Cerca Aziende di:
21 Feb 2018
L'associazione degli armatori europei ha sollecitato che venga fatta quanto prima certezza sui rapporti commerciali tra l'Unione Europea e il Regno Unito alla luce della decisione di quest'ultima di uscire dall'UE. «È fondamentale - ha sottolineato questo pomeriggio il segretario generale dell'European Community Shipowners' Associations (ECSA), Martin Dorsman, nel corso di un'audizione presso la Commissione per i Trasporti e il Turismo del Parlamento europeo sull'impatto della Brexit sui trasporti marittimi - che l'UE continui ad essere una regione competitiva per le compagnie di navigazione marittima. Ciò significa parità di condizioni e stretta cooperazione UE-Regno Unito. Riteniamo che l'UE e il Regno Unito debbano diventare modelli quanto alle norme e agli standard internazionali per lo shipping e per il commercio globale in generale».
Evidenziando che il tempo passa velocemente e che le aziende devono essere già poste in grado di prepararsi alle Brexit, l'ECSA ha posto l'accento su tre priorità immediate per gli armatori: traffico marittimo senza ostacoli tra Regno Unito e UE, libera circolazione dei marittimi, personale di terra e passeggeri e mantenimento del libero accesso al mercato interno e al settore offshore.
L'associazione armatoriale europea ha ricordato che attualmente le esportazioni di beni e servizi dell'UE nel Regno Unito hanno un valore di 365 miliardi di euro, il che significa che il 54% delle importazioni totali del Regno Unito, e che le esportazioni britanniche di beni e servizi verso l'UE è di 274 miliardi di euro, pari al 43% delle esportazioni totali del Regno Unito. Inoltre l'aumento del traffico merci dal 1993 è stato enorme ed è salito da un milione di camion nel 1993 a quattro milioni di camion nel 2015. Tra Regno Unito e Irlanda l'aumento è stato da 54.000 camion nel 1993 a 392.000 camion nel 2015.
«Quando alle procedure di frontiera - ha osservato Dorsman - per il momento le navi possono operare liberamente da e per verso il Regno Unito con un minimo di oneri amministrativi. Dopo la Brexit - a meno che l'UE e il Regno Unito non trovino un accordo praticabile - sarà necessaria una dichiarazione di carico assieme ad altre verifiche e controlli legati tra l'altro alle norme fitosanitarie e sul controllo dell'immigrazione. Ciò - ha sottolineato il segretario generale dell'ECSA - significherebbe una pesante congestione nei porti privi di spazio sufficiente per l'enorme numero di camion e rimorchi e le catene di approvvigionamento just-in-time cesseranno di esistere a causa dei problemi di congestione».
«Inoltre - ha aggiunto Dorsman - dobbiamo garantire la libera circolazione dei marittimi e del personale aziendale. Ai marittimi di paesi terzi impiegati su navi dell'UE o del Regno Unito dovrebbe essere garantito un facile accesso al Regno Unito. Troviamo inoltre molto importante che entrambe le parti continuino a riconoscere i certificati dei marittimi a beneficio sia del Regno Unito che dell'UE».
Relativamente alla terza priorità per gli armatori, ovvero che non dovrebbero essere applicate restrizioni all'accesso al mercato interno e al settore offshore, l'ECSA ha ricordato che nel 1849 il Regno Unito abolì tutte le restrizioni relative alla bandiera e, in quanto membro dell'OCSE, è obbligato a tenere aperte i propri scambi commerciali internazionali alla libera concorrenza. «Il mercato interno del Regno Unito - ha sottolineato l'associazione armatoriale europea - è aperto alle navi di qualsiasi bandiera e lo stesso vale per i mercati dell'UE. Questo reciproco accesso al mercato - ha concluso l'ECSA - dovrebbe essere preservato».
Fonte: INFORMARE