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25 Set 2017

Autisti schiavizzati: la Maifredi trasporti finisce in tribunale

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La Procura chiede il rinvio a giudizio. Accuse di estorsione e associazione per delinquere.

 

Camionisti costretti con minacce e ricatti a turni massacranti e viaggi anche di venti ore consecutive, senza riposo e con seri rischi per la loro sicurezza. E poi falsificazioni del numero di ore lavorate e degli strumenti di registrazione, per far sembrare tutto regolare. Per gli autotrasportatori non c’era via di scampo: «Se non vi va bene, andate da un’altra parte», era la risposta più frequente.  

 

Sono le condotte illecite per cui il pm Silvia Baglivo chiede il rinvio a giudizio dei vertici della «Maifredi Autotrasporti», ditta di Castelletto Ticino leader nella catena del freddo a livello nazionale. Almeno una ventina gli autotrasportatori vittime, dipendenti di società ruotanti attorno all’azienda aronese e residenti in zona. 

 

Sotto accusa, per associazione per delinquere finalizzata all’estorsione, sono G. P., 60 anni, di Pombia, ritenuta a capo dell’organizzazione criminale e di fatto proprietaria delle società coinvolte; il figlio M. M., 33 anni, di Castelletto, specializzato nella pulitura dei dischi e nella cancellazione di tutte le tracce relative alle violazioni di legge; e M. G., 59 anni, di Novara, considerato il braccio esecutivo di G.P. e del figlio, tanto da essere nominato amministratore unico della cooperativa Tno utilizzata per reclutare gli autisti, che lui stesso gestiva. 

 

A far partire l’inchiesta, detta in codice operazione «Jukebox», un esposto anonimo fatto da uno degli autisti nel febbraio 2014 al distaccamento della Polstrada di Arona. Gli agenti avevano intuito chi poteva essere l’autore della segnalazione e da lì si era arrivati alla Maifredi. 

 

 

Fonte: LA STAMPA - NOVARA

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