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12 Feb 2018
A breve varrà lanciato nel mercato statunitense “Shipping with Amazon” (Swa), un nuovo servizio di consegne della multinazionale guidata da Jeff Bezos. Col risultato di espandere ancora di più la propria diversificazione “industriale” che, dall’originale commercio di libri online, si è allargata sino a comprendere settori come il cloud computing, la produzione di serie televisive, i servizi sanitari e – appena un anno fa – i supermercati bio grazie all’acquisizione per 13.5 miliardi di dollari della catena super trendy Whole Foods.
Da quanto è trapelato, Shipping with Amazon sarà un servizio rivolto inizialmente alle aziende che usano il portale del gruppo per i loro acquisti. Ad occuparsi delle consegne saranno direttamente furgoni, droni e aerei di Amazon, bypassando le tradizionali ditte di logistica, comprese quelle più rinomate e potenti come Ups e FedEx.
Si partirà da Los Angeles per espandere via via il servizio nelle maggiori città Usa già entro quest’anno. Al solito Bezos fa le cose in grande e velocemente, forte della sua irruenza innovativa sostenuta da una potenza finanziaria alle spalle che gli consente di superare qualunque ostacolo.
È facile immaginare che se l’esperimento funzionerà, Bezos non si fermerà lì, ma punterà alle consegne dirette dei suoi pacchi anche al grande pubblico dei consumatori.
La distribuzione fisica è un tassello fondamentale della catena dell’e-commerce. Gestirla direttamente, in totale sincronia con i propri magazzini ed il software che guida gli acquisti, senza più l’intermediazione dei corrieri tradizionali può rappresentare una carta competitiva in più garantendo una maggiore vicinanza alle esigenze del cliente.
È un tema di efficienza ma anche di costi. La consegna di prodotti in poche ore (in particolare quelli food) o il giorno dopo (già ora per i clienti del servizio Prime) per Bezos è un fatto distintivo di competitività che differenzia Amazon dai siti di e-commerce concorrenti. Non a caso Amazon ha già iniziato a costruire una propria rete logistica, se non altro per far fronte a picchi di consegne come quelle del Black Friday o del periodo natalizio che qualche problema hanno dato all’azienda di Seattle.
Ora si va oltre l’emergenza e si punta alla normalità. Con un occhio al portafoglio, ovviamente. Ad Amazon, le spedizioni negli Usa costano oltre 1,5 miliardi di dollari l’anno. Il Wall Street Journal ha calcolato che gestendo in proprio le consegne, l’azienda potrebbe risparmiare un miliardo di dollari con un taglio di 3 dollari a pacco rispetto ai 7,81 dollari oggi riconosciuti mediamente a Ups e FedEx. Che non a caso hanno immediatamente risentito negativamente in Borsa dopo le indiscrezioni sul lancio di SWA.
Non è ancora partita negli Usa, ma la nuova strategia di Amazon nella logistica ha già cominciato a disseminare timori anche in Italia dove il modello logistico di Amazon potrebbe creare sconquassi anche nel settore della logistica, già arretrato di suo anche rispetto al resto d’Europa.
In primis, potrebbe essere messa in discussione, assieme a quella degli altri operatori, proprio l’organizzazione di Poste Italiane che a dicembre di quest’anno ha visto triplicare le consegne di pacchi, trainate anche da un accordo con Amazon.
Se questa collaborazione fosse una specie di cavallo di Troia che consente ad Amazon di rafforzarsi sul mercato italiano salvo poi organizzarsi una propria rete ldi consegne indipendente come sta per fare in Usa lasciando Poste e gli altri corrieri al loro destino?
Un dilemma che si è già posto l’amministratore delegato di Poste Italiane Matteo Del Fante che teme di dover investire per far crescere la propria rete distributiva salvo poi trovarsi spiazzato dalle nuove strategie “fai da te” di Amazon.
Poste ha con Amazon solo un accordo annuale di distribuzione e quindi con vincoli temporali limitati. Appare però improbabile la rinuncia al suo miglior cliente nelle consegne di pacchi. Può comunque trattare. Non è, ad esempio, nelle condizioni di Ups (United States Postal Service, agenzia indipendente del governo Usa) che ha firmato un accordo triennale che, secondo i critici, prevede condizioni assolutamente poco convenienti, con la conseguenza che i tax payer americani finanziano i bassi costi di distribuzione assicurati a Amazon da Ups.
Del Fante ha espresso i suoi timori facendo ricorso all’apologo dello scorpione che punge la rana che lo sta aiutando a guadare il fiume perché “è la mia natura!”. Nella favoletta muoiono entrambi i protagonisti: la rana avvelenata, lo scorpione annegato.
Ma c’è da giurare che stavolta la rana rischia di essere punta quando già ha traghettato il suo passeggero oltre il fiume. Meglio prevedere in anticipo spesse corazze. E non è un problema solo di Del Fante o dei suoi colleghi corrieri.
Fonte: CORRIERE COMUNICAZIONI