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31 Gen 2018

C'è un limite anche per i divieti di circolazione dei mezzi pesanti

DIVIETI_CAMION.

 

Lo afferma una sentenza del tribunale regionale amministrativo del Veneto.

 

“C’è un limite a tutto, anche ai limiti per la circolazione del mezzi pesanti, che molte amministrazioni comunali adottano non sulla base di ragioni precise, ma semplicemente per “liberarsi del problema”, scaricandolo su un Comune limitrofo che poi magari farà la stessa cosa in un assurdo gioco allo scaricabarile che ha come risultato continue deviazioni tra una città o un paese e l’altro, costringendo gli autotrasportatori a compiere veri e propri slalom per non incorrere in una pioggia di sanzioni. Una situazione assurda per chi lavora, ma anche per il traffico e , di conseguenza, l’inquinamento visto che migliaia di camion costretti a cambiare percorso, spessissimo allungandolo, significa più chilometri percorsi, più carburante bruciato, più anidride carbonica immessa nell’aria”. A denunciare l’incredibile realtà fatta di divieti di circolazione ai mezzi pesanti spesso senza alcuna logica apparente è Claudio Fraconti, vicepresidente nazionale di Fai Conftrasporto, che non ha certo scelto a caso il momento per tornare a “denunciare” il caso. 

 

Lo ha fatto all’indomani di una sentenza del tribunale regionale amministrativo del Veneto che di fatto ha messo un limite alla possibilità delle amministrazioni pubbliche di limitare il traffico dei mezzi utilizzati peri il trasporto merci. “Finalmente un po’ di buon senso arriva a limitare il malcostume di molti amministratori comunali, il cui sport preferito sembra davvero quello di riversare i problemi della viabilità sui Comni vicini invece che pensare a come risolverli”, commenta Claudio Freaconti che sulla scrivania ha in bella vista una copia della sentenza “numero 21/2018 con la quale i giudici del Tar del Veneto hanno riconosciuto l’illegittimità di un provvedimento di divieto di circolazione ai mezzi pesanti in quanto viola il principio di leale collaborazione e del diritto di partecipazione degli altri enti interessati dalle ricadute che esso determina”. 

 

Uno stop finalmente a quello che il vice presidente della Fai non esita a definire “un vergognoso scaricabarile sul tema traffico e viabilità al quale siamo ormai costretti ad assistere da anni, che spesso e volentieri non ha alcuna giustificazione tecnica, e che ha addirittura assunto proporzioni enormi per il settore dei trasporti eccezionali che, dopo il tragico crollo del ponte di Annone Brianza nel lecchese, sta attraversando una gravissima crisi causata dal blocco delle autorizzazioni, blocco dovuto a una vergognosa carenza nel monitoraggio delle infrastrutture, a oltre un anno dall incidente. E come se non bastasse”, aggiunge Claudio Fraconti, ” si moltiplicano i soggetti che intervengono a “gamba tesa” sulle nostre attività, come testimonia il caso del divieto di transito ai mezzi che trasportano merci pericolose sul tratto della A4 tra Milano e Sesto San Giovanni, causa lavori che finiranno probabilmente quando molti autotrasportatori saranno ormai in pensione. L’ennesima dimostrazione di come, per togliersi un problema, si sia deciso semplicemente di spostare l’eventuale pericolo, magari sulla Tangenziale Nord, che non ha praticamente corsie d’emergenza, oppure costringendo i tir a percorrere 50 chilometri in più di tangenziale, senza neppure pensare alle conseguenze scaricate, come sempre, sulle spalle dei conducenti, che oltre a tutto hanno precisi limiti di orari di guida da rispettare) ma piùin generale dei cittadini, costretti a respirare aria più inquinata. 

 

Qualche illuminato amministratore ha provato a moltiplicare le decine di chilometri percorsi in più per colpa delle deviazioni, da ogni mezzo , e poi moltiplicare il risultato per migliaia di camion? Quanta anidride carbonica, quante polveri sottili escono da questa folle “operazione”? Per una simile situazione esiste un solo aggettivo:  intollerabile, e occorre mettervi un freno definitivo. Per esempio cancellando un’altra realtà non più accettabile: ovvero che ai tavoli ai quali vengono prese decisioni sulle infrastrutture e sul traffico non vengano fatti sedere gli operatori del settore. A marzo c’è un appuntamento elettorale decisivo per il futuro del Paese: prima del voto il mondo dell’autotrasporto esige di avere risposte altrettanto decisive per il futuro del settore”.

 

 
 
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