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12 Giu 2017
TARANTO - Dopo la conclusione, giorni fa, dei lavori di ammodernamento del molo polisettoriale - 1500 metri di banchina che saranno agibili a luglio -, per il porto di Taranto arriva il via libera anche per l’Agenzia del lavoro portuale. Il ministero delle Infrastrutture e trasporti ha aderito all’intesa proposta dall’Autorità portuale di sistema del Mar Ionio e quindi si può mettere in campo l’Agenzia. Quest’ultima, prevista dalla legge per il Sud (la numero 18 di febbraio 2017), assorbirà i circa 520 addetti ex Taranto container terminal (la società partecipata da Evergreen messa in liquidazione a giugno 2015) per ricollocarli, nell’arco di 36 mesi, in nuove attività.
Lo strumento dell’Agenzia fu individuato quasi un anno fa per gestire le crisi dei porti - entrambi di transhipment - di Taranto e Gioia Tauro dove, con la fine degli ammortizzatori sociali, un migliaio di unità complessive rischiavano l’occupazione. Dopo vari passaggi e anche una bocciatura alla Camera in commissione Bilancio - l’Agenzia inizialmente doveva entrare nella legge di Stabilità -, lo strumento ha visto la luce solo a fine anno col decreto numero 243, poi divenuto legge a febbraio. Nella conversione, il passaggio relativo al rapporto tra il ministero delle Infrastrutture e trasporti e le Authority interessate, è stato però modificato, nel senso che si è passati dalla formula iniziale «sentito il ministero...» ad una che ha previsto l’acquisizione dell’intesa. «Adesso - spiega Carmelo Sasso, segretario Uil trasporti Taranto - abbiamo tre passaggi: il 13 e il 19 giugno la convocazione del tavolo del partenariato e il 20 giugno la riunione del comitato di gestione dell’Authority per deliberare il tutto. Successivamente ci sarà la costituzione. Nel frattempo - aggiunge Sasso - si apriranno anche le buste relative alle candidature per l’amministratore unico dell’Agenzia», che è stato selezionato, specifica l’Authority, con «una procedura ad evidenza pubblica».
«I 520 ex Tct dal 31 dicembre scorso sono in mobilità, che per i più giovani scade a fine anno mentre per gli altri ci sono sei mesi in più - dice Sasso -. Una volta resa operativa l’Agenzia, i lavoratori usciranno dalla mobilità e verranno assorbiti. In pratica funzionerà così: a fronte di un’offerta di lavoro da parte di un’impresa insediata nel porto, il personale necessario verrà ricollocato e percepirà dall’impresa la retribuzione. Coloro che non saranno ricollocati, rimarranno invece all’Agenzia e continueranno a prendere l’indennità di mancato avviamento, che è una specie di cassa integrazione per i marittimi e portuali. L’indennità sarà anche comprensiva di una quota di formazione professionale, utile al reinserimento al lavoro, che ora - dice Sasso - dovremo concordare con la Regione Puglia».
E Taranto, proprio col porto, potrebbe far parte delle Zone economiche speciali che l’altro ieri il Governo ha deliberato con un nuovo decreto per il Sud. L’esecutivo per ora ha solo individuato la «cornice» nella quale collocare le Zes, la loro finalità e i soggetti coinvolti - Stato, Regioni e Autorità portuali -, «ma è indubbio che questo strumento non può che giovare al rilancio complessivo del porto - osserva il presidente dell’Authority del Mar Ionio, Sergio Prete -. Noi abbiamo sì istituito la Zona franca nel porto, che peraltro sinora non ha dato risultati poichè lo scalo, dopo Evergreen, è ancora privo di un grande operatore, ma la Zona economica speciale ha un potenziale attrattivo significativamente maggiore. Nella Zona franca, infatti, si hanno solo vantaggi doganali, nella Zes, invece, agevolazioni fiscali e contributive. Inoltre l’area non è solo il porto come per la Zona Franca ma comprende un comprensorio più ampio. E’ fatta proprio per attrarre nuovi investitori in un determinato territorio. La Regione Puglia sta lavorando all’ipotesi di una Zes per Taranto ma dovrà necessariamente raccordarsi col Governo. Perchè spetta certo alla Regione indicare la Zes ma il quadro normativo è nazionale».
«Per il porto stiamo posizionando vari tasselli - conclude Sasso -. Si sta lavorando alle infrastrutture, si è messa in pista l’Agenzia del lavoro che permetterà la gestione flessibile del personale e chi arriverà, non sarà obbligato a riassumere tutti e subito, e adesso si profila la possibilità di una Zona economica speciale. A questo punto, ci manca un grosso operatore che riporti il traffico a volumi adeguati e quindi il lavoro. I prossimi mesi saranno decisivi per chiudere il cerchio».