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29 Ott 2018
La riduzione delle emissioni inquinanti è condizione condivisa, ma va praticata, preceduta ed accompagnata da azioni che effettivamente favoriscano l’incentivazione alla sostituzione del parco veicolare più inquinante.
Ad affermarlo è Patrizio Ricci, Presidente nazionale della CNA Fita.
I dati consultabili sul sito dell’ACI (www.opv.aci.it ) e quelli diffusi con l’’annuario dei dati ambientali da parte dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), evidenziano infatti il persistere di un a diffusa anzianità di tutto il parco veicolare circolante immatricolato in Italia e che sollevano molti dubbi sull’efficacia delle azioni sino ad ora utilizzate per promuoverne il ricambio.
In Italia, il parco dei veicoli industriali costituito da Veicoli Commerciali Leggeri (VCL: con massa complessiva a pieno carico – mcpc - pari o inferiore a 3,5 Tonnellate), veicoli pesanti (con mcpc superiore a 3,5 tonnellate), veicoli speciali e specifici nonché Trattori stradali /motrici, è composto da un totale di 4.978.494 veicoli immatricolati e circolanti in Italia alla data del 31 Dicembre 2017.
Oltre il 24% (1.210.542) del totale di questi veicoli, hanno una classe di emissione Euro 1 e Euro 0 con una concentrazione maggiore nelle regioni del sud Italia e nelle isole (il parco veicolare complessivo italiano, comprese le autovetture, gli autobus, ecc., di classe Euro 3 e inferiore, è composto da 24.500.690 veicoli su un totale di 51.011.347: il 48,03%).
Se invece consideriamo soltanto i veicoli industriali con massa complessiva maggiore a 3,5 tonnellate, c.d. veicoli pesanti (722.921 mezzi), emerge che il 43% di essi sono classificati Euro 0 (307.530 mezzi); se poi ad essi sommiamo quelli Euro 1 e 2, la fotografia è che i veicoli appartenenti a queste classi di emissione, rappresentano, ad oggi, il 63% (458.534 mezzi) del parco veicolare circolante appartenente a questa tipologia di mezzi.
In questo quadro, i veicoli pesanti Euro 3 con massa complessiva superiore a 3,5 tonnellate sono 124.091, il 17% del totale mentre, quelli ai quali è possibile riconoscere il beneficio del rimborso delle accise e quindi con massa complessiva superiore a 7,5 tonnellate, sono 92.665 ( il 74,67% del 17%).
Questi numeri dimostrano come, l’aver privato il proprietario di questi mezzi della possibilità di usufruire del rimborso delle accise riconosciuto alle imprese di autotrasporto, non sia servito a stimolarne la sostituzione anzi, ne ha ulteriormente inibito il ricambio perché ha condizionato in negativo il risultato economico dei diretti interessati.
Tra il 2015 ed il 2016, sono stati esclusi dal beneficio del rimborso delle accise, 281.730 veicoli di classe Euro 2 ed inferiore con massa complessiva superiore a 7,5 tonnellate.
Una misura che, più che incentivare l’innovazione del parco veicolare, si è rivelata soltanto punitiva e non ha fatto altro che concentrare maggiori risorse nelle mani di chi già poteva permettersi di sostituire il mezzo.
Più che le restrizioni, ciò che maggiormente favorisce l’acquisto di un veicolo nuovo (con un prezzo di listino anche superiore ai 100 mila euro nel caso dei trattori stradali), sono le condizioni economiche, il reddito conseguito e disponibile delle imprese e delle famiglie, la capacità di rimborso del finanziamento.
Appare allora evidente, prosegue Ricci, che le politiche restrittive che perseguono le finalità di un minore impatto ambientale, se vogliono produrre un effetto conseguente e concreto, devono necessariamente essere precedute ed accompagnate da incentivi ed agevolazioni fiscali che favoriscano la sostituzione del parco veicolare.
Misure premiali che per altro, dovrebbero essere legate alla capacità di spesa: minore è il reddito a disposizione dell’impresa, maggiore dovrebbe essere l’incentivo da riconoscere per agevolare la sostituzione del veicolo.
Difficilmente l’impresa che ha un reddito medio molto modesto o addirittura è in perdita, può affrontare la sostituzione del veicolo: in questi anni di congiuntura l’ammontare medio delle perdite dichiarate dalle imprese di autotrasporto è passato dai circa 36 mila euro/impresa del 2009, ai circa 41 mila attuali.
Altro che “luna di miele” con l’artigianato, il Ministro Toninelli sta dimostrando di prestare molta attenzione ai sacrifici dei lavoratori di questo comparto, che rappresentano l’ossatura del settore, il 70% di tutte le imprese di autotrasporto, delle quali raccoglie le rivendicazioni per promuovere una politica che renda sempre più efficacie e competitivo il sistema del trasporto merci italiano!
Azioni che puntano a ristrutturare l’autotrasporto, come quella di aver incrementato di ulteriori 26,4 milioni di euro (Art. 23, DL n.119 del 23.10.2018) la dotazione finanziaria per il riconoscimento delle deduzioni forfetarie per l’anno 2018 (circa 3,4 euro in più che si dovranno sommare ai 38 già riconosciuti): una misura che interessa la stragrande maggioranza del panorama trasportistico italiano!
Sinceramente le aspettative erano diverse ma l’ulteriore cifra stanziata conferma l’impegno dichiarato dal Ministro.
Piuttosto sarebbe ora che terminasse l’accanimento, tutto interno al settore, verso le imprese di minori dimensioni che, essendo l’ultimo anello della filiera, da sempre si fanno carico delle inefficienze compresa quella di sopportare la concorrenza di chi ha delocalizzato.
Chiediamo pertanto al Ministro Toninelli di non dare ascolto a chi vorrebbe ulteriori tagli sulle accise per i veicoli euro 3 o addirittura Euro 4 perché, come abbiamo dimostrato, non otterrebbe il fine del minor impatto ambientale ma, tendenzialmente, favorirebbe soltanto chi ha già Euro 6 ed Euro 5 e rappresenta soltanto il 13,81% dell’intero parco veicolare pesante italiano (99.869 mezzi su un totale di 722.921 veicoli industriali).
Per promuovere il ricambio del “residuale” 86%, non va effettuato nessun taglio al rimborso delle accise ma, in previsione della prossima legge di Bilancio 2019, vanno confermate tutte le misure all’uopo già previste negli anni passati: specifiche risorse contemplate nel fondo per l’autotrasporto, Legge Sabatini, Superammortamento, la sezione speciale per l’autotrasporto prevista nel Fondo di garanzia.
Inoltre, se non si vuole favorire una ulteriore moria di PMI a tutto vantaggio delle imprese estere o “esterovestite”, prima di arrivare a blocchi della circolazione o altre misure restrittive, vanno individuate le modalità per costituire un vero e proprio fondo destinato a promuovere, tramite idonei importi, la sostituzione del parco circolante più inquinante.
Una precauzione che avrebbero dovuto meglio ponderare anche le quattro regioni del “Bacino Padano”, dove emerge, rispetto al totale dei veicoli industriali circolanti per ogni regione coinvolta, una forte presenza di veicoli industriali Euro 3 ed inferiori così distribuita: Piemonte = 55,13% ( 220.380 su un totale di 399.741 veicoli industriali circolanti in regione) - Lombardia = 48,61% (358.232 su un totale di 736.887 veicoli industriali circolanti in regione) - E. Romagna = 55,27% (230.374 su un totale di 416.825 veicoli industriali circolanti in regione) - Veneto = 54,23% (226.612 su un totale di 417.854 veicoli industriali circolanti in regione).
Una situazione che di sicuro porterà ulteriori criticità per le tantissime imprese del territorio e per quelle provenienti dal resto dell’Italia che dovrebbero avere a bordo una mappa per districarsi nel puzzle delle varie condizioni, deroghe ed ogni altra articolazione dei difformi regolamenti di divieto di circolazione attuati nelle aree interessate delle regioni del “Bacino Padano”.
“Signor Ministro” conclude Ricci, “Tra le cose che servono di più a questo settore, non solo in termini di condizioni per ridurre l’inquinamento ma anche per poterlo rilanciare e renderlo più appetibile alle nuove generazioni, c’è quella di introdurre un meccanismo che gli consenta di acquisire direttamente sul mercato il giusto riconoscimento di un lavoro svolto con tanti sacrifici ed estrema professionalità!“
Fonte: CNA FITA