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22 Mag 2018

''Il punto'' di Paolo Uggè

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A cura del Presidente Conftrasporto Paolo Uggè.

 

Alla vigilia ormai, si spera, del nuovo Esecutivo e soprattutto dalle anticipazioni stampa che non fanno altro che riprendere le dichiarazioni dei diversi personaggi politici, pare ormai assodato che un mutamento della linea fin qui portata avanti sul sistema infrastrutturale del Paese che subirà un cambio di indirizzo.


“Bisogna partire dagli investimenti soprattutto in asset strategici come le infrastrutture” così l’onorevole Di Maio si era espresso nel corso del Suo intervento presso la Confcommercio a Milano. Da quanto leggiamo ci pare di capire che i lavori non solo la Torino Lione ma anche il terzo valico di conseguenza, saranno bloccati o rallentati. Questo non è in linea con quanto solennemente dichiarato.


Voglio subito chiarire che le riflessioni che mi accingo a presentare non sono certo inquinati da posizioni partitiche. Sarei felice di essere smentito con i fatti e non con gli slogan o le assicurazioni generiche.


Innanzitutto occorre una osservazione di carattere generale (l’ autore mi scuserà se utilizzo una parte dei Suoi ragionamenti  contenuti in articolo pubblicato sul quotidiano “Il Foglio”), ma la ritengo fondamentale.


Il costo in Italia della logistica incide per circa il 20% (dal 18 al 20).  Negli altri Paesi dell’Unione l’incidenza è tra il 6 e l’8%. Questo significa che la “bolletta logistica” tenuto conto del  valore della produzione, significa 180 Mld circa, contro i 118 c.a. degli altri partner comunitari. Cosa genera tale differenza in Italia? I costi derivanti  dalla congestione, dai i costi folli per l’uscita e l’accesso dai nostri hub logistici; l’assenza organica e completa del sistema ferroviario; i collegamenti con il nostro sistema insulare; le difficoltà sostenute per l’attraversamento dell’arco alpino; la lunghezza dei tempi necessari per attuare programmi definiti ed in molti casi anche supportati finanziariamente, la mancanza di connessioni etc. Queste indicazioni sono, in modo chiaro, rese evidenti nello studio che Conftrasporto /Confcommercio ha presentato al Forum della logistica tenutosi a Villa d’Este a Cernobbio che aveva come titolo “l’Italia disconnessa”, tanto da essere fatto proprio dal ministro Del Rio che ha lanciato in chiusura della legislatura l’obiettivo di : ”Connettere l’Italia”. La necessità di connessioni deriva  dal modo nuovo di produrre del sistema manifatturiero nel mondo . Non si produce per stock ma per flussi e questo che fa assumere al fattore tempo il ruolo chiave  per la competitività. Da qui, lo comprende anche un bimbo, la necessità di operare con delle reti connesse, e soluzioni logistiche funzionali ( nodi, porti, interporti etc).


Nei giorni scorsi il presidente di Confindustria in una intervista ha sostenuto come il motore dello sviluppo di un’economia sia il sistema manifatturiero. Ma senza una logistica funzionale le merci non raggiungono nei tempi necessari i mercati e restano dove sono. Ancora una volta emerge l’importanza del concetto di filiera e di un sistema infrastrutturale adeguato.


Questo fondamentale assunto è stato fin dal 2004 condiviso ed approvato dal Parlamento europeo nel nuovo quadro delle reti Ten. Ben quattro corridoi riguardavano l’Italia ed uno di questi, espressamente venne fortemente voluto dal commissario Karel Van Miert e successivamente da Loyola de Palacyo, era la Torino- Lione.  L’asse ferroviario Torino-Milano, parte del corridoio  Lisbona- Kiev ed il corridoio 24 dei due mari (Genova-Rotterdam) erano interconnessi in quanto parte di un disegno strategico infrastrutturale che era stato immaginato per  rendere più competitiva l’economia europea. E’ per questo che se si dovesse bloccare, come viene attribuito al leader del Movimento 5 stelle, la Torino-Lione di fatto salterebbe l’intero disegno. Chi prova a nascondersi dietro al dito o non capisce oppure prende in giro gli italiani. Tertium non datur!


La decisione provocherà danni economici al nostro Paese (si ipotizza due miliardi di euro) che si assume la responsabilità di rimettere in discussione quanto  votato non solo dal Parlamento europeo ma anche di quello italiano e, venendo meno ad impegni sottoscritti produce danni agli altri contraenti.  Probabilmente si richiederanno anche nuovi pronunciamenti del Parlamento  e la “furbata” allora diverrà evidente.


Gli italiani saranno anche al centro dei pensieri dei partiti che formeranno il nuovo Esecutivo. Ma il costo in un modo o nell’altro ricadrà sui cittadini.

 

Paolo Uggè

 

 

Fonte: CONFTRASPORTO

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