Con la Belt and Road Initiative cambierà in maniera radicale l’impostazione della portualità e delle rotte sull’Estremo Oriente, con impatti su tutto il Mediterraneo. Tutti i porti italiani possono trarre vantaggi, compresi quelli dell’Adriatico. In questo contesto l’Italia e il Mezzogiorno possono davvero candidarsi a piattaforma logistica». Matteo Gasparato è il presidente di Uir, l’Unione interporti riuniti, che associa i 23 interporti italiani: motore della logistica del Paese, alle prese con una stagione di cambiamenti.

 

Le Zone economiche speciali potrebbero essere uno strumento utile?

 

«Zes, ma anche Zone logistiche speciali e Zone franche sono insieme ai fattori infrastrutturali e logistici un prezioso contributo al successo del coinvolgimento italiano nella Bri. La loro importanza come strumenti di accelerazione dello sviluppo economico è eccezionale. Per l’Italia, questo è un momento cruciale per il lancio del nuovo modello di sviluppo economico euromediterraneo, con il modello delle Zes nel Sud e la novità delle Zls nel resto del Paese, e svolgere così un ruolo chiave anche nell’interlocuzione Unione europea-Cina, cercando di interpretare un ruolo di mediatore tra il gigante asiatico e Bruxelles. Potrebbe essere un New Deal euromediterraneo targato Italia».

 

Non c’è solo la Cina. Oggi il commercio digitale sta cambiando la logistica.

 

«Nell’era dell’economia digitale e dei nuovi modelli di supply chain la nuova industria ha bisogno senz’altro di una Logistica 4.0. Le tendenze che stanno cambiando il volto delle imprese poggiano su uno scenario tecnologico così innovativo da comprendere nell’espressione “economia digitiale” tutti i fenomeni che impattano sulla nostra società: e-commerce, reverse logistics, Industria 4.0. In particolare, il commercio elettronico sta registrando un vero e proprio boom con effetti dirompenti sull’intera catena logistica, che spaziano dall’organizzazione del trasporto alla progettazione e gestione dei magazzini, fino all’ultimo miglio delle consegne, con particolare riferimento a quelle nelle città. Per esempio, stanno cambiando centri logistici, interporti e magazzini: realtà che si devono adeguare a una tipologia di ordini, di rotazione delle merci e di clientela assai diversa. Tutto nasce dal web e il risultato finale più appariscente è che gli operatori logistici e i gestori delle infrastrutture hanno e avranno bisogno di spazi e servizi diversi rispetto agli operatori tradizionali».

 

Oggi qual è la situazione?

 

«L’intermodalità è una grande chance per il nostro congestionato sistema dei trasporti. Ma nulla sarà possibile se non si riuscirà a realizzare una rete interportuale geograficamente equilibrata e efficiente. Esistono per l’interportualità possibilità di crescita, ma perché questo avvenga è fondamentale operare secondo un’ottica globale di mobilità delle merci. Solo con una legge di riordino dell’intero settore intermodale e della logistica, che privilegi gli interessi comuni rispetto a quelli settoriali, il sistema dei trasporti italiano potrà essere competitivo. Proprio perseguendo quest’obbiettivo di sistema unico hanno operato negli ultimi anni gli interporti, raggiungendo rilevanti risultati in termini di compattezza, coesione e definizione della strategia di crescita.

 

Quali investimenti chiedete al governo?

 

«Pur riconoscendo lo stato di quasi emergenza di autotrasporto, ferrovia e marittimo, penso sarebbe preferibile investire sul settore logistico e dei trasporti nella sua totalità: punterei sulla rimozione dei colli di bottiglia viari e ferroviari, sulle interconnessioni veloci coi porti, sull’innovazione tecnologica per creare servizi ad alto valore come quelli del progetto UirNet; sul completamento del sistema infrastrutturale - specialmente in alcune aree del Centro Italia e in tutto il Mezzogiorno.

 

 

Fonte: LA STAMPA - SHIPPING E LOGISTICA

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